Paola Randi voleva raccontare una storia di immigrazione - integrazione in Italia. Parlare degli stranieri "tra noi", da un altro punto di vista. Tempo fa è stata a Piazza Dante a Napoli: da un lato ragazzi napoletani che giocavano a pallone, dall'altro singalesi alle prese con una partita di cricket. Illuminazione. Nasce così "Into Paradiso", esordio alla regia della milanese Randi, film ambientato al Cavone a Napoli. Protagonisti Peppe Servillo (ma quanta arte si respirava in pranzi e cene in famiglia?) e un eccezionale Gianfelice Imparato. Co-protagonista la comunità singalese di Napoli. Imparato è un cinquantenne scienziato precario neolicenziato napoletano. Servillo un politicante "cattivo" e senza scrupoli. Per una serie di divertenti circostanze, si ritroveranno a dividere una malmessa casupola su un terrazzo di un immobile, localizzato nel cuore della comunità singalese di Napoli. Con loro una ex gloria di cricket, un ragazzo dello Sri Lanka, neo immigrato in Italia. I due italiani, dunque, stranieri in terra propria. E' un film molto divertente "Into paradiso", una commedia "agrodolce", che raccoglie la realtà esasperandone alcuni aspetti. Con risultati ragguardevoli. Anche lo stile scelto non lascia indifferenti. La Randi sperimenta molto con la pellicola e il film ne guadagna in ricercatezza ed eleganza. Potrei azzardare "non sembra un lavoro italiano". Ma forse invece lo è nell'anima più profonda: vi si ritrova la risata "grassa" e quella "amara", la leggerezza riflessiva, si strizza l'occhio in modo intelligente ad argomenti socio-culturali delicati. I colori di Napoli inseguono quelli della comunità singalese. Il dialetto partenopeo canta con il vociare orientale. Servillo e Imparato sono due maschere meravigliose. Da vedere.
Paola Randi voleva raccontare una storia di immigrazione - integrazione in Italia. Parlare degli stranieri "tra noi", da un altro punto di vista. Tempo fa è stata a Piazza Dante a Napoli: da un lato ragazzi napoletani che giocavano a pallone, dall'altro singalesi alle prese con una partita di cricket. Illuminazione. Nasce così "Into Paradiso", esordio alla regia della milanese Randi, film ambientato al Cavone a Napoli. Protagonisti Peppe Servillo (ma quanta arte si respirava in pranzi e cene in famiglia?) e un eccezionale Gianfelice Imparato. Co-protagonista la comunità singalese di Napoli. Imparato è un cinquantenne scienziato precario neolicenziato napoletano. Servillo un politicante "cattivo" e senza scrupoli. Per una serie di divertenti circostanze, si ritroveranno a dividere una malmessa casupola su un terrazzo di un immobile, localizzato nel cuore della comunità singalese di Napoli. Con loro una ex gloria di cricket, un ragazzo dello Sri Lanka, neo immigrato in Italia. I due italiani, dunque, stranieri in terra propria. E' un film molto divertente "Into paradiso", una commedia "agrodolce", che raccoglie la realtà esasperandone alcuni aspetti. Con risultati ragguardevoli. Anche lo stile scelto non lascia indifferenti. La Randi sperimenta molto con la pellicola e il film ne guadagna in ricercatezza ed eleganza. Potrei azzardare "non sembra un lavoro italiano". Ma forse invece lo è nell'anima più profonda: vi si ritrova la risata "grassa" e quella "amara", la leggerezza riflessiva, si strizza l'occhio in modo intelligente ad argomenti socio-culturali delicati. I colori di Napoli inseguono quelli della comunità singalese. Il dialetto partenopeo canta con il vociare orientale. Servillo e Imparato sono due maschere meravigliose. Da vedere.
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