Il dott. Amendola non è un dirigente qualunque è il direttore della Gazzetta Ufficiale Italiana.
Il senso del dovere pervade il suo stile di vita, così come la precisione e la puntualità, insomma solo un uomo integerrimo come lui può essere adatto a ricoprire il ruolo di
Gazetta ufficiale
Direttore della Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, quell’atto pubblico mediante il quale viene garantita l’ufficialità dei testi delle leggi. Ogni legge, prima di essere pubblicata e resa conoscibile a tutti, passa sotto il suo controllo maniacale. Ma Ciro, è un raro e forse unico esemplare di svizzero napoletano, costante e metodico, utilizza una tecnica alquanto singolare nell’assegnazione dei numeri alle leggi: difatti da buon partenopeo li assegna consultando la Smorfia.
Alfonso Celotto, classe 1966 nasce a Castellammare di Stabia, ma da anni risiede a Roma, dove insegna Diritto costituzionale e Diritto pubblico comparato ed è a capo dell’Ufficio legislativo del ministero dello Sviluppo economico, così il professor Celotto ci presenta un personaggio divertente, ironico, di quelli simpatici inconsapevolmente, spontaneo, a tratti anche un po fantozziano, un uomo solitario, tifosissimo del Napoli: guarda le partite avendo come interlocutore, il celebre
Antonio Juliano
calciatore azzurro Antonio Juliano, alias «Totonno», più di 400 partite tra il 1962 e il 1978, campione d’Europa con la Nazionale nel 1968 e giocò gli ultimi 16 minuti della celebre finale Italia – Brasile a Mexico 1970. Peccato però che a fargli compagnia è, in realtà, una semplice fotografia del grande campione.
Per ulteriori informazioni sul romanzo e sullo scrittore vi rimando alle pagine del sito Mondadori, e vi invito nella lettura di questa straordinaria intervista, con cui abbiamo scherzato io ed Alfonso Celotto, rilasciatami nientepopodimeno che dal dr Ciro Amendola, in persona
Il dott. Ciro Amendola riteneva che il cibo non fosse solo uno strumento, ma anche un fine.
La sua vita precisa, metodica e ordinata aveva pochi svaghi, tra cui mangiare e bere bene.
Non abbiamo foto del dr Amendola, ma potrebbe somigliare molto al “maestro Casella” di Felice Casorati
Il dott. Amendola viveva solo e amava mangiare da solo. Eppure non si arrangiava, ma si cucinava con cura, ovviamente quasi maniacale.
Normalmente il dott. Amendola non ci concedeva a interviste. Schivo per natura, preferiva non perdere tempo e far parlare il suo legale rappresentante, che altri non sarebbe che Alfonso Celotto.
Tuttavia, l’idea di parlare di gastronomia ha allettato il dott. Amendola al punto di concedersi. Personalmente. Pur continuando a parlare di sè in terza persona e al passato. Aveva letto troppo Giulio Cesare…
Angie: – Quanto conta una buona alimentazione per il tuo lavoro?
- Mens sana in corpore sano. Mangiare bene aiuta il lavoro. Tiene forti
Mens sana in corpore sano
e riempie delle giuste energie.
Il dott. Amendola riteneva di mangiare per vivere e per apprezzare il gusto
Angie: – Nel lavoro che svolgi ti sei mai ispirata/o a qualcosa di gastronomico?
Nella stampa della Gazzetta Ufficiale c’è ben poco di mangiabile. Ma il dott. Amendola stava sempre attento a porre molta attenzione ai provvedimenti normativi che assegnano attestazioni di qualità a cibi e vini (DOC, DOGC, DOP, IGP, etc…). Per il gusto di pubblicarli e pensare di provarli. Gastronomicamente
Angie: – Hai un ristorante o un locale dove preferisce andare a mangiare? Se sì, dove?
Il Dott. Amendola preferiva la tranquillità di casa. Amava scegliere direttamente ingredienti e cibi, controllare tutto, non dover aspettare. E poi.. il dott. Amendola aborriva fare inutili conversazioni. Di circostanza.
(Certo che il dott. Amendola era davvero un tipo particolare)
Il Dott. Ciro Amendola direttore della Gazzetta Ufficiale
Angie: – Ti piace invitare amici a cena o a pranzo, o sei più spesso invitato??
Il dott. Amendola era un po’ infastidito dal tono colloquiale dell’intervista. Dall’uso diretto del “tu”. Il dott. Amendola preferiva un formale “lei” o, tra meridionali, il “voi”.
Rispose con durezza, ribadendo che per quanto possibile declinava ogni invito, salvo che per forma non fosse obbligato da qualche superiore. A casa non invitava mai nessuno, Certo, in altri tempi, quanto Mirella… ma erano altri tempi. Passati
Angie: – Sei mai stata/o a dieta?
Il dott. Amendola diffidava delle diete e di chi sta a dieta. Persone che non si sanno controllare e cercano di imporsi un regime. Il dott. Amendola sapeva bene che avrebbe potuto perdere qualche chilo, ma era “tutto sotto controllo”
Angie: – Meglio carne o pesce?
Il dott. Amendola riteneva più facile cucinare la carne, anche perché a Roma non aveva trovato un fornitore di pesce che lo soddisfacesse a pieno
(il dott. Amendola era un tipo esigente. Assai)
Angie: – Se fossi un dolce, quale saresti?
Al dott. Amendola seccavano questi paragoni tipici della stampa leggera. Ma rispose
crostata
ancora. Ritenendo che si vedeva in una crostata, un dolce semplice. Che lascia subito capire di cosa è fatto e quello che ti può dare.
Angie: – Il tuo punto debole
L’intervista iniziava ad andare troppo sul personale. Al dott. Amendola non piaceva dire di sè. Era il momento di sganciarsi. E basta.
A questo punto, per garbo nei modi, subentra il legale rappresentante del dott. Amendola, Alfonso Celotto. Accettando senza problemi il “tu” e il tono colloquiale.
Sceglie di farsi ripetere tutte le domande. Per essere ordinato.
Angie: – Quanto conta una buona alimentazione per il tuo lavoro?
Alfonso Celotto: – Una buona alimentazione è una base di vita, non solo di lavoro. Mangiare male, troppo, disordinatamente non aiuta a vivere, prima ancora che a lavorare.
Ma… qualche sgarro ogni tanto è necessario. Altrimenti non vale la pena vivere, no ?
Comunque sono attento a mangiare bene e sano di base, anche perché mi piace fare sport. Nuoto e soprattutto corsa
Angie: – Nel lavoro che svolgi ti sei mai ispirata/o a qualcosa di gastronomico?
Alfonso Celotto: - Lavorare con il diritto, da professore, da avvocato, da consigliere, è veramente assai lontano dal cibo. Qualcosa di buono da mangiare può diventare un miraggio, un sogno, nelle interminabili riunioni pomeridiane…
Angie: – Hai un ristorante o un locale dove preferisci andare a mangiare? Se sì, dove?
Alfonso Celotto: - Sono curioso per natura. Mi piacciono tutti i tipi di ristoranti. Consulto le guide, per andare nelle trattoriole fuori mano o negli stellati
Alfonso mentre corre
Angie: – Ti piace invitare amici a cena o a pranzo, o sei più spesso invitato??
Alfonso Celotto: – Mi piace cucinare. Mi piacerebbe avere più tempo per organizzare per preparare, ma la vita è fatta di scelte. Invitare e cucinare bene richiede tempo e testa. Prima o poi…
Angie: – Sei mai stata/o a dieta?
Alfonso Celotto: – Ho iniziato a correre, ormai quindici anni fa, proprio per dimagrire. Non ho mai seguito diete, ma ogni tanto, specie la sera, cerco di saltare la cena o di limitarmi a una mela. Per compensare e pulirsi un po’. Quindi, possiamo sicuramente dire che sto attento, che ci penso.
Ma per fortuna non sono metodico e maniacale come il Dott. Amendola. Me ne sono staccato, rinchiudendolo in un libro!
Angie: – Meglio carne o pesce?
Alfonso Celotto: – Domanda difficile. Mangio tutto. Un bel filetto o un vassoio di crudi di mare mi attirano allo stesso modo. Forse preferisco i primi piatti, in fondo, in ragione delle origini
Filetto
napoletane.
Angie: – Se fossi un dolce, quale saresti?
Alfonso Celotto: – Un dolce semplice e lineare. Una crostata di marmellata (in fondo somiglio un po’ al dott. Amendola…, anche se abbiamo una differenza grande. Il Dott. Amendola mangia lo spaghetto a vongole in bianco, a me qualche pomodorino non
parmigiana
dispiace…)
Angie: – Il tuo punto debole
Alfonso Celotto: – La pizza. Quando sarò condannato a morte chiederò una bella pizza napoletana. Anzi due. Essendo l’ultima cena, chiederò anche un vassoio di anacardi, una porzione robusta di parmigiana di melanzane e … crostata e gelato di limone. Per una volta potrei non pensare alle calorie, no?