INTERVISTA | Marco Bassi: “l’arte oltrepassa la morte”

Creato il 30 luglio 2013 da Roberto Arleo @robertoarleo
“Il Royal Albert Hall era un labirinto pieno di fregi dorati e scalinate rivestite di velluto […] Amy Winehouse entrò in scena quasi subito, da sola, senza applausi e senza musicisti. C’era buio, c’era lei al centro con le sue gambe secche, gli occhi neri, un vestito giallo sopra il ginocchio e tacchi sedici di coccodrillo. Barcollava, posò un bicchiere vuoto e impugnò il microfono, sorrise”. [Viola Di Grado, Cuore cavo, pag.140]

Emy Winehouse

Amy Winehouse è morta e la può vedere solo Dorotea Giglio, la giovane suicida protagonista di Cuore cavo, l’ultimo romanzo di Viola Di Grado. Dorotea è incantata dall’incedere della cantante londinese e dal suo stile, non è il ricordo della sua voce è l’immagine stessa a emozionare. La Winehouse fa parte del gruppo di 27, è una dei sette artisti che Marco Bassi racconta nella sua personale ospite dal 13 al 25 luglio presso la galleria romana Baccina 66.

Brian Jones

Sono sette e sono entrati nella nostra vita promettendoci che si può essere liberi dagli schemi, che si può contraddire il sistema, ci hanno rassicurato con la loro musica e il loro successo ci è parso la dimostrazione che avevano ragione e poi se ne sono andati via. Persi negli eccessi e in misteri analizzati in una breve trasmissione radiofonica dal bravo Lucarelli o frettolosamente e con delle tesi azzardate da Ezio Guaitamacchi in Delitti rock, edito da una Castelvecchi che non si era ancora ripiegata nello studio della religiosità antica. Sette artisti incapaci di vivere che hanno lasciato un pubblico pronto a farli diventare, in morte più che in vita, dei veri e propri idoli tratteggiati con la china da Marco Bassi. Un percorso semplice e senza pretese, i volti di Janis Joplin e di Kurt Cobain sono riconoscibili e non cercano altre spiegazioni sulla loro vita e sulla loro morte, Bassi li omaggia con rispetto e li racconta in 27.

Curt Cobain

• Un lavoro espositivo sulla musica e sulla morte, qual è la tesi di questo progetto espositivo? Rock, morte violenta, suicidio, alcool, droga sono binomi che spesso collegano una rock star alla fine dei propri giorni. Per quanto riguarda le mie illustrazioni volevo sottolineare che sebbene tutte queste icone del rock siano morte a ventisette anni all’apice della propria carriera artistica vivono ancora grazie alle proprie opere. L’arte che oltrepassa la morte e rende queste celebrità immortali lasciando un segno indelebile inciso nei nostri cuori attraverso i loro testi, le loro voci le loro canzoni. Il progetto nasce comunque dalla triste coincidenza dell'età – 27 anni – in cui tutti questi artisti sono deceduti, e il fatto che la loro arte li fa sentire ancora vivi tra noi.

Janis Joplin

In quale di questi ritratti per te c’è più insofferenza? E quanta fatica hai provato nel raccontarla? Sicuramente nel ritratto di Amy Winehouse, probabilmente perché ho personalmente vissuto e seguito la sua nascita e crescita artistica. L’amore che da sempre l’ha tradita, la fragilità nascosta dai tatuaggi, l’alcool e gli antidepressivi. Una voce inconfondibile spezzata dal dolore. Non nascondo di aver versato lacrime venuto a conoscenza del suo decesso. Un’anima sensibile nascosta dagli eccessi. Un dono ricevuto da Dio che così giovane se l’è ripresa per allietare con le sue dolci note gli angeli del paradiso.

Jim Morrison

Oltre la musica c’è qualche altro personaggio che si è raccontato in un’altra cornice che avresti voluto inserire perché per te il suo lavoro era pura arte? Senza alcun dubbio Caravaggio, animo irrequieto, omicida e condannato a morte fu costretto alla fuga per evitare la pena capitale; le sue opere sono un’analisi dello stato umano, sia fisico che emotivo grazie a un drammatico uso della luce.
La grupie che vorresti avere? Audrey Hepburn, la più bella, raffinata attrice che – a mio parere – il mondo abbia mai conosciuto.

Jimi Hendrix

In un mondo che ha bisogno di attribuzioni esistenti anche solo in un immaginario collettivo, ma che servono a sopravvivere alla mediocrità di letture scialbe e troni occupati da colori sgargianti ed extension che perdono il loro colore degradando ogni pensiero verso il basso, un omaggio a chi ancora riesce a ribellarsi e perde di fronte a se stesso, ci ricorda che le nostre debolezze possono essere ammesse e che certi modelli, anche se imperfetti, raccontano coraggio, Marco Bassi con un tratto semplice ha delineato questo difficile modo di avere coraggio.

Robert Johnson

Info:27 Personale di Marco BassiDal 13 al 25 luglio 2013Galleria Baccina 66via Baccina 66, rione Monti
Roma
Rossana Calbi   

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