• Sei un artista poliedrico, ti esprimi con raffinate velature a olio, decori toys sofisticati e usi stampe antiche come supporto per delicati pastelli. Proprio i pastelli sono il tuo ultimo approdo, cosa nasconde questa tecnica che qui in Italia è spesso sottovalutata dai critici?Personalmente ho sempre sentito l'esigenza di fare cose diverse. Il cambiamento è quasi un bisogno fisico per me. Il cambiamento è una parte necessaria della creatività. Ho bisogno di variare il tratto, il segno, la sfumatura.Un supporto e una tecnica diversa cambiano in un certo qual modo l'emozione che vivo. I pastelli rappresentano, per esempio, l'urgenza di esprimere qualcosa. Così come l'olio è un momento di riflessione e un messaggio più strutturato. Non è una questione di "tendenza" ma è la possibilità di esprimermi sempre in maniera diversa. Considero comunque fondamentale il rispetto per ciascuna tecnica.Un artista si forma intorno a un carnet di tecniche diverse e ognuna aggiunge qualcosa non solo alle sue capacità e alle sue competenze ma anche al suo potere d'espressione.Quella dei pastelli è una tecnica antica, risalente la fine del XV secolo. In Italia in questo momento inizia prendere piede, ma è stata sottovalutata per molto tempo perché si crede che sia una tecnica secondaria. Secondo me invece in pittura tutto è una ricerca e uno studio costante.Per quanto riguarda le gallerie, che devono, invece, relazionarsi ai collezionisti, credo che in Italia sia semplicemente una scelta di mercato. Nella nostra cultura artistica difficilmente ci spostiamo dal concetto di opera d'arte uguale "dipinto a olio".
• Sei stato scoperto da Alexandra Mazzanti, la direttrice della Dorothy Circus Gallery di Roma, descrivici il suo gusto.Alexandra Mazzanti è una donna d'intuito e di grande gusto, basta fare un giro nella Dorothy Circus di Roma e si sogna di altri mondi. Cosi è stato per me. Alexandra inoltre è una persona che sa usare questi mezzi e indirizzarli nella giusta direzione. Il motore di tutto questo è la passione e la sua grande sensibilità.Io personalmente la ringrazio soprattutto perché ha saputo indicarmi una direzione anche in momenti difficili.
• Dopo le due mostre di quest'inverno a Detroit, presenterai i tuoi lavori a Los Angeles in una delle gallerie che ha reso famoso il Pop surrelism: la Luz De Jesus Gallery. Che progetto presenterai nella collettiva losangelina in cui esporrai al fianco di artisti importanti come Dan Quintana?Sto lavorando in contemporanea su molti fronti per mostre in Italia e all'estero.La mostra alla Luz De Jesus, è un'occasione incredibile per un artista del movimento.Per questa esposizione il mio lavoro partirà da una base figurativa/surreale legata, però, alle radici del sud da cui provengo.Sono entusiasta di partecipare a questo evento al fianco di artisti internazionali che stimo ma non voglio rinunciare a dare alle mie opere un sapore nostrano.Il mio progetto è composto da quattro lavori a olio e foglia oro (Animo, Cor, Corpus, Mens). Parla delle "indivisibilità" dell'essere umano, ma quella alla quale, ormai non facciamo più caso, perché parte è del nostro essere.
• C'è un artista italiano che secondo te esprime meglio le istanze di un movimento come il Pop surrealism che si è strutturato negli States?Stimo molti artisti italiani, non tutti legati strettamente al mondo del Pop Surrealim, anche se principalmente stimo chi ha avuto la capacità di farsi strada in questo specifico movimento. In questo momento apprezzo particolarmente la ricerca e lo stile di Marco Mazzoni, un artista di grande sensibilità e tecnica che, appunto, utilizza per esprimere la sua arte la tecnica dei pastelli. Ha ottenuto un grande riscontro all'estero in numerose gallerie statunitensi, probabilmente perché esiste la necessità di sconfinare da un mercato come quello italiano ancora chiuso a questa tecnica.
Rossana Calbi
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