Strana creatura quella a nome Seaside Postcards. Già dalla ragione sociale, una fantasiosa “crasi” tra il nome dell’etichetta discografica che diede la stura e valorizzò la scena indipendente scozzese di fine anni ’70, Postcard Records appunto, e quella “città di mare” grigia e silenziosa di cui si narrava in un episodio soli(psi)sta del Morrissey d’antan.
Coniata in un ozioso e brumoso pomeriggio di inizio autunno, quando le foglie gialle e rosse pavimentano i vialetti d’ingresso delle case in collina e non c’è altro da fare che contemplarle dalla finestra e riconoscerne l' assoluta fedeltà ed aderenza al dettato della natura.
Questo sono i Seaside Postcards, null’altro che meticolosa osservazione e testimonianza di ciò che accade nelle vostre e nostre esistenze ma al contempo anche cronisti di una decade lontana, nello scarto temporale, ma assai vicina per la sua componente edonista e reificante (ossia, gli anni ’80). La loro unione nasce in maniera del tutto casuale. Autunno 2010, Massimiliano Cerri (ex Morvida, The Fanciful, Yes No Maybe) Michele Traglia (ex Atp, Verd) e Andrea Terenzi (ex Glance) mettono insieme le forze e danno vita alla loro personale interpretazione di un sound con connotati ben precisi e radicati spaziotemporalmente nell’algida Manchester di fine anni ’70. Nel 2011 è uscito il loro omonimo ep.
Ecco l'intervista: Buona Lettura!
1) Partiamo subito dalla vostra musica. Gli ultimi anni ha visto l'esplosione del post-punk revival. In cosa vi sentite diversi rispetto alle tante band che propongono lo stesso genere?
Massimiliano:Innanzitutto, parlo per me ma credo valga anche per gli altri, non credo ci sia la consapevolezza di proporre davvero il genere a cui fai riferimento. Non ci siamo mai messi seduti tavolino e pianificato il genere musicale da suonare. E’ innegabile che i canoni stilistici a cui ci ispiriamo sono quelli, i nostri ascolti sono ascrivibili a quel filone (ma non solo), credo che nella nostra musica ci sia anche altro e che quell’”altro” ci renda un po’ i “bastardi” della scena italiana a cui fai riferimento.
2) Pesaro è protagonista della scena wave italiana: che cosa lega questo genere al vostro territorio e come influenza le vostre composizioni?
Andrea: Si, è vero, Pesaro in questi anni si è fatta conoscere per questa sorta di “idem sentire” delle band cittadine verso il rock inglese di fine anni ’70 e ’80. Le formazioni a cui credo tu faccia riferimento (Soviet Soviet, Be Forest, Brothers In Law, Altro, Young Wrists, Orange Lem) sono però così diverse tra loro che credo non si possa parlare di una vera e propria scena. Anche se il comune denominatore è quello di cui parlavo sopra, mi sembra che questo venga declinato in maniera così diversa che accomunare il sound dei Soviet, così ieratico, marziale e più vicino al punk di Gang of Four e Wire, a quello degli Young Wrists, così onirico, appiccicoso e riconducibile a certe cose dei Pastels e praticamente a tutto il movimento C86, sia davvero fuori luogo. In tutto questo credo che Pesaro, inteso come luogo fisico e luogo della mente, abbia un peso determinante.
3) Dalle vostre descrizioni e dal vostro ep si notano due cose: Le atmosfere autunnali ispiratrici della vostra opera e la natura; penso a pezzi come Ocean, Ruins e anche Friedrich, omaggio al pittore che amava tanto raffigurare i Paesaggi naturali. Cosa potete dirci a riguardo?
Michele:Si, credo che le atmosfere che hai evocato siano quelle più vicine alla nostra musica. Non è un caso se nel video di “Strange Days” i colori predominanti e le scelte cromatiche vadano tutte in quella direzione. Anche la copertina del nostro EP, a ben vedere e del tutto inconsciamente, contiene in sé una comunicazione simile. Mi dispiace contraddirti, ma il Friedrich citato nel titolo del nostro pezzo non è il Caspar David pittore tedesco, ma bensì il suo connazionale Nietzsche.
4) La pittura ha influenzato in qualche modo la composizione del vostro ep? Mi spiego meglio: dall'artwork, il messaggio che ne vien fuori è quello dell'essere umano in dissolvenza, devastato e caratterizzato da una certa anonimia e quindi senza colori (il bianco e nero sono una costante anche nel video di Strange Days). Sono le immagini che hanno ispirato questo ep?
Andrea: Siamo sinceri, di pittura siamo piuttosto a digiuno tutti e tre. L'unico che abbia una certa confidenza con le arti figurative è Michele, il nostro chitarrista, Fotografo e Web Designer di professione (nonché autore di tutto l'artwork dell'EP e del Video). In sostanza il significato che si cela dietro a tutto ciò è quello che tu hai riassunto molto bene. Sono tempi confusi quelli che stiamo vivendo, caratterizzati da una forte disgregazione dell'essere umano e dalla sua enorme fatica nel riconoscersi nei suoi elementi fondanti. I valori che caratterizzavano le società preindustriali si sono dissolti anzitempo, lasciandoci soli con una enorme massa di oggetti inanimati (ma socialmente molto appetibili) a riempire vuoti che per loro natura non possono riempire. Solitudine, assenza di spiritualità, mancanza di senso, sono soltanto alcuni dei risultati di questo processo, ahimè, credo irreversibile.
5) A proposito di immagini, per questa vostra attitudine, nei Live avete mai provato ad effettuare esperimenti di Visual-Music?
Massimiliano: A dire la verità qualche volta se n’è parlato. La mia idea era quella di ispirarsi, ovviamente con il dovuto rispetto e devozione, all’ Exploding Plastic Inevitable di Warhol ed i Velvet Underground, ma sai, quando ti metti in queste imprese devi studiare tutto nei minimi dettagli se non vuoi rimediare figure barbine.
6) State lavorando a qualcosa di nuovo? Se si, quale direzione stanno prendendo le nuove composizioni? E con chi vi piacerebbe collaborare in futuro fra gli artisti della scena "underground" italiana che apprezzate particolarmente?
Andrea: Al momento siamo molto concentrati sui nuovi pezzi. Il nostro live set si sta ampliando ed abbiamo incluso anche questi ultimi. Vedi, nonostante le apparenze ed il facile categorizzare, oltre alle suggestioni provenienti degli anni ’80 siamo tutti e tre grandi estimatori della musica inglese degli anni ’90 (io per un fattore anagrafico, sono cresciuto con quelle band: Gene, Strangelove, Auteurs, Belle and Sebastian su tutti) ed in quella direzione le nuove composizioni stanno andando.
Per quanto mi riguarda, le produzioni italiane che seguo al momento non sono poi così tante, mi piacciono alcune cose di una band di Brescia chiamata Gli Allenatori, ho amato alla follia i primi Baustelle, stimo molto gli A Classic Education. Per il resto ascolto molto distrattamente tutto ciò che proviene dal belpaese (è un mio limite, lo so. Esterofilia latente!). Per ciò che riguarda eventuali collaborazioni amerei sentire la voce di Marie Antoinette in un nostro pezzo, il suo nuovo album in italiano (di cui ho ascoltato alcuni demo in anteprima) sarà una bomba!
7) Quali sono i vostri prossimi appuntamenti live in calendario?
Michele: Gli appuntamenti live, per quanto ci riguarda, riprenderanno a dicembre. Ad esempio il 23 suoneremo al Boomker di Fano all’interno della cornice del Moonlight Festival, celeberrima macchina da guerra organizzativa per tutto ciň che riguarda concerti, dj set e parties in rigoroso stile Batcave.. A proposito, siamo alla ricerca di un’agenzia di booking, se ti capita spargi la voce!
Nicola Orlandino