Intervista Gastronomica a Monica Bartolini

Da Anginapectoris @anginapectoris

Monica Bartolini, nasce a Roma 43 anni fa, e con lei, ho preso un vero terno al lotto, poiche’ è una grande

Monica Bartolini

appassionata di gastronomia ed anche molto competente, come leggiamo dal sito della sua casa editrice Scrittura & Scritture ma la sua passione per la letteratura risale all’infanzia, quando a notte fonda si arrampicava come un gatto fino all’ultimo piano della libreria paterna per rubare i “libri da grandi” e si incantava a leggere Il giorno dello sciacallo.
Interno 8 (Albatros-Il Filo editore, 2008) è stato il suo primo romanzo edito.
Il racconto Tanti auguri, Maresciallo! viene pubblicato su Giallo Mondadori n.3009. Con il racconto Cumino assassino ha vinto il Gran Giallo Città di Cattolica 2010, nell’ambito della XXXVII edizione del MystFest, pubblicato successivamente sul numero 3019 dei Gialli Mondadori.

Collabora alla diffusione del morbo giallo predisponendo recensioni di libri per i siti Thriller Cafè e Wlibri e andando a leggere i suoi libri gialli preferiti nelle scuole italiane, secondo il progetto Piccoli Maestri, una scuola di lettura per i ragazzi.

Le geometrie dell’animo omicida  del 2013 ed è pubblicato dalla casa editrice, piccola grande realtà letteraria in Napoli,  Scrittura&Scritture
E come sempre per qualsiasi informazione, curiosità ed attività della nostra Monica, vi rimando al suo sito personale Monicabartolini.it

Angie: – Quanto conta una buona alimentazione per il tuo lavoro?
Monica: – Passare tante ore seduta alla scrivania non è facile né per l’apparato cardiocircolatorio né per l’odiata cellulite, quindi molta acqua, frutta e girelle di liquirizia per ingannare il tempo e la fame

Angie: – Nel lavoro che svolgi ti sei mai ispirata/o a qualcosa di gastronomico?

Mystfest

Monica: – Cucinare e scrivere sono due delle mie passioni, quindi si sono intersecate molto spesso. Come testimonianza emblematica, ti riporto la motivazione della giuria di Cattolica quando vinsi nel 2010 con il racconto “Cumino assassino”, incentrato sulla preparazione di una pietanza: “Da un inizio di ritualità edonistica ed erotica si dipana una storia di puro veleno. Una grande ricetta”. E le signore del pubblico che volevano la ricetta del coniglio ripieno!

Angie: – Cosa significa per te mangiar bene
Monica: – Significa appagare la fame di conoscenza e la sete di novità

Angie: – Le tue esperienze lavorative?
Monica: – Iniziai con un lavoro molto creativo in una gioielleria, poi…scartoffie, scartoffie e ancora scartoffie

Angie: – Hai un ristorante o un locale dove preferisci andare a mangiare? Se sì, dove?
Monica: – Non sono abitudinaria, quindi il mio preferito sarà sicuramente il prossimo che scoprirò.

Angie: – Ti piace invitare amici a cena o a pranzo, o sei più spesso invitato??
Monica: – C’è molto di me nel personaggio della moglie del maresciallo Piscopo che somministra amore e dedizione sotto forma di chilocalorie! Invitata? Mai. I più si trincerano dietro la scusa più bieca: “sei così brava che rischierei di fare brutta figura”. Sì, tzè..
.
Angie: – Sei mai stata/o a dieta?
Monica: – Sempre e solo di lunedì. Dal martedì ricomincio ad infischiarmene.

Angie: – Meglio carne o pesce?
Monica: – Ciccia.

Angie: – Se fossi un dolce, quale saresti?

Diplomatico

Monica: – Il diplomatico: geometrico e rigoroso in superficie, ma dall’interno sorprendente.

Angie: – Se fossi un ingrediente?
Monica: – Un peperoncino, piccolo e indiavolato.

Angie: – un frutto
Monica: – Il succoso lampone.

Angie: – Vino, ed in quale ti identifichi caratterialmente??
Monica: – Il mio preferito è il Lambrusco Otello, colore rosso violaceo e profumo pieno e avvolgente.

single malt di Islay

Angie: – Un liquore
Monica: – Mescimi uno qualunque dei nove single malt di Islay e mi fai felice!

Angie: – Il tuo punto debole
Monica: – Essere troppo disponibile con tutti.

Angie: – Nel tuo frigo che cosa non manca mai, e nella dispensa?
Monica: – Il prosciutto crudo è onnipresente, come pure la pasta.

Angie: – L’aspetto che più ti attira del fare da mangiare e se c’è un piatto che ti piace cucinare di più in assoluto?
Monica: – Mi piace l’intera “scenografia”, dalla cura per l’apparecchiatura, alla forma dei calici, alla presentazione dei piatti. Tutto concorre a creare l’atmosfera che predispone a

Tabbouleh con gamberi

gustare il cibo. Il piatto che più mi piace cucinare è il tabouleh con i gamberi, perché è il piatto preferito di mia figlia.

Angie: – E quello che ti piace mangiare?
Monica: – Sushi, perché è l’unico che non so preparare e quindi, appena riesco ad agguantarlo, lo gusto con autentica devozione.
Angie: – Come ti definiresti a tavola?
Monica: – Attenta ai particolari.

Angie: – La colazione ideale e quella che invece normalmente fai
Monica: – Tè, fette biscottate e marmellata.

Angie: – Di cosa sei più goloso? e cosa proprio non ti piace?
Monica: – Frutta a gogò. Seppie ripiene, bleah!

Angie: – Che ne pensi dei prodotti surgelati, che dimezzano il tempo in cucina?
Monica: – Vanno benissimo se sono cucinati da me e surgelati. Ebbene sì, sono masochista!

Angie: – La cucina e’ fatta anche di profumi, essenze, odori, ne hai uno preferito ed uno che non ti piace proprio?

rosmarino

Monica: – Il rosmarino è inebriante, mentre il pesce alla piastra è disgustoso.

Angie: – Limone o aceto?
Monica: – Aceto balsamico, riduzione di aceto balsamico, glassa di aceto balsamico.

Angie: – Non puoi vivere senza…
Monica: – Frutta.

Angie: – un tuo menù ideale?
Monica: – Fritto vegetale con salsa zatziki, ravioli di zucca, filetto in crosta di pistacchi con contorno di verdure grigliate, crostata con marmellata di pompelmo rosa. Il tutto annaffiato – nell’ordine – con Prosecco, Lambrusco e moscato passito di Pantelleria.

Angie: – Dici parolacce?
Monica: – Jamais dans la vie!

Angie: – La parola che dici piu’ spesso?
Monica: - “Perché”. Se non capisco come funziona un oggetto, la testa delle persone, la vita in genere, non mi rassegno e cerco tra le pieghe nascoste delle istruzioni, dell’anima o tra le stelle.

Mangiare finger food a letto, imboccandosi vicendevolmente

Angie: – Esiste un legame tra cucina e sensualità? Che cosa secondo te conta di più nel sedurre una donna? Una buona cena, o anche il saper cucinare?
Monica: – Appartengono entrambe alla categoria “piaceri della vita”, o sbaglio? Sulla questione “seduzione”, invece, bisogna lavorare sui fondamentali: senza una solida base di galanteria e rispetto non si va né a cena né al cine!

Angie: – Una “fantasia erotico gastronomica”?
Monica: – Mangiare finger food a letto, imboccandosi vicendevolmente.

Angie: – Hai mai conquistato qualcuno cucinando??
Monica: – Non proprio, ma – a detta sua – sapevo fare dei panini imbattibili.

Angie: – Hai mai utilizzato l’ambiente cucina per (scrivere) e lavorare?
Monica: – Mai, perché per scrivere prediligo la mia camera e il silenzio della notte, mentre per cucinare amo la luce e la musica di sottofondo.

Angie: – La verve letteraria, lo stimolo per incominciare a raccontare, avviene a pancia piena o a digiuno?
Monica: – L’idea può nascere anche in un contesto di convivialità, ma la fase creativa in senso stretto ha bisogno di dedizione assoluta, quasi monacale. Ergo, digiuno.

Angie: – Preferisci di più il dolce o il salato quando sei preso dal tuo lavoro?

Monica Bartolini

Monica: – Salato

Angie: – Hai qualche episodio legato al cibo da raccontare? O una cosa carina e particolare che ti è successa?
Monica: – La volta in cui mi sono tremati i polsi nell’impiattare perché tra i miei commensali c’era uno chef. Ho conquistato il suo rispetto con dei lumaconi ripieni di baccalà, gratinati al forno.

Angie: – Vai spesso a pranzo/cena fuori, se si’ che tipo di locale prediligi?
Monica: – Non spessissimo ma adoro i locali etnici, perché mi piace essere sempre in viaggio almeno con la fantasia

Angie: – Che fai dopo cena?
Monica: – Torno a casa a leggere un buon libro.

Angie: – L’ultimo libro che hai letto?

Come cerchi nell’acqua William McIllvanney

Monica: – “Come cerchi nell’acqua” di William McIllvanney.

Angie: – Il pezzo musicale che mette in moto i succhi gastrici…
Monica: – Un pezzo languido mi fa venire il languorino.

Angie: – Hobby?
Monica: – Tutto ciò che si può creare con le mani, dal cake design al ricamo.

Angie: – Se fossi un personaggio mitologico chi saresti?

drago

Monica: – Un possente drago sputafuoco.

Angie: – Qual è il sogno più grande?
Monica: – Essere libera dalla schiavitù delle convenzioni. Un’utopia, più che un sogno.

Angie: – Cosa ti dicono più spesso?
Monica: – Che mi invidiano l’energia e la passione che metto in tutte le cose che faccio.

Angie: – Ti fidanzeresti con una cuoco/a?
Monica: – Decisamente no. Avrebbe troppo poco tempo per godersi la vita.

Angie: – Un piatto della tua infanzia
Monica: – Minestra di riso e indivia di mia nonna Pierina.

Angie: – C’è un piatto che non hai mai provato e che vorresti assaggiare?

squalo  essiccato

Monica: – Lo squalo fermentato: sono appena tornata dall’Islanda senza riuscire ad assaggiarlo.

Angie: – Oggi si parla di federalismo. Secondo te, esiste anche in cucina?
Monica: – W il Regionalismo culinario, a salvaguardia delle nostre tradizioni locali!

Angie: – Quale piatto eleggeresti come simbolo dei 150 anni dell’Unità d’Italia?

Gnocchi alla sorrentina

Monica: – Gli gnocchi alla sorrentina, con la guarnizione di basilico a dare il tocco di verde alla bandiera.

Angie: – Dopo la cucina italiana, c’e’ ne qualcuna internazionale che preferisci? Se si’, quale?
Monica: – Quando viaggio assaggio esclusivamente la cucina locale, perché sono fermamente convinta che il modo di mangiare sia parte integrante della cultura di un popolo, ma la nostra cucina rimane im-bat-ti-bi-le.

Angie: – A quali altri progetti ti stai dedicando in questo periodo?
Monica: – Mi cogli nel bel mezzo del marasma per l’inizio del lancio del mio nuovo romanzo – che già di per sé sarebbe sufficiente a mandare knock out una madre che lavora e che scrive per passione e nei ritagli di tempo – ma, tra Piscopo, racconti gialli storici da perfezionare, l’attività con i Piccoli Maestri, potrei affermare che ho sempre le mani in pasta

Angie: – Come definiresti il tuo carattere, da un punto di vista prettamente gastronomico?
Monica: – Monica: – Un ottimo carattere, direi, visto che sono onnivora!

Angie: – A che piatto paragoneresti Letta, Berlusconi, Renzi, Vendola, Grillo?
Monica: – Per i minimalisti e salutisti Vergine (Letta e Vendola) propongo una Pappa col pomodoro e un Sautè di cozze, in rispetto alle radici di ognuno. La Bilancia esteta e raffinata (Berlusconi) immagino sceglierebbe delle Capesante gratinate. Al focoso Leone (Grillo) servirei delle fumanti Penne all’arrabbiata, piatto piccante ed economico. Una Rosticciana marinata per il concreto Capricorno (Renzi), piatto un filino più innovativo della classicissima rosticciana grigliata.

Angie: – La cucina ti ha mai tradito?
Monica: – La cucina mai, il forno spesso!

Angie: – Se tu dovessi abbinare una pietanza a ogni personaggio del tuo romanzo, quali sceglieresti?

…Nunzio si abbina il sartù di riso, ricco di ingredienti semplici, genuini ma fortemente strutturato nella forma

Monica: – La famiglia Piscopo è napoletana, trapiantata in Sicilia, dunque: a Nunzio si abbina il sartù di riso, ricco di ingredienti semplici, genuini ma fortemente strutturato nella forma. La moglie Pina è la personificazione della lasagna, potente antidepressivo e collante familiare. La figlia Assunta è un cous cous di pesce: alternativo, ricercato, all’avanguardia. Il figlio Francesco, una frittura mista di paranza: non si trova quasi mai e quando riesci a mangiartela ti rimane bella pensante.

Angie: – Quale personaggio del tuo libro potrebbe essere “la mela proibita”?
Giacomo Delli Carri è un aitante avvocato dagli occhi verdi, lo scapolo d’oro della città. Beata la sua fidanzata Federica! (O forse no…)

Angie: – Prova a descrivere il tuo romanzo – o parti di esso – con metafore culinarie, tipo “nutrimento dell’anima”.
Monica: – L’investigazione su un omicidio per gli inquirenti è come ‘nu puparuolo ‘mbuttunato: pesante da digerire e che si ripropone per giorni!

Angie: – Se tu dovessi scegliere uno scaffale di supermercato (o altro negozio simile), dove immagineresti collocato il tuo libro? E perché?
Monica: – I libri andrebbero stipati tra le bacche di goji e il farro biologico, perché sono antiossidanti naturali per il cervello.

Angie: – Stai pensando alla trama da mettere su carta, sei preso dal vortice dell’ispirazione: dove ti percepisci? (es. in un agrumeto, in un campo di pomodori, in una distesa di mais, in un vigneto ecc.)

Costa scozzese

Monica: – Non ho dubbi: in cima ad una scogliera scozzese, con il vento che mi scompiglia i capelli.

Angie: – “Panem et circenses”. Sostituisci ai giochi da circo i libri. Cosa ti evoca a livello sensitivo e immaginifico?
Monica: – Visualizzo la fune tesa sulla testa della platea e lo scrittore che avanza lentamente cercando di rimanervi in equilibrio.

Angie: – quale attore sceglieresti per ricoprire il ruolo del protagonista del tuo libro? E di qualcuno dei “secondari”?

Monica: – Ho sempre immaginato Vincenzo Salemme nel ruolo di Piscopo e Bianca Guaccero in quello della figlia Tina. Per gli altri personaggi mi fido della produzione, ma ho in mente già qualche

Bianca Guaccero

modifica da sottoporre al responsabile del casting. (Ok, adesso svegliatemi che devo andare al lavoro!)

Angie: – Il sapore delle tue parole?
Monica: – Quelle che pronuncio sono spesso dolci, mentre quelle che scrivo più aspre.

Angie: – Tre aggettivi per definirti come scrittore/ice:
Monica: – Tecnica, originale, ironica.

Angie: – Tre aggettivi per definirti come uomo/donna:
Monica: – Affettuosa, instancabile, imprevedibile.
Angie: – Cosa c’è di te nel protagonista del tuo romanzo?
Monica: – Piscopo rappresenta la parte di me che “prende la vita a verso”.

Angie: – Il colore della tua scrittura?

Viola. La stabilità del blu unita all’energia del rosso

Monica: – Viola. La stabilità del blu unita all’energia del rosso.

Angie: – La colonna sonora del tuo ultimo libro?
Monica: – “L’amore conta” di Ligabue (Conosci un altro modo per fregar la morte?)

Angie: – Il prossimo libro che scriverai?
Monica: – Un romanzo giallo ambientato nella Roma di fine Ottocento, come omaggio alle mie radici e alla mia famiglia.

Angie: – Il libro della tua vita?
Monica: – Uno qualsiasi dei libri di Michael Connelly: adoro il suo stile!

Angie: – Il libro che avresti voluto scrivere?
Monica: - “I Promessi Sposi” (maledetti loro!). Alle medie la professoressa ci imponeva

I promessi sposi

l’analisi logica e grammatica del testo, ma devo ammettere che senza quel tirocinio devastante forse non avrei avuto le basi per poter scrivere.

Angie: – Il libro che non avresti mai voluto leggere?
Monica: – Ogni libro ha diritto di essere letto, se poi non piace, è un altro paio di maniche. “La solitudine dei numeri primi” è quello che non è piaciuto a me.

Angie: – Qui nel nostro paese c’e’ un bel gran “fermento letterario” a Napoli forse piu’ che nelle altre città secondo te ci industriamo, o siamo bravi? Chi tra gli autori campani preferisci e reputi più bravo, ed a quale piatto lo paragoneresti?
Monica: – Apprezzo molto Diana Lama e adoro i personaggi dei suoi racconti che paragonerei ai supplì, pericolosi da ingerire per via del cuore bollente di mozzarella ma impareggiabile amalgama di ingredienti il cui collante è l’uovo-anima.

Angie: – Le donne sono piu’ brave degli uomini ad affontare il tuo stesso genere letterario?
Monica: – Il Maestro Camilleri sostiene che le scrittrici non siano capaci di descrivere i delitti. Ribatto con sfrontatezza che noi però siamo più abili a guardare oltre le apparenze e siamo maestre nello smascherare gli inganni.

Angie: – Se dovessi riassumere la tua filosofia di vita?
Monica: - Per aspera ad astra, diretta conseguenza di Faber est suae quisque fortunae, perché chi si-fa-da-sé per arrivare alla cima fa tre volte più fatica!

Angie: – in conclusione, una tua ricetta per i miei lettori
Monica: – Voglio regalare ai tuoi lettori la mia ricetta del “Pollo spezzato agli aromi”, salutare e risparmiosa.
Per un pranzo informale in famiglia o tra amici (4-6 persone) prendete un pollo intero, fatelo fare a pezzi dal vostro macellaio e dal giorno prima dell’evento, ponetelo in una grande ciotola in frigorifero, completamente immerso nel vino bianco, aromatizzato con sale grosso, pepe in grani, alloro, rosmarino, spicchi d’aglio, chiodi di garofano, bacche di ginepro.
Giratelo di tanto in tanto per assicurarvi che tutti i pezzi di carne siano imbevuti per bene.
Il giorno successivo, un’ora prima dell’arrivo degli invitati, togliete la ciotola dal frigorifero, sgocciolate i pezzi di pollo e passateli nel pan grattato, disponendoli poi su una placca foderata di carta forno, aggiungendo un filo d’olio.

Pollo agli aromi

Mezz’ora a 220 gradi e il gioco è fatto!
Gli ospiti saranno accolti da un profumino invidiabile e a voi non resterà che disporre i pezzi di pollo sul piatto di portata e guarnire con rosmarino e alloro fresco. Potete accompagnarlo sia con un’insalata condita all’aceto balsamico o con patate al forno. Avvertenza: tenete sempre di scorta in frigo un pezzo di feta, nell’eventualità che qualche commensale sia vegetariano e non ne siate informati. Vi tornerà comunque utile per l’insalatona del lunedì, giorno deputato alla dieta!

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