Grazie a te Simone, non sai che piacere mi fa. Pubblicare questo libro mi ha ricordato i motivi per cui, per anni, ho evitato con cura di divulgare il mio lavoro. Scherzi a parte, l'emozione e' forte, e la curiosita' era tanta, ma non si puo' piacere a tutti e quando non conquisti il lettore- ed e' inevitabile che succeda, prima o poi- il senso di colpa e' altrettanto inevitabile.
L'idea di partenza era quella di una riedizione della Tavola Rotonda. Non mi interessava tanto il plot arturiano, sempre che sia possibile parlarne al singolare, vista la moltitudine di canoni che uno puo' prendere a riferimento, ma mi interessava il codice cavalleresco. I valori dei cavalieri sono stati la filigrana della storia. Oltre a questo, volevo una storia di formazione. Da qui la scelta di parlare di ragazzi e visto che dovevano venire da posti diversi, la cosa piu' logica era che si incontrassero in una scuola. La Svizzera, come dici tu e' terra di collegi prestigiosi, ed aveva il vantaggio di essere al centro dell'Europa. Quindi ribadisce l'altra idea che mi stava a cuore: ferma restando l'origine britannica, il ciclo arturiano e' patrimonio della cultura europea.
Da fan di "guerre stellari" non ho mai superato l'infatuazione per Anakin/Drth Vader, mi piaceva l'idea di un cavaliere pieno di macchie e paure a cui fossero costantemente aperte entrambe le possibilita': un destino di oscurita' o uno di luce.Marco si scrive da solo ma e' una brutta bestia, se mi passi l'espressione, cede alle tentazioni del potere e alle scorciatoie, si giustifica e si assolve. A me ha sempre fatto molta tenerezza, ai lettori piu' che altro rabbia. Suscita sentimenti molto violenti, antipatie marcate. Ho letto piu' di una recensione in cui i lettori hanno ammesso il desiderio di prenderlo a schiaffi.
L'idea di un romanzo corale presentava una sua complessita'. La gestione del POV ( Point Of View, ndr) e' stato uno dei punti piu' discussi in fase di editing. Ma come dici tu, mi sembravano tutti necessari alla storia.L'Albion College e' organizzato in modo diverso dalle scuole normali. La ghettizzazione dei borsisti, per esempio, crea situazioni che sono lontane dalla realta'. Ma prendi Erek o Deacon e li metti in un contesto normale, credo che, a parte i poteri, si mimetizzerebbero.
All'inizio, mi ero fissata con Chiaravalle. E credo di aver scritto buona parte del primo libro pensando che l'epilogo della vicenda sarebbe stato in quel monastero. Ma non ero convinta fino in fondo. E ho cominciato a considerare Montecassino, che mi era nota di riflesso a causa dei manoscritti 'cassinesi' in cui mi sono imbattuta all'universita'. Le circostanze storiche del terremoto e della battaglia hanno dato una spinta inimmaginabile alla trama. Tutto si e' incastrato.
Ammeto un certo pudore a parlare di 'successo'. A cinque mesi dall'uscita quello che posso dirti e' che Albion e' piaciuto a chi l'ha letto e che in tantissimi ne hanno parlato bene. Quello che premeva a me e all'editore era la 'diffusione' non solo di Albion ma del marchio LEB, che debutta con questo libro. Uscire con un bel cartaceo, stampato in una delle migliori tipografie d'Italia, revisionato in modo maniacale. Insomma, al di la' del contenuto, che smepre si puo' discutere, un prodotto di editoria responsabile. Di qualita'. Quanto al resto, siamo a meta' della traduzione in inglese del libro. Credo che per novembre sara' disponibile su amazon.com. E vediamo come reagiranno i lettori all'idea, a suo modo sacrilega, di un Artu' 'italiano'.
Hemingway diceva che le storie sono iceberg e i romanzi sono solo la punta. Sette ottavi sono sconosciuti al lettore, ma l'autore non puo' permettersi di ignorarli. Ci sono scrittori che se la cavano con gli appunti, io no. Ho bisogno di scrivere le storie e i background, in forma di racconto. Il 'Diario' e' una di queste storie, l'ho scritto un paio di anni fa, per fissare il personaggio di Darlin/Samira. L'idea di distribuirlo gratuitamente e' stato un modo per condividere coi lettori un altro pezzo del puzzle. Un pezzo dell'iceberg.
E ora mi piacerebbe sapere qualcosa in piu' su di te...
8. Chi e' Bianca Marconero? Che ruolo ha la scrittura nella tua vita? Cosa facevi prima di "entrare" all'Albion College?
Bianca Marconero e' uno pseudonimo ottenuto col nome dei miei figli. Quindi Bianca Marconero non esiste, fuori dalle mura dell'Albion. Io mi chiamo Margherita e, come tutti i laureati in lettere, mi sono trovata a fare moltissime cose diverse nella vita, dall'operatore di ripresa in un'emittente privata, all'organizzatrice di eventi culturali. La scrittura 'tecnica' mi ha dato da vivere negli ultimi cinque anni, perche' ho lavorato come copywriter e curatore editoriale sui magazine per ragazzi di Giochi Preziosi e ho progettato e scritto una serie di libri per la prima infanzia, edita da RTI Mediaset. Mi sono presa un anno sabbatico, per revisionare il secondo libro di Albion e un'altra storia, una commedia sentimentale dal titolo 'Diario di un idiota sentimentale'. Dovrebbe uscire a Dicembre sempre per LEB (Limited Edition Books, ndr).
9. I romanzi come Albion vedono pochi autori nostrani, la maggior parte vengono dal mondo a stelle e strisce, come ci si sente ad essere una delle poche sotto il tricolore? I giovani nel nostro paese leggono cosi' poco?
In italia si legge poco, purtroppo, e i ragazzi corrono dietro ai blockbuster. Sotto al tricolore ci sono tantissimi autori che reggono bene la bandiera del 'fantastico': Francesco Dimitri, Virginia de Winter, Amabile Giusti, tanto per citarne alcuni.
Sei stata la prima scrittrice ad aver aperto questa piccola sezione delle interviste agli autori. Cosa che volevo fare da tempo per migliorare la qualita' del blog e per dare un servizio migliore ai miei lettori. Per questo motivo ti voglio ringraziare infinitamente per la tua disponibilita', gentilezza e celerita' nel rispondere alle mie domande. Spero di poter leggere presto "Albion - Diario di un'assassina", che tra l'altro ho gia' provveduto a scaricare da amazon! Crazy About Fiction ti seguira', considerami un tuo fan! Grazie Bianca, a presto!