Intorno alla nuova versione del Ciclo di Shannara di Terry Brooks

Creato il 20 novembre 2013 da Martinaframmartino

È bello sapere di essere ascoltati. Non che mi aspettassi di contare davvero qualcosa, ma ogni volta che si trovano conferme fa sempre piacere. Ricordate l’incontro Mondadori dello scorso marzo? E come potreste dimenticarlo visto che ogni tanto lo tiro in ballo? La cosa è nata dalle critiche a volte anche feroci mosse da me e da altre persone alla traduzione delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin fatta da Sergio Altieri. La parte semplice, e mi ci metto anch’io di mezzo, è sparare a zero sul traduttore per tutti gli errori fatti. La parte difficile è contestualizzare la cosa. Per esempio, siamo sicuri che le traduzioni più vecchie siano state fatte meglio? Se nel 2010 Mondadori ha sentito la necessità di pubblicare La montagna magica di Thomas Mann con una nuova traduzione di R. Colorni quando per anni abbiamo conosciuto La montagna incantata tradotta da E. Pocar, un motivo ci sarà, e non penso sia solo il desiderio di guadagnare. Il Corriere della Sera all’epoca aveva parlato di traduzione più accurata e rispettosa del testo originale, e le differenze le possiamo vedere fin dal titolo.

Se anche un’opera di quell’importanza necessita di una nuova traduzione, cosa possiamo aspettarci dalla traduzione della narrativa d’intrattenimento? Teniamo presente che fino a non troppi anni fa erano poche le persone che potevano e volevano fare un confronto con la versione originale, e anche quelle poche non avevano modo di comunicare ad altri l’eventuale scoperta di obbrobri traduttivi. Dovremmo provare a fare controlli con le opere tradotte negli anni ’70 o ’80, ma io non ne ho proprio voglia. E poi, quanto tempo ha un traduttore per fare il suo lavoro?

I traduttori sono pagati a cartelle. Quanto sono pagati? Non credo tanto, e se il guadagno è poco loro faranno del loro meglio per essere rapidi, a discapito della precisione, per poter guadagnare abbastanza da vivere. Meno tempo impieghi a scrivere una cartella, più ne scrivi e più guadagni. Non conoscendo questi dati prendersela solo con il traduttore è ingiusto, anche se il nome che compare sul libro è il suo e quindi lui è il bersaglio facile.

L’ufficio stampa di Mondadori mi ha gentilmente inviato gli ebook dei primi tre volumi delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Non ho un lettore, mi sa che prima o poi sarò costretta a comprarlo per poter continuare ad avere rapporti con gli editori, ma per ora resisto. Io amo il libro di carta, e questo è quanto.

Ho confrontato alcuni capitoli, vedremo quando troverò il tempo per finire il lavoro, anche perché i numeri di pagina del pdf e della versione cartacea non coincidono e questo complica il raffronto. L’unicorno non c’è, giustamente sostituito dal cervo in tutte e tre le occasioni in cui compare. Io non avevo inviato tutti gli errori che avevo trovato, solo i più grossi. Loro li hanno corretti in parte, a volte usando le mie precise parole. Ovviamente non c’è un ringraziamento nei miei confronti ma non me lo aspettavo neppure. Quando si dice conosco i miei polli…

Le versioni cartacee ovviamente contengono ancora gli errori. Perché? Evidentemente perché ne avevano stampato un buon quantitativo prima di apportare le correzioni al testo, e fino a quando non avranno svuotato i loro magazzini da quelle copie (vendendole, mica mandandole al macero) non faranno ristampe corrette. Potete lamentarvi fino a quando volete, in effetti per i lettori non è la cosa più simpatica del mondo, ma l’editore deve pensare per prima cosa al suo bilancio e poi al resto. Se case editrici grosse come Baldini Castoldi Dalai (quella, per intenderci, dei Peanuts di Charles M. Schulz, di Giorgio Faletti, di Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda, di Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano di Gino&Michele, del Dizionario dei film di Paolo Mereghetti e di un bel po’ di altri bestsellers), fondata nel 1897, lo scorso giugno è andata in concordato preventivo, che è l’anticamera del fallimento, è evidente che nessuno può veramente dirsi al sicuro. Perciò prima di sparare a zero contro gli editori cattivi chiediamoci se magari non siano in crisi e non stiano lottando per sopravvivere, anche se noi non lo sappiamo. Mandare al macero copie già stampate perché la traduzione è imprecisa, quando per anni si è andati avanti a stampare quella traduzione che è comunque leggibile, commercialmente parlando è un danno enorme e inutile.

Abbiamo parlato anche di altre cose in quell’incontro. Della necessità di inserire nei libri una spiegazione circa la suddivisione italiana e i titoli dei libri da leggere, per evitare al lettore acquisti sbagliati. Hanno inserito una spiegazione più sintetica di quel che avrei inserito io, secondo me la loro frase non è chiarissima, ma è meglio di niente.

Siamo poi passati alla prossima traduzione delle Wild Cards. Volevano pubblicare i primi quattro libri lo scorso giugno, io gli ho fatto notare che la saga è strutturata a trilogie e loro in giugno hanno pubblicato solo i primi tre libri. Per il prossimo aprile è prevista la seconda trilogia, composta da La missione, Nei bassifondi e Il candidato. Sono titoli ipotetici, fino a quando il libro non viene stampato l’editore può cambiare idea sul titolo, ma probabilmente i libri si chiameranno così. A me le Wild Cards sono piaciute (e quando mai un Martin non mi è piaciuto?) e quindi proseguirò nella lettura. La terza trilogia uscirà fra giugno e luglio, con gli ipotetici titoli La mano del morto, Il fante con un occhio solo e Intrigo a Jocker-Town.

Ci hanno anticipato che avrebbero pubblicato Il viaggio di Tuf. Con quel libro hanno fatto un balletto di date, prima hanno parlato di settembre 2013, poi lo hanno posticipato al 2014, e infine lo hanno fatto arrivare in libreria a fine ottobre. Lo segnalo solo per farvi capire quanto siano fluide le cose, le decisioni possono cambiare anche più volte. Non è la prima volta che lo vedo accadere e sono convinta che non sarà l’ultima. Comunque con Tuf mi sono proprio divertita, e non c’è neppure stato un finale angosciante come in altre occasioni. Speriamo in bene per le Cronache.

Si è parlato anche di altri progetti legati a Martin, ma nella maggior parte dei casi è prematuro parlarne. L’unica cosa che so con certezza è che pubblicheranno La saggezza di Tyrion Lannister, raccolta di frasi pronunciate da Tyrion all’interno dei romanzi. Prima che qualcuno possa iniziare a prendersela con Martin perché perde tempo con queste cose invece di dedicarsi a The Winds of Winter ricordo che l’idea è dell’editor inglese dello zio George, che tutto il lavoro è stato fatto dalla casa editrice e che Martin si è limitato a firmare un contratto e a intascare i soldi. Le frasi sono sue, ma lui non vi ha dedicato alcun istante in più rispetto al tempo in cui le aveva scritte nei romanzi.

Ci hanno poi chiesto se volevamo che fosse tradotto qualche scrittore in particolare. Io ho fatto il nome di Guy Gavriel Kay, Matteo mi ha dato manforte, in seguito ho saputo che pure a uno di loro – non uno che sta ai vertici, ovviamente – Kay è piaciuto… e inatti non c’è nessun libro suo in arrivo. Grrrr…

Un’altra domanda ha riguardato i “progetti speciali”. Avete presente il volume in pelle di drago? Volevano fare la stessa cosa con Terry Brooks. Io gli ho chiesto se erano davvero interessati al parere di un libraio, e quando mi hanno detto di sì ho detto che la mia reazione sarebbe stata “che palle!”. Chi mi conosce sa quanto poco io usi le espressioni volgari. Non mi piacciono, le trovo immature e inutili, e poi ho due bambine e se adopero io quel linguaggio poi non posso lamentarmi se lo fanno loro. Invece così posso sgridarle da una perfetta posizione di forza. Poi non mi ascoltano lo stesso, ma questo è un altro discorso. Quando uso certi termini chi mi conosce capisce che lo sto facendo apposta per enfatizzare il concetto, ma ovviamente loro non mi conoscono. Poi ho anche spiegato la cosa.

Ogni anno vengono pubblicati 60.000 libri. Va bene, non tutti arrivano da noi. Ci sono quelli scolastici, che non teniamo, quelli pubblicati da editori che hanno solo distribuzione locale, quelli – vedi, per esempio, le guide turistiche – in cui la nuova edizione sostituisce la vecchia, e quindi i libri cambiano ma non aumentano di numero. Anche così sono tantissimi libri. Quando esce Il tango della vecchia guardia di Arturo Pérez-Reverte non è che rendiamo Il club Dumas solo perché è vecchio. Ci teniamo entrambi i libri, e dobbiamo trovare un posto al nuovo arrivato.

Voi avete problemi di spazio sui vostri scaffali di casa? Noi li abbiamo all’ennesima potenza. A volte dobbiamo ingengarci alche solo per trovare quel mezzo centimetro che ci consente di inserire un libro in più, e di dare ai nostri lettori una scelta maggiore. In condizioni come questa i doppioni non sono quasi ammessi. Se io tenessi, tanto per fare un esempio, l’edizione rilegata Salani della Valle degli eroi di Jonathan Stroud e qualla tascabile della Tea (che esce domani) dello stesso libro, mi troverei magari costretta a rendere Il risveglio di Drizzt di R.A. Salvatore che sta sullo stesso scaffale perché non c’è posto per tutti e due. Stroud mi piace, mentre Salvatore non ho mai neppure provato a leggerlo, ma se lo spazio non mi consente di avere entrambi quello che sloggia è il rilegato di Stroud, tanto per chi vuole il libro io ho l’edizione tascabile. Capito perché quando esce il tascabile il rilegato sparisce? Non possiamo permetterci di avere libri in doppia edizione. Certo, qualche eccezione c’è.

Del Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien tengo i tre volumetti tascabili (La compagnia dell’anello, Le due torri e Il ritorno del re), la versione nella collana Vintage da 19,00 € e quella illustrata da 48,00 €. Lo Hobbit ce l’ho nella versione Adelphi, in quella Bompiani, in quella Bompiani con commento, e in un paio di versioni illustrate, anche se in questo caso c’è un film in ballo e quindi è normale che lo abbia in più versioni. La storia infinita di Michael Ende è presente sia nella versione economica Tea che in quella più costosa di Corbaccio, ma la versione costosa è scritta in rosse e in verde, quindi è significativamente diversa, e vende abbastanza copie da giustificare la presenza costante di una copia sullo scaffale. E poi ho Le cronache del ghiaccio e del fuoco in tripla versione: Oscar bestsellers (12 volumi), Oscar grandi bestseller (tre volumi, ne mancano ancora due per coprire tutta la parte di storia dei 12 volumi più piccoli) e Deluxe (tre volumi, anche qui con altri due in arrivo). Tre versioni sono tante, lo riconosco, ma da quando Il trono di spade è arrivato su Sky le sole Cronache del ghiaccio e del fuoco non solo hanno reso Martin l’autore più importante di tutto il catalogo Oscar, sono pure arrivate a vendere quanto tutto il resto del reparto fantasy messo assieme. Avete visto le classifiche che pubblico ogni settimana? Avete visto la presenza di Martin? Per forza che lo tengo in triplice versione, fare diversamente sarebbe un suicidio per il negozio. Ma Martin è Martin, come in passato J.K. Rowling era J.K. Rowling. Non che ora la scrittrice sia meno brava, ma non è più il suo momento. Continua a vendere, ma senza troppi picchi.

Ora, ha senzo fare un volume Deluxe per Terry Brooks? Secondo me no, e l’ho detto chiaramente. Le sue vendite sono calate, cosa che loro vedono meglio di me perché io leggo i dati di un solo negozio e loro quelli dell’editore. Glie l’ho pure detto, un volume del genere occupa spazio inutilmente, perciò ai librai sta antipatico, e alla prima occasione utile lo rendono. Spero di sbagliarmi, spero di non ritrovarmi fra qualche mese a renderlo in toto, magari tenendo solo una copia. Ma questa è una risposta che potremo avere solo più avanti.

Il fatto che non mi abbiano ascoltata indica quanta importanza hanno dato al mio parere, non che mi aspettassi davvero qualcosa di diverso. Ma perché lo fanno? Perché ogni tanto di un libro esce una nuova edizione?

Arriva una novità. Per la verità arrivano diversi carrelli di novità ogni giorno. Se arrivano in almeno cinque copie vanno sul tavolo. Per andare sul tavolo bisogna togliere qualcos’altro. Cosa si toglie? Le caratteristiche da valutare sono due, quanto è vecchio il libro e quanto vende. È ovvio che dal tavolo degli Oscar non tirerò mai via I pilastri della Terra di Ken Follett. La traduzione italiana è della prima metà degli anni ’90, ma vende così tanto che eliminerò qualcosa di più recente ma dalle vendite più basse. Ma non toglierò neppure un libro pubblicato la settimana prima, perché altrimenti non gli avrei dato abbastanza tempo per farsi notare dai lettori. La scelta è una combinazione di due elementi, e spesso prima di decidere cosa “far saltare” dal tavolo controllo parecchi libri. Chi sloggia, perché quando i libri sono oggetti così quotidiani ci parli e a volte li insulti pure, va a scaffale, dove in genere non c’è spazio per mettere più di una o due copie di costa. Con la fantasy può essere un problema, mettete di costa due copie di un romanzo di Robert Jordan e avrete lo stesso ingombro che se le aveste messe di faccia. Mi servono scaffali profondi, dannazione, altrimenti se voglio mettere lì qualcosa di faccia non ne posso tenere comunque più di due-tre copie.

Un libro di costa diventa quasi invisibile. Libri, su libri, su libri, senza interruzione. O lo state cercando, o avete tempo e voglia di guardarvi tutta una parete, o non lo vedete. Messi a scaffale i libri vedono diminuire le loro vendite, per questo bisogna decidere con attenzione a quale libro fare questo torto.

Gli editori non gradiscono. Non possono imporci come esporre i libri, ma se fanno una nuova edizione di un libro vecchio, se per esempio i primi tre romanzi di Shannara, già pubblicati in versione rilegata, poi in tascabile, poi in cofanetto e poi in volume unico dalla copertina morbida, vengono dipubblicati in versione deluxe, allora vengono ordinati come novità, vengono esposti come tali e quindi sul tavolo, sono molto più visibili e quindi vendono aumentare (o almeno così spera l’editore) le loro vendite. Non lo fa solo Mondadori, lo fanno parecchi editori. Con quale risultato? Per Brooks lo sapremo nel giro di qualche mese.



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