Intervista inedita a Pasolini

Creato il 16 dicembre 2011 da Postscriptum

Oggi (16-12-2011) su l’Espresso esce un’intervista inedita a Pierpaolo Pasolini. Uno stralcio dell’intervista è riportato anche su La Repubblica.

Gli spunti interessanti sono davvero parecchi. Mi permetto di trascrivere ulteriori frammenti:
Alla domanda: Ha partecipato al dialogo fra cattolici e marxisti in Italia?

Pasolini risponde: “Non ci sono più i marxisti e i cattolici in Italia, non ci sono più cattolici in Italia!” e poi ancora “In Italia è avvenuta una rivoluzione ed è la prima nella storia italiana perché i grandi Paesi capitalistici hanno avuto almeno quattro o cinque rivoluzioni che hanno avuto la funzione di unificare il paese. Penso all’unificazione monarchica, alla rivoluzione luterana riformistica, alla rivoluzione francese borghese e alla prima rivoluzione industriale. L’Italia invece ha avuto per la prima volta la rivoluzione della seconda industrializzazione, cioè del consumismo, e questo ha cambiato radicalmente la cultura italiana in senso antropologico. Prima la differenza tra operaio e borghese era come tra due razze, adesso questa differenza non c’è più. E la cultura che più è stata distrutta è stata la cultura contadina, che allora era cattolica. Quindi il Vaticano non ha più alle spalle questa enorme massa di contadini cattolici. Le chiese sono vuote, i seminari sono vuoti…”… “E anche i marxisti sono stati cambiati antropologicamente dalla rivoluzione consumistica perché vivono in altro modo, in un’altra qualità di vita, in altri modelli culturali e sono stati cambiati anche ideologicamente” … “ …Per esempio gli estremisti italiani gettano delle bombe e poi la sera guardano la televisione, Canzonissima, Mike Bongiorno

Altra domanda fatidica: “La società di classe c’è ancora?

Pasolini ancora risponde: “Le classi ci sono ma la lotta di classe è sul piano economico, non più sul piano culturale. Adesso la differenza è economica tra un borghese e un operaio, ma non c’è più differenza culturale fra i due…”… “considero il consumismo un fascismo peggiore di quello classico…il fascismo ha tentato per tutti i vent’anni che è stato al potere di distruggere i dialetti. Non c’è riuscito. Invece il potere consumistico, che dice di voler conservare i dialetti, li sta distruggendo”.

Pasolini afferma dunque che in Italia è avvenuta una sola ed unica rivoluzione, a differenza del resto dei paesi capitalistici. In un certo qual modo siamo vicini al revisionismo che in questi ultimi anni sta tornando di moda. Non c’è bisogno di elencare quelle vere e proprie rivoluzioni mancate che sono state il Risorgimento, il Fascismo e la conseguente Resistenza, o più recentemente il berlusconismo. Si può essere più o meno d’accordo, ma resta la grande lucidità del colto scrittore, capace di anticipare tali temi.

Soltanto una rivoluzione ha quindi veramente trasformato la società della penisola, almeno dal periodo post-unitario in poi, la Rivoluzione Consumistica. Il Consumismo ha cambiato profondamente, radicalmente gli usi e i costumi di quasi tre generazioni. Non è il caso – in questo post – di scendere nei particolarismi e nell’analisi socio-politica, prendiamo anche solo in considerazione come l’acquisto spasmodico (shopaholic????) sia stato scelto quale modo per raggiungere non solo la felicità, ma soprattutto la piena realizzazione di se stessi.

E’ così che si abbattono le differenze tra le classi? Sembra quasi di ritrovarsi in un’unica grande classe, oggi, è vero. Potrebbe apparire come il risvolto positivo di una globalizzazione che non è da demonizzare. Ma la verità è che questa globalizzazione è selvaggia, non umana. La lotta tra le classi in realtà è rimasta, forse addirittura si è incattivita, perchè non è mai stata cancellata ma si è solo trasferita sul piano economico. Quello che adesso accomuna tutti nel peggiore dei modi è la cultura globalizzante dell’acquisto e del consumo.

Le masse sono portate verso l’ossessiva ricerca di beni materiali, favorite dall’onnipresente pubblicità che in tutti i modi tenta di indurre folle umane a spendere in maniera incontrollata e impulsiva. La Pubblicità come Potere Assoluto, il potere di esaltare e ipnotizzare le masse.

Ma onestamente la vera felicità può trovarsi in un bene materiale?

Pasolini riesce ad analizzare in maniera critica e completa questa situazione sociale, senza fare a tutti i costi la morale, ma indicando gli elementi discriminanti di questo lento decadimento culturale.

A questo punto però bisogna per forza far sorgere una domanda, nel nostro intimo: occorrono nuovi punti di riferimento per arrestare questa discesa? Ci saranno nuovi valori che prenderanno il posto di quelli travolti dal consumismo? O è già questo il nuovo indice di virtù, anche se non riusciamo a comprenderlo?

Dovremo abituarci alle scene drammaticamente stupide di questi giorni? Mi riferisco ai fatti di Firenze e di Liegi… Mi viene da chiedermi – come suggerisce Pasolini – se veramente coloro i quali hanno causato tali inutili lutti, tornando a casa la sera guardavano I Migliori Anni, la partita di calcio o Zelig

Avranno sottoscritto anche loro l’abbonamento a Sky?

Quale sarà allora il prossimo passo della nostra civiltà, o più in piccolo del microcosmo culturale italiano? Ci sarà qualcosa di nuovo a sostituire i vecchi valori ormai in decadenza? Sarà meglio o peggio?


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