Into the wild – Nelle Terre selvagge (Into the wild)
Genere: Drammatico/Biografico
Regia: Sean Penn
Cast: Emile Hirsch, William Hurt, Marcia Gay Harden: Billie McCandless, Jena Malone, Hal Holbrook, Catherine Keener, Brian Dierker, Kristen Stewart, Vince Vaughn
2007
140 min
Sean Penn, divo indiscusso di Hollywood, ha sempre dimostrato di avere grandi qualità artistiche anche in fatto di regia, prendiamo ad esempio il suo film d’esordio dietro la macchina da presa, Lupo solitario del 1991, o l’interessantissimo La promessa con Jack Nicholson. Penn, dopo aver letto il libro di Krakauer negli anni novanta, viene totalmente fulminato dalla storia di Chris e fa di tutto per ottenerne i diritti cinematografici dopo una contrattazione lunga dieci anni con la famiglia McCandless.
Il film si suddivide in cinque capitoli che rappresentano la nuova vita di Christopher McCandless:
- Capitolo 1 – La mia nascita
- Capitolo 2 – L’adolescenza
- Capitolo 3 – La maturità
- Capitolo 4 – La famiglia
- Capitolo 5 – La conquista della saggezza
”L’essenza dello spirito dell’uomo sta nelle nuove esperienze.”
La fuga di Chris dalla semplicità arrogante della vita moderna per sentirsi libero, privo di ogni vincolo socio-etico-morale, per creare una barriera tra lui e le standardizzate abitudini di tutti i giorni, in cerca delle difficoltà disconosciute dalla gran parte degli uomini è un’avventura ad immersione in paesaggi immaginifici. Penn gioca sul tema della libertà abbozzando prima una serie di immagini del protagonista accompagnato dalla sua famiglia durante l’infanzia o dopo il conseguimento della laurea. Il rapporto coi genitori, quello col padre severo e strutturalmente omologato nella società consumistica che lo porta a regalare una nuova auto a suo figlio, il quale stringe i denti ed espelle tutto il suo malessere nei confronti di questi gesti vuoti. Perché una vita di successi e ricchezze non è una vita felice.
”Parafrasando Thoreau: «Non l’amore, non i soldi, non la fede, non la fama, non la giustizia, datemi la verità!»”
Il film dona un’esperienza cinematografica senza pari perché fonde i concetti e gli ideali del giovane Chris, che si ribattezza Alexander Supertramp, insieme ai paesaggi incontaminati, che rimandano alle distese di natura venerata dai nativi americani. A questo proposito la messa in scena è molto potente. Non c’è una vera e propria logica nella regia di Sean Penn, il quale passa dai primi piani ai campi larghi paesaggistici di uno splendore disarmante, troppo veri da sentirsi parte del tutto. Compone immagini, gioca con lo split-screen e col ralenty, ma nell’insieme la sua mano è sempre funzionale al racconto e mai presuntuosa.
Lo sguardo di Chris è quello commosso di chi vuole succhiare il midollo della vita (per citare L’attimo fuggente), della nuova vita da sempre spiata dall’esterno con le letture di Tolstoj, Thoreau, Walden e soprattutto Jack London, lo scrittore a cui attinge di più e che gli farà compagnia nel suo cammino esistenziale, rapportandolo alla natura e agli animali selvaggi, tra scorci di civiltà e paesaggi incontaminati. L’impatto forte di dover scegliere da solo il prossimo passo nella strada dell’involuzione che ha percorso per tutto il viaggio fino alla piena realizzazione.
« Nel cuore della foresta risuonava un richiamo emozionante, misterioso e attraente; tutte le volte che lo udiva si sentiva costretto a voltare le spalle al fuoco e alla terra battuta che lo circondava per addentrarsi nella foresta, sempre più avanti… » Jack London – Il richiamo della foresta.
E poi la strada.
«Si può sempre andare oltre, oltre -non si finisce mai.» Jack Kerouac – Sulla strada.
La messa in scena viene esaltata dalla voce inconfondibile del frontman dei Pearl Jam Eddie Vedder, che con l’aiuto delle note acustiche compone i brani-racconto della vita di Chris, percorrendo il sentiero dell’America dalla natura selvaggia (Long Nights, The Wolf, Setting Forth) e dalla società ostile (Rise, Society) chiudendo con l’inno che racconta di un ragazzo che ha chiuso il suo viaggio interiore e fisico all’interno di un bus abbandonato, in Alaska, nel grande Nord, imparando la dura lezione che lo avrebbe portato a vivere felice (La felicità è reale solo se condivisa), ma insegnando a tutti i limiti estremi dell’uomo nell’ultima inoppugnabile verità che scuote l’anima e si scioglie insieme ai ghiacciai dell’Alaska, mai così lontana, mai così bella, mai così selvaggia.
”Leave it to me as I find a way to be, consider me a satelite for ever orbiting, I knew all the rules but the rules did not know me
guaranteed…”
★★★★★