Che tipo di scrittrice sei e qual è il genere che più ti rappresenta? Direi che sono una scrittrice istintiva, emotiva, “di pancia”, se posso usare questa espressione. Per scrivere ho bisogno di provare forti emozioni, forti sentimenti, la storia che narro deve coinvolgermi nel profondo e in qualche modo rappresentarmi. Mi affido molto all’ispirazione del momento, soffro gli schemi, i piani minuziosi dell’opera stesi prima di iniziare. Quando inizio a scrivere, ho in mente solo un canovaccio di massima, anch’esso vago e labile. Tutto il resto, la narrazione vera e propria, che è una elaborazione personale della realtà, viene dal profondo, dall’irrazionale ed è una sorpresa innanzi tutto per me.Non posso dire che esista un genere che mi rappresenti, sebbenefino ad ora mi sia lasciata affascinare prevalentemente da vicende del passato e dunque in genere i miei romanzi vengono identificati come storici.Io però soffro un po’ il concetto di genere, mi pare che rappresenti poco e male il mio modo di sentire. Non mi capita mai di dire: adesso voglio scrivere un romanzo storico. A me interessa la vicenda nella quale mi sono imbattuta e che mi ha colpito. Mi piace? Mi coinvolge? Mi rappresenta? La racconto. E’ ambientata nel passato e vogliamo classificare il romanzo come “storico”?Benissimo. La cosa importante è che, al di là del momento in cui è accaduta, essa sia contemporanea, ovvero moderna, una storia umana capace di parlare alle donne e uomini di oggi, nella quale i lettori si possano identificare.
Hai un autore (o un’autrice) al quale (alla quale) ti ispiri? Ci sono molti autori e autrici che ammiro incondizionatamente e trovo bravissimi/e, appartenenti ai più svariati generi ma, proprio per le caratteristiche di cui parlavo prima, non mi ispiro a nessuno.
Qual è il primo romanzo che hai pubblicato? Il primo, a dire il vero, è stato un romanzo per ragazzi, come il secondo e il terzo.Proprio quest’ultimo, intitolato “Il mio amico Napoleone” è stato pubblicato da Il battello a vapore. Tramite l’editor del Battello, sono entrata in contatto con l’editor di Piemme, cui ho fatto leggere La sposa normanna. E’ stato un colpo di fulmine e il libro è stato subito preso. In effetti si è rivelato un grandissimo successo che, anche a dieci anni dalla prima uscita, vende sempre tantissimo.
Qual è l'ultimo? LA BASTARDA DEGLI SFORZA, uscito il 31 marzo.
Hai un luogo speciale nel quale ti rifugi per scrivere? Adoro scrivere in Toscana dove ho un piccolo agriturismo chiamato Boschi di Montecalvi, in una località che è un incanto della natura, circondato a perdita d’occhio da colline sempre verdeggianti e con vista sul mare. E’ un luogo di grande ispirazione e concentrazione per me, dove ho scritto davvero molta parte dei miei libri, inclusa l’ossatura di questo nuovo romanzo. Non sempre però posso lavorare in Toscana e dunque ho imparato a concentrarmi e ispirarmi anche nel mio ufficio milanese, le cui finestre guardano sul vecchio, elegante e austero liceo classico Manzoni, un luogo della memoria importante per me, visto che l’ho frequentato come alunna, vi sono tornata come insegnante ed è stato la scuola frequentata dalle mie figlie.
Qual è il tuo metodo di scrittura? Mi verrebbe da dire: banale. Mi siedo al computer e mi lascio guidare dall’ispirazione. In realtà, non è così. Scrivere è l’atto conclusivo di una lunga fase di studio, perché io sono molto pignola sulla documentazione. Leggo una grande quantità di libri sui protagonisti, sui personaggi che ruotano loro intorno e sul periodo in cui vivono. L’esperienza mi ha dimostrato che per una ricostruzione psicologica convincente e ricca di spessore, oltre che per alimentare la fantasia e l’ispirazione, devi conoscere alla perfezione i fatti di cui parli. E io conosco solo due modi per raggiungere lo scopo: o attraverso la diretta voce dei protagonisti o attraverso i libri, studiando cioè i fatti in modo così approfondito che quasi mi sembra di averli vissuti. Quando mi sembra di padroneggiare bene la materia in tutte le sue sfaccettature, inizio a scrivere.
Come tieni separate (se ci riesci) la vita di tutti i giorni e l’attività di scrittrice? Non le separo, anche perché nei miei libri travaso molto di me stessa e sono persuasa che questo valga per ogni vero scrittore. Al di là della veste sensibile attraverso cui ciascuno sceglie di raccontarsi (il passato, il presente, questo o quel genere) in fondo chi scrive trasferisce sempre nei sui libri se stesso, il proprio mondo, la propria sensibilità ed esperienza.Se poi sto attraversando un periodo “creativo” , tenere separate vita e scrittura mi è praticamente impossibile, perché vivo con la mente sempre più o meno protesa verso le idee che mi frullano nel capo. In questi casi, mio marito si lamenta che divento intrattabile.
Vuoi mandare un saluto a tutti i tuoi lettori? Vi lovvo tutti e spero tanto di incontravi numerosi in occasione di qualche mia presentazione!
BIOGRAFIA
Carla Maria Russo è nata a Campobasso, in Molise, dove ha vissuto solo quindici giorni, peregrinando poi in varie città d’Italia. Dall'età di tredici anni vive a Milano, dove ha compiuto gli studi prima nel liceo classico "A. Manzoni", poi presso l'Università degli Studi, dove si è laureata in Lettere Moderne. Ha insegnato Italiano e Latino nel triennio del Liceo classico fino a quando ha deciso di passare dall'insegnamento alla ricerca storica, una delle sue grandi passioni. E' stata proprio la ricerca a fornirle lo spunto per i suoi libri. Ha scritto quattro romanzi per ragazzi e cinque per adulti. Il sesto – LA BASTARDA SGLI SFORZA – è uscito il 31 marzo per Piemme.