Intervista gastronomica ad Enrico Ianniello

Da Anginapectoris @anginapectoris

Enrico Ianniello

Enrico Ianniello nasce a Caserta nel 1970, sullo schermo da vita al popolare al vice questore aggiunto Vincenzo Nappi nella fiction “A un passo dal cielo” a fianco di Terence Hill e, prodotta da Luca Bernabei per RAI 1.
Ma Enrico è poliedrico, e non si limita solo alla recitazione, è infatti uscito di recente, pubblicato con la Rizzoli, la sua opera prima “La vita prodigiosa di Isidoro Sifflottin” , che il 24 marzo presenterà anche qui a Sorrento alla Libreria Tasso, in compagnia di Francesco Pinto.

La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin

Per seguire Enrico nelle sue attività ed appuntamenti, c’e’ il profilo FB e per maggiori informazioni sulla sua carriera artistica vi consiglio la pagina wikipedia.

Angie: – Quanto conta una buona alimentazione per il tuo lavoro?
Enrico: – Moltissimo, ma il mio lavoro è fatto di spostamenti, tramezzini, panini e cene a tarda notte, un guaio.

Angie: – Nel lavoro che svolgi ti sei mai ispirata/o a qualcosa di gastronomico?
Enrico: – Beh, l’inizio di Sabato Domenica e Lunedì era tutto incentrato sulla preparazione del ragù…! Comunque il riferimento gastronomico è costante per capire se in uno spettacolo manca un elemento o un altro. Lo stesso vale per i libri. Mi sembra un parallelo chiaro e immediato.

Angie: – Cosa significa per te mangiar bene
Enrico: – Mangiare con calma e poco e  tante cose diverse.

Angie: – Le tue esperienze lavorative?
Enrico: – Curriculum, intendi? È lungo adesso…
(basta inserire il suo nome nell’incriminato Google ed Enrico, non avrà più segreti

Angie: – Hai un ristorante o un locale dove preferisci andare a mangiare? Se sì, dove?
Enrico: – A Barcellona (città in cui vivo) una tappa obbligata per le Tapas si chiama Ciutat Comtal, d’estate sempre una paella a Sant Pol. A Napoli mi piacciono tutte le trattorie tipiche, ma quando posso vado sempre alla Campagnola (Tribunali) o da Ettore a Monte di Dio

Angie: – Ti piace invitare amici a cena o a pranzo, o sei più spesso invitato??
Enrico: – Mi piace invitare, ma con la vita che faccio è complicato!

Angie: – Sei mai stata/o a dieta?
Enrico: – No.

Angie: – Meglio carne o pesce?
Enrico: – Pesce.

Angie: – Se fossi un dolce, quale saresti?

choux

Enrico: – Lo sciù.

Angie: – Se fossi un ingrediente?
Enrico: – Il peperoncino.

Angie: – un frutto
Enrico: – ‘O purtuvallo, in un’insalata con la mente.

Angie: – Vino, ed in quale ti identifichi caratterialmente??
Enrico: – Non sono un gran bevitore, non saprei rispondere all’altezza della domanda!

Angie: – Un liquore
Enrico: – Il porto. Deridetemi, se volete.

Angie: – Il tuo punto debole
Enrico: – La laringe.

Angie: – Nel tuo frigo che cosa non manca mai, e nella dispensa?
Enrico: – Nel frigo non manca mai qualcosa di scaduto. In dispensa le “buatte” e la pasta.

Angie: – L’aspetto che più ti attira del fare da mangiare e se c’è un piatto che ti piace cucinare di più in assoluto?
Enrico: – Mi attira il tempo della preparazione con birretta e musica. Mi piace molto preparare fare le paste “ammiscate”: pasta e patate, pasta e piselli, pasta e lenticchie, etc…

Angie: – E quello che ti piace mangiare?

Tagliatelle al ragù

Enrico: – Tagliatelle al ragù.

Angie: – Come ti definiresti a tavola?
Enrico: – Di buona compagnia. Un po’ veloce.

Angie: – La colazione ideale e quella che invece normalmente fai
Enrico: – Coincidono: caffè, (ultimamente orzo), panino salato e spremuta (molta)

Angie: – Di cosa sei più goloso? e cosa proprio non ti piace?
Enrico: – Sono goloso di pasta. Non mi piacciono le acciughe e i capperi.

Angie: – Che ne pensi dei prodotti surgelati, che dimezzano il tempo in cucina?
Enrico: – Quando si ha fretta, che glie voi di’?

Angie: – La cucina e’ fatta anche di profumi, essenze, odori, ne hai uno preferito ed uno che non ti piace proprio?
Enrico: – Mi piace l’odore dell’olio a crudo sui piatto caldi. Quello che non mi piace, adesso, non saprei dirtelo.

Angie: – Il condimento della tua insalata: limone, aceto o…?
Enrico: – Tradizione domestica: olio, limone, sale e mischiata con le mani. Magari con una mela.

Angie: – Non puoi vivere senza…

Enrico Ianniello

Enrico: – No! Spero di essere capace di adattarmi sempre; ma se proprio devo andare in viaggio all’equatore in una tribù sperduta, magari mi porto un pacco di vermicelli.

Angie: – un tuo menù ideale?
Enrico: – Insalata di polipo.
Spaghetti scampi e limone al peperoncino
Frittura mista
Insalata fresca
Sorbetto al limone
E un bicchierino di porto

Angie: – Dici parolacce?
Enrico: – Ma tu a chi vulisse rompere o cazzo cu’ ‘sti domande?

Angie: – La parola che dici piu’ spesso?
Enrico: – Buono!

Angie: – Esiste un legame tra cucina e sensualità? Che cosa secondo te conta di più nel sedurre una donna? Una buona cena, o anche il saper cucinare?
Enrico: – Certo che esiste un legame! I momenti di maggior calore li ho passati ai fornelli! Ahahah! Certo invitarla a cena fuori é un conto (da pagare, intendo),ma a casa… Va bene rispondo seriamente: cucinare per la donna che ami è molto bello, e vedere il suo piatto vuoto una grande soddisfazione, prologo d’altre prelibatezze…

Angie: – Una “fantasia erotico gastronomica”?
Enrico: – Non so, mi vengono solo battute di terz’ordine…

Angie: – Hai mai conquistato qualcuno cucinando??
Enrico: – La mia cagnolina! Ma penso che pure mio figlio e la mia compagna si innamorano a quell’ora.

Angie: – Hai mai utilizzato l’ambiente cucina per (scrivere) e lavorare?
Enrico: – Non ultimamente, ma mi piace moltissimo.

Angie: – La verve letteraria, lo stimolo per incominciare a raccontare, avviene a pancia piena o a digiuno?
Enrico: – A pancia piena! Sennò non riuscirei a concentrarmi. Un bar, un panino, un caffè, e il computer, perfetto.

Angie: – Preferisci di più il dolce o il salato quando sei preso dal tuo lavoro?
Enrico: – Salato.

Angie: – Hai qualche episodio legato al cibo da raccontare? O una cosa carina e particolare che ti è successa?
Enrico: – Una volta mia madre preparó una pasta e patate in omaggio al mio produttore, che la mangió, fredda e con dei cucchiai d’emergenza, insieme a Mario Scarpetta, fuori dal teatro in cui provavamo “le false confidenze” di Toni Servillo.

Angie: – Vai spesso a pranzo/cena fuori, se si’ che tipo di locale prediligi?
Enrico: – Familiare, semplice, domestico.

Angie: – Che fai dopo cena?
Enrico: – A dormire.

Angie: – L’ultimo libro che hai letto?

Stella distante

Enrico: – Stella distante di Bolaño

Angie: – Il pezzo musicale che mette in moto i succhi gastrici…
Enrico: – Tutti. Dalla 5 di Beethoven a Nino d’Angelo.

Angie: – Hobby?
Enrico: – No, sono sempre legati al mio lavoro.

Angie: – Se fossi un personaggio mitologico chi saresti?
Enrico: – Ercole! Ahahaha!

Angie: – Qual è il sogno più grande?
Enrico: – Continuare a fare la vita che faccio.

Angie: – Cosa ti dicono più spesso?
Enrico: – Che sono simpatico

Angie: – Ti fidanzeresti con una cuoco/a?
Enrico: – Subito! Come diceva Totò: cuoco, che bella parola!

Angie: – Un piatto della tua infanzia
Enrico: – Le polpette al sugo.

Angie: – C’è un piatto che non hai mai provato e che vorresti assaggiare?
Enrico: – Sono curioso dei cibi arabi e della cucina sudamericana. Cibi poveri, fantasiosi e saporiti. Non mi attirano i cibi costosi o difficili. Ma una serata a El Bulli, il ristorante di Ferran Adrià, me la farei volentieri.

Angie: – Oggi si parla di federalismo. Secondo te, esiste anche in cucina?
Enrico: – No! Per l’amor di Dio! L’Italia è fatta di gente del Nord che fa piatti del sud a modo suo, e viceversa, e meno male!! Un sano colloquio culinario non mi dispiace.

Angie: – Quale piatto eleggeresti come simbolo dei 150 anni dell’Unità d’Italia?

Pasta

Enrico: – La pasta! Si fa dappertutto, siamo proprio noi italiani.

Angie: – Dopo la cucina italiana, c’e’ ne qualcuna internazionale che preferisci? Se si’, quale?
Enrico: – Quella giapponese. E quella Etiope.

Angie: – A quali altri progetti ti stai dedicando in questo periodo?
Enrico: – Agli inizi di maggio faremo un’operazione “crossover” fra teatro, cinema e televisione, producendo (con la Rai di Napoli, Rai Fiction e Teatri Uniti) un film teatro da Giocatori, il mio ultimo spettacolo.

Angie: – Come definiresti il tuo carattere, da un punto di vista prettamente gastronomico?
Enrico: – Tradizionalista e curioso.

Angie: – La cucina ti ha mai tradito?
Enrico: – Ahah mai finora.

Angie: – Se tu dovessi abbinare una pietanza a ogni personaggio del tuo romanzo, quali sceglieresti?
Enrico: – La madre di Isidoro è la più fantastica pastaia di tutta l’Irpinia, Quirino fa colazione con pomodoro cuore di bue e salsiccia. Isidoro si sazia d’aria, ma è una zeppolella fritta piena di zucchero.

Angie: – Quale personaggio del tuo libro potrebbe essere “la mela proibita”?
Enrico: – Renata, l’infermiera volontaria venuta dal Nord per il terremoto.

Angie: – Prova a descrivere il tuo romanzo – o parti di esso – con metafore culinarie, tipo “nutrimento dell’anima”.
Enrico: – Il mio romanzo è pieno di metafore culinarie, quando Isidoro deve sviluppare il “fischiabolario” (il vocabolario fatto di fischi) si ispira alla macchina per fare la pasta di Stella. Vorrei che il mio romanzo fosse croccante come una sfogliatella riccia, caldo come una zuppa di fagioli e scatole, e amaro come il caffè.

Angie: – Se tu dovessi scegliere uno scaffale di supermercato (o altro negozio simile), dove immagineresti collocato il tuo libro? E perché?

Pomodoro

Enrico: – Tra i pomodori. Perché è tutto giallo!

Angie: – Stai pensando alla trama da mettere su carta, sei preso dal vortice dell’ispirazione: dove ti percepisci? (es. in un agrumeto, in un campo di pomodori, in una distesa di mais, in un vigneto ecc.)
Enrico: – No, devo stare in nessun luogo per essere in tutti. Quindi casa, concentrazione o bar incasinato tutto intorno.

Angie: – “Panem et circenses”. Sostituisci ai giochi da circo i libri. Cosa ti evoca a livello sensitivo e immaginifico?
Enrico: – Mah, questa cosa veniva detta per tenere buono il popolo, e sostituirla con i libri è un controsenso. Un popolo che legge non è un popolo indottrinabile facilmente.

Angie: – quale attore sceglieresti per ricoprire il ruolo del protagonista del tuo libro? E di qualcuno dei “secondari”?
Enrico: – Per il bambino non saprei, ma per Quirino mi piacerebbe che ci fosse Gigio Morra. E per l’etnologo francese “Renó”, chiamerei Ferdinando Taviani, storico del teatro. E per Enzo Cecóf lo scrittore Pino Montesano.

Angie: – Il sapore delle tue parole?
Enrico: – Tristelíce, come dice Quirino.

Angie: – Tre aggettivi per definirti come scrittore/ice:
Enrico: – Esordiente, ambizioso, speranzoso

Angie: – Tre aggettivi per definirti come uomo/donna:
Enrico: – Bello, intelligente, ironico. Ahaha!

Angie: – Cosa c’è di te nel protagonista del tuo romanzo?
Enrico: – Non molto, se non che da ragazzo ero capace anche io di imitare un merlo indiano che c’era a Caserta.

Angie: – Il colore della tua scrittura?
Enrico: – Direi giallo brillante e rosso ciliegia

Angie: – Il prossimo libro che scriverai?
Enrico: – Ah boh! A saperlo…

Angie: – Il libro della tua vita?
Enrico: – Tanti. Ultimamente mi piace molto Bolaño, per anni ho amato Celine.

Angie: – Il libro che avresti voluto scrivere?
Enrico: – Morte a Credito.

Angie: – Il libro che non avresti mai voluto leggere?
Enrico: – No, quelli li abbandono a metà.

Angie: – Qui nel nostro paese c’e’ un bel gran “fermento letterario” a Napoli forse piu’ che nelle altre città secondo te ci industriamo, o siamo bravi? Chi tra gli autori campani preferisci e reputi più bravo, ed a quale piatto lo paragoneresti?

Giuseppe Montesano

Enrico: – Trovo bravissimo Giuseppe Montesano, e lo paragonerei a un pranzo completo, pieno di elementi della tradizione riletti e illuminati da una grande cultura, senza piegarsi mai a una descrizione piatta e oleografica della realtá che lo circonda.

Angie: – Le donne secondo te, sono piu’ brave degli uomini a scrivere? e ad affontare il tuo stesso genere letterario?
Enrico: – No, non lo so. Più Brave le donne o gli uomini, bah, non credo sia una questione di sesso.

Angie: – Se dovessi riassumere la tua filosofia di vita?
Enrico: – Star bene e far star bene.

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