Salve cari lettori,è un po' che non viene aggiornato il blog per mancanza di tempo, in attesa di riprendere ecco a voi una nuova intervista fatta ai nostri autori presenti nell'antologia Il Bene e il Male. Oggi è il turno di Luigi Dinardo, buona lettura e alla prossima.
Ciao, "Luigi Dinardo" e benvenuto. Iniziamo parlando un po' di te in generale , cosa fai nella vita oltre a coltivare la passione per la scrittura?
Sono uno studente universitario in Storia, ma spero di trovare un lavoro soddisfacente, anche se so che di questi tempi è assai difficile, soprattutto qui al sud. Meno male che c’è la scrittura che mi tira su il morale!
Com'è nata la tua passione per la scrittura? Da quanto tempo scrivi e perché hai iniziato a scrivere?
Scrivo da quando avevo vent’anni, dopo la fine delle scuole superiori. Non ho vissuto un’intensa adolescenza, e sentivo il bisogno di sfogarmi con qualcuno, condividere i miei segreti. La scrittura è stata, in questo senso, un’ottima consigliera. Se oggi sono più aperto con la gente è anche grazie a lei.
Come sei venuto a conoscenza del concorso, che ha portato alla realizzazione dell'antologia "Il Bene e il Male"? Conoscevi o frequentavi già il blog Club Urban Fantasy?
Cercavo un concorso interessante al quale prendere parte e quello che mi ha ispirato di più è stato sicuramente quello de “Il bene e il male”. Una tematica avvincente.
Parlaci brevemente della tua storia, del protagonista che hai scelto e del messaggio che vuoi trasmettere ai tuoi lettori.
Il protagonista della mia storia perde in un incidente stradale tutta la sua famiglia, compreso il suo adorato fratellino. Il giudice, inspiegabilmente, non condanna il colpevole al carcere, ma solo agli arresti domiciliari. Il protagonista, tra mille pensieri e ripensamenti, dovrà decidere se farsi giustizia da solo o aspettare che le cose si sistemino.
Vuoi citarci un breve passo significativo del tuo racconto?
Sono qui, in quest’aula di tribunale, ad attendere con trepidazione la sentenza del giudice. Ma ho come la netta sensazione di sapere come andrà a finire. Angelo Morlacchi, l’uomo che ha disintegrato la mia famiglia con il suo Suv da cinquantamila euro, ha un malefico sorriso stampato sul volto. Non mi stupirei se si fosse comprato questo giudice da strapazzo con gli occhiali quadrati. Sembra essere uscito da una di quelle serie americane tanto di moda negli ultimi tempi. Incrocio il suo sguardo per un attimo. È assente, perso nel vuoto. Forse vuole solo tornare a casa per pranzare con la sua patetica moglie. Di mia madre non gliene frega niente. Non gli interessa sapere che è morta cercando di proteggere con il suo corpo il piccolo Michele, sei anni appena ma tanta voglia di giocare al gioco più bello del mondo: la vita. Scommetto che non sa neanche il nome di mio padre, un infaticabile lavoratore che ha donato tutto se stesso alla famiglia. No, non vuole fare giustizia. Vuole solo tornare a casa. Ha l’aria stanca, assonnata, non vede l’ora di chiudere la pratica. Non voglio però che tutto sia così semplice. Non può finire tutto in una bolla di sapone.
L’aula si fa silenziosa. Il brusio s’interrompe di colpo e il giudice prende la parola.
«Condanno l’imputato a otto mesi di arresti domiciliari.»
Hai scritto o pubblicato altre opere?
Oltre a vari racconti e poesie in alcuni concorsi, ho pubblicato nel 2010 il romanzo dal titolo “Non aver paura di essere diverso” e nel 2013 la raccolta di racconti e di poesie (che comprende tutti i miei scritti dal 2004 al 2013) dal titolo “120 emozioni per me posson bastare”.
Vorresti aggiungere qualcos'altro?
Spero che il mio racconto piaccia a coloro che lo leggeranno. Mi sono ispirato a tanti casi di cronaca italiana, dove purtroppo sempre più spesso i criminali non fanno la fine che meritano.
Grazie per il tempo che ci hai dedicato e ti auguriamo buona fortuna per la tua carriera artistica.
Alla prossima, StefanoClub Urban Fantasy