Intervista Impossibile: donne medico

Creato il 29 agosto 2013 da Francescarossi
Questo articolo è un piccolo esperimento del blog Divine Ribelli. Con ogni probabilità dovrà essere rivisto, modificato, ci saranno diversi tentativi, come è prassi per tutti gli esperimenti, ma parte dalla voglia di tentare di spiegare la Storia in modo diverso. Le interviste “impossibili” con personaggi non più presenti tra noi hanno un percorso di tutto rispetto alle spalle e prevedono un buon grado di immedesimazione con le personalità intervistate. Inoltre, data la natura “impossibile” dell’intervista, la lingua usata per convenzione sarà sempre l’italiano, eccezion fatta per la citazione di titoli o passaggi di opere che avranno, comunque, la traduzione tra parentesi. Per questa prima volta si parte con tre donne con una diversa concezione della Medicina e del ruolo femminile in questa scienza. La prima è Trotula De Ruggiero, vissuta nell’XI secolo, la seconda un personaggio letterario, cioè Fiamma, la protagonista de “Il Cerusico” racconto di Alexia Bianchini.L’ultima, invece, è Mary Putnam Jacobi, americana, che lottò tutta la vita per l’affermazione delle donne in campo medico. Tre figure non scelte a caso, ognuna rappresenta, infatti, un’epoca diversa e, quindi, un modo differente di pensare la vita e la Medicina. 
Ora lasciamo che le nebbie della Storia si diradino e incontriamo Trotula De Ruggiero. Trotula ha lo sguardo acceso di passione in un corpo fiero, che si muove con la tranquillità di chi sa sempre ciò che deve fare e non conosce rassegnazione. Nasce a Salerno da una famiglia nobile, intraprende gli studi di Medicina e, per tutta la vita, opera nella più prestigiosa istituzione medica del Medioevo, la Scuola Medica Salernitana. Sposa Giovanni Plateario, altro insigne dottore e i loro due figli proseguono con successo il cammino intrapreso dai genitori. 
La vostra opera più famosa e prestigiosa, "De Passionibus Mulierum ante et in post Partum" (Sulle Malattie delle Donne prima e dopo il Parto), viene considerata, ancora oggi, “l’atto di nascita” della Ginecologia e dell’Ostetricia, talmente innovativa nei contenuti da scatenare un dibattito appassionato sulla sua attribuzione e nel quale studiosi illustri si sono spinti perfino a negare la vostra esistenza. Parlateci di questo trattato. In cosa consiste il De Passionibus? 
In verità scrissi molto, negli anni che mi fu concesso vivere. Trattati legati alla femminilità, ai momenti cruciali nella vita delle donne, come il parto per esempio. Grazie ai miei studi, ho potuto constatare che l’uomo e la donna sono esseri complementari, benché naturalmente differenti. L’essenza maschile, infatti, è calda e asciutta, quella femminile fredda e umida. Ciò reca in sé vantaggi e svantaggi. Per la donna, proprio a causa della sua debolezza fisica e la mancanza di calore in grado di dissolvere gli umori nocivi, è molto importante non sottovalutare la regolarità del mestruo e l’equilibrio fisico e morale che anche da esso dipende. Le malattie degli organi riproduttivi potrebbero essere la conseguenza di un bilanciamento imperfetto tra corpo e mente, ma non dobbiamo dimenticare che la sterilità può dipendere sia dall’uomo che dalla donna. Qualunque altra teoria in merito non può che essere errata. Nella mia opera spiego tutto questo, soffermandomi anche sui metodi per evitare le gravidanze e dando ampio spazio a consigli per la cura del neonato e della madre. Quest’ultima, infatti, non deve mai tralasciare le attenzioni verso il corpo, dalla pelle ai capelli, dalla dentatura alle mani. La femminilità e la maternità sono, in questo modo, valorizzate. Guai a svilirle! Ne andrebbe dell’equilibrio a cui accennavo prima. Per quanto concerne l’attribuzione della mia opera, nel mio tempo non era inusuale che le donne si occupassero di malattie e rimedi, parti e cosmesi, raggiungendo elevati livelli di sapere. Non solo l’inclinazione alla cura è nella loro natura, ma non c’è nulla che le donne non possano fare con una adeguata preparazione e tanta tenacia. Devono solo imparare a conoscere il loro corpo. Esso darà le risposte. 
Trotula fu una donna davvero determinata, ma il prossimo personaggio, Fiamma, non è da meno. Uscita dalle pagine della sua storia, di cui già vi ho parlato, guarda Trotula allontanarsi verso il passato con ammirazione e un po’ di perplessità. Tutto normale, dal momento che le due sono figlie di tempi diversi, ma forse è il caso che mi avvicini per capire un po’ meglio a cosa sta pensando. Spero tenga buona la sua natura di lupo per un po’ ma, se dovessi tardare un po’, chiamate aiuto per favore. 
Fiamma, a te darò del tu, perché mi sembra di conoscerti da sempre. Mi accade spesso con
i personaggi letterari che amo. So che ci incontreremo di nuovo quando la tua “mamma letteraria” Alexia Bianchini, tornerà a farti rivivere in una nuova storia ma, per ora, spiegami la tua perplessità riguardo le parole di Trotula. Tu sei un cerusico in un’epoca di caccia alle streghe, un momento storico difficile per le donne e non solo. Spiegaci meglio, tu che lo hai vissuto. 
Per quella medichessa sembra tutto semplice! Ma non è così nel mio mondo. Sono costretta a fingermi uomo per esercitare la professione che mi venne insegnata da mio padre, anch’egli cerusico. Non posso fidarmi di nessuno e non solo per la mia natura metà umana e metà bestiale. Intorno a me vedo cieca ignoranza, superstizione, uomini a cui è stato inculcato che la donna è un essere inferiore, demoniaco persino! Capace di ammaliare ma, in fondo, abietto e reietto. Gli uomini ci hanno tolto il sapere che custodivamo gelosamente nelle menti e nei corpi e nessuno mai, nell’epoca in cui vivo, accetterebbe di farsi curare da una donna. Prima le mie sorelle raccoglievano erbe alla luce della Luna per usarle come rimedi, ma non uno che osasse criticarle. Ora si ritiene che incontrino il maligno e raccolgano ingredienti per pozioni contro uomini, animali e raccolti. Quante altre donne dovranno morire in nome della superstizione? Perché si teme il nostro corpo, che pure al mondo persino chi ci manda al rogo? E’ così impura la donna da meritare torture e morte? Per questo sono perplessa. Il nostro sapere, radicato al corpo femminile, sembra non servire più a nulla e la tenacia, contraria alla sottomissione, ci porta dritte davanti all’inquisitore. Non ci resta che studiare di nascosto, indossare maschere per esercitare un mestiere che ci appartiene quasi fin dall’inizio dell’umanità. Ci hanno derubate della nostra essenza. Mi domando se finirà tutto questo.
Non posso dire a Fiamma che la sua epoca finirà e spariranno anche i tribunali dell’inquisizione. Non posso rivelarle che, purtroppo, esisteranno nuove forme di sottomissione nei confronti delle donne, alcune cruente tanto quanto le torture a cui lei ha accennato. Fiamma deve “vivere” i suoi giorni senza alcuna intromissione esterna ma secondo il volere della sua creatrice. Ma ecco che viene verso di me una figura autoritaria e altezzosa, una donna che sembra non conoscere mezze misure; Mary Putnam Jacobi (1842-1906), medico americano che lottò per l’affermazione delle donne in Medicina. Non aspetta neppure che le faccia la domanda, sa già cosa deve dire… 
Quella bella signorina che ha parlato prima di me ha tutta la mia comprensione. Ancora nel mio tempo la parità tra uomo e donna e tra dottore e dottoressa è molto lontana. Certo, che ovvietà, l’inquisizione è tramontata da un pezzo, grazie al Cielo, ma chissà quanta fatica servirà prima che il paziente capisca che non c’è alcuna differenza nel rivolgersi a un medico o a una “medichessa”. E lo stesso discorso vale per le famiglia che vogliono e possono far studiare i loro figli. Bisogna essere fermi nel ribadire che le donne sono uguali agli uomini e con una adeguata preparazione in campo scientifico possono fare ciò che vogliono. Guardate me. Ho studiato per anni, mi considerano una pioniera delle donne medico, ho approfondito la Medicina all’Ecole De Medicine di Parigi, ricevendo persino la medaglia di bronzo per la mia tesi. Ma sembra che non basti. Un uomo con il mio stesso percorso alle spalle, verrebbe elogiato e le porte di una illustre carriera gli si schiuderebbero immediatamente e, statene certi, non sarebbe solo merito dei suoi risultati accademici. Studiare ed essere un buon medico non mi ha impedito di avere una famiglia ed essere attenta e amorevole con i miei figli. E dice baggianate chi pensa che il ciclo mestruale sia debilitante per il fisico e la psiche delle donne e impedisca loro perfino di applicarsi allo studio! Che amenità! Sappiate che, poco prima di morire, ho scritto un trattato, un resoconto della mia malattia e vi assicuro che essere donna e per giunta malata, non mi ha impedito di conservare la lucidità e il giusto distacco dello scienziato. 
Che donne! Ognuna con una personalità ben definita, ognuna con qualcosa da insegnare. 
Chi ha detto che la Storia è noiosa?

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