La continuità di vita dell’abitato di Cori, sorto in un contesto orografico fortemente condizionante, ha sostanzialmente preservato, a fronte degli innumerevoli interventi edilizi ed urbanistici successivi, forma ed estensione della città antica (fig. I). Ancora oggi è possibile leggere, con sufficiente precisione, l’articolazione urbanistica strutturala per settori terrazzati, la principale viabilità e la linea del perimetro difensivo originario: questi elementi, sopravvissuti sostanzialmente invariati ai pur numerosi interventi di restauro, ripristino ed adeguamento post-antichi sono stati pesantemente minacciati dai moderni interventi urbanistici (1).
Il colle sul quale sorge la città presenta fianchi molto ripidi ed accidentati; il dislivello tra le parti a monte e a valle dell’abitato risulta particolarmente sensibile (figg. 2-3) (2).
In questo senso, dovrebbe ormai ritenersi acquisizione definitiva il riconoscimento di una pianificazione generale e contemporanea degli elementi urbanistici pollanti della città: il percorso delle mura, la posizione delle porte, la definizione della viabilità principale e l’individuazione delle aree funzionali maggiori, difficilmente si debbono ad uno sviluppo “spontaneo” e progressivo dell’abitato.
Attualmente le fortificazioni della città rivelano, attraverso la sovrapposizione di murature realizzate con diverse tecniche edilizie, numerose fasi di restauro ed adeguamento. La cinta originaria e quclla in opera poligonale; in opcra incerta si irovano ampie, ma localizzate, ricortinature e le torri aggiunte.
Una stratificata serie di interventi (tutti post-antichi?) rimangono di difficilissima definizione cronologica (4):
L’edizione del volume Cora, nella collana della Forma Italiae, rende nella sostanza superflua una descrizione di dettaglio dei numerosi tratti superstiti del circuito murario della citta antica (6).
La cinta fortificata si sviluppa per una lunghezza di poco inferiore ai 2 km, seguendo coerentemenle il profilo orografico ed idrografico del ripido colle occupato dall’abitato e racchiude un’area di circa 22 ha (fig. 4) (7).
Il muro di cinta originario è interamente realizzato in opera poligonale di I maniera;solo in alcuni punti(sul cui significato diremo tra breve)si trovano tratti in opera poligonale di III maniera(8).Il muro primitivo non presenta torri o avancorpi,la diffusione dell’uso delle torri,come e noto, risponde ad esigenze ossidionali non anteriori al IV sec. a.C. (9). Manca qualsiasi traccia degli accessi relativi a questa fase: nessun resto è riferibile alle porte coperte in piano con architravi monolitici o ad ogiva, tipiche delle fortificazioni in opera poligonale più antiche ( 10).
Dei tre principali varchi ancor oggi utilizzati, soltanto la Porta Ninfìna mostra resti e caratteri di inequivocabile antichità (fig. 5): la porta è di tipo sceo e conserva traccia dei piedritti in opera quadrata di tufo (ora quasi del tutto coperti da una insensata ricostruzione moderna).In corrispondenza della Porta Romana è possibile riconoscere un bastione di protezione della porta stessa realizzato in opera poligonale di III maniera: si tratta verosimilmente della spalla di contenimento del terrapieno del muro; essa forma una sorta di corridoio antistante la porta di indubbio significato strategico ( 11 ). A pochi metri dal bastione, riutilizzati (?) nel muro di recinzione del giardino Tommasi-Riozzi, si trovano diversi blocchi in opera quadrata di tufo forse appartenenti all’antica porta: si tratta infatti dello stesso materiale e della stessa tecnica in opera quadrata di tufi utilizzati nella Porta Ninfina.
In questo senso,la proposta di spostare la originaria posizione della Porta Romana piu a valle,presso la torre all’angolo occidentale del circuito e sul prolungamento di via delle Rimesse(fig.4B)(12)non ha fondamento poiche:il documento d’archivio a tal fine citato ,che daterebbe all’inizio del XVIII secolo la costruzione della via attuale (e di conseguenza l’apertuta alla porta)si riferisce verosimilmente ad un tracciato secondario,la torre(cortina in tufelli:XIII-XVI secolo)che ancora oggi svetta all’ingresso della porta segnala l’alto valore strategico e difensivo di questo punto delle mura sin dal medioevo,infine,a partire dal XVI secolo,disegni e stampe mostrano la via e la Porta Romana nella posizione attuale,cioe in corrispondenza del bastione in opera poligonale di III maniera già ricordato.Dalla Porta signina(a monte)è ancora lecito postulare-sostanzaialmente in considerazione della sopravvivenza del percorso stradale corrispondente-una continuità funzionale,anche a fronte della totale mancanza di elementi archeologici certi(13).
L’esistenza di altri accessi,forse secondari,all’abitato,parebbe indiziata da alcune riseghe e e denti disegnati dal circuito murario nel settore sud-ovest(sull’asse di via delle Rimesse,fig4.C),in quello sud est(poco a monte del’Ospedale,fig 4D),sul lato est(di fronte la moderna chiesa di S.Pietro,fig 4E),nel tratto nord est(entro l’attuale parco Fratelli Cervi,fig 4F).
In almento tre punti(fig.4C,D,F)è ancora possibile individuare,nella cartografia storica e nei rilevamenti moderni,(figg,4,9)i corrispondenti tracciati viari intramuranai,in tutti i punti indicati il muro di cinta si presenta in opera poligonale di III maniera secondo quanto già verificato presso la Porta Romana.
Soltanto alle spalle della chiesa di S. Pietro si riconosce, coerentemente appoggiato al muro in opera poligonale e nella solita tecnica in opera quadrata di tufo, il piedritto destro della porta e l’appoggio delle reni dell’arco (figg. 4.E; 8).
Un ulteriore accesso all’abitato è ricostruibile nel settore nord ovest delle mura, poco a valle della chiesa di S. Oliva. Qui il circuito murario e stato pesantemente manomesso dagli sbancamenti e dalle demolizioni effettuati all’inizio del XX secolo per l’apertura della “via nuova” (via Don Minzoni), ma, fino ad allora, una via saliva dalla Porta Romana lungo il perimetro esterno delle mura ed entrava in città poco a valle della chiesa. L’assetto urbanistico di questa parte dell’abitato è chiaramente leggibile nel Catasto Pio Gregoriano (1819) e in alcune vedute coeve (figg. 9. IO) (14).
In corrispondenza delle Porte Romana e Signina sono visibili i cospicui resti di due ampie ricortinature in opera incerta (presso la porta Signina il nuovo muro supera i 6 m di altezza). L’originario muro in opera poligonale parrebbe essere stato in buona parte sostituito e, su una lunghezza di circa 200 metri intorno alle porte, munito di un sistema di torri semicircolari poste a distanza non del tutto regolare: in via di ipotesi parrebbe possibile ricostruire una sequenza di sette torri presso la Porta Signina (ne sopravvivono, anche ricostruite, quattro: fig. 11 ) e di sei torri presso la Porta Romana (ne rimangono tre: fig. 12).
Un altra isolata torre del tutto identica alle altre per forma e tecnica edilizia,venne aggiunta al sistema difensivo,eretta direttamente del muro in opera poligonale di III maniera,la torre si trova lungo l’asse di accesso alla ipotizzata porta a sudovest(fig4.C).
Dalle osservazioni sin qui condotte,sembrerebbere riconoscere tre principali momenti di vita delle fortificazioni di Cora.L’uniformita formale e cronologica,della realizzazione del muro piu antico,costruito in opera poligonale di I manieera,parebbe fuori discussione,estensione e percorso della cinta muraria sembrerebbero non esser mai stati modificati(15)..Il muro subi ammodernamenti e restauri in opera poligona le di III maniera nei tratti corrispondenti agli accessi della città,le porte originarie vennero ricostruite(ed altre forse ne vennero aggiunte)in opera quadrata di tufo nella forma ad arco .In seguito,i settori del circuito difensivo corrispondenti alle porte Romana e Signina vennero radicalmente trasformati con l’erezione di un nuovo muro in opera incerta e di un sistema di torri semicircolari;altre(?)torri isolate vennero disposte lungo il perimetro delle mura a protezione delle porte minori.
La definizione cronologica delle piu antiche fasi della fortificazione di Cora ,in assenza di mirate indagine archeologiche,rimane sostanzialmente legata alla dibattuta cronologica dell’opera poliginale e a considerazioni diordine storico(16)La realizzazione della primitiva cinta muraria si data abitualmente all’inizio del V secolo a.C.ritenendo la citta sostanzialmente coeva alla deduzione delle vicine colonie latine dell’ultimo decennio del VI e dell’inizio delV secolo a.C.(17).Andrebbe pero rilevato che Cora non si annovera tra le colonie latine che la tradizione assegna all’epoca dei re all’inizo della repubblica:nella storiografia romana o greca la citta compare tra quella dei Prisci Latini,gia esistente,insiee alle “metropoli”del Latium Vetus,prima dell’espansione del controllo romano a sud dei Colli Albani.Le tradizioni storiche che testimoniano l’esistenza della città gia alla metà del VII sec a.C. potrebbero avere conseguenze dirette sulla cronologia degli elementi qualificanti dell’abitato(18).
Dal punto di vista archeologico giovano senza altro i confronti con le vicine città laziali,dove le cinte difensive in opera poligonale trovano applicazione su un arco cronologico piuttosto ampio(19).Non parebbe inoltre opportuno allontanare cronologicamente la costruzione delle mura cittadine dalla definizione delle areee funzionali e monumentali piu importanti della città.l’imponente terrazza del foro cittadino,sulla quale insiste il tempio dei Dioscuri,è realizzato in opera poligonale della I maniera del tutto simile a quella adottata nella mura.Il tempio dei Dioscuri,meglio noto nella sua fase tardorepubblicana,era gia stato attribuito al tipo ad alae con ambienti sul fondo e inquadrato tra glia analoghi esempi dell’inizio del V secolo a.C.Qualche utile indicazione cronologica è ora possibile dedurre da alcuni minuti frammenti della decorazione archittettonica fittile del tempio,certamente databili intorno al 500 a.C.e da un frammento di coppa attica del tipo”piccoli maestri”(540-530 a.C)trovata nell’area del foro.Ad età mediorepubblicana potrebbero assegnarsi i rifacimenti in opera poligonale di III maniera in corrispondenza degli accessi cittadini e la ricostruzione delle porte secondo una tipologia introdotta(forse)a partire dalla metà del IV ma diffusa soprattutto nel III e II secolo a.C.
Alla seconda metà del IV secolo a.C.si datano abitualmente anche i bastioni interni alla città(in opera poligonale di III e IV maniera)ai quali si attribuisce un significativo valore strategico.Tale definizione cronologica si basa si basa essenzialmente su generiche considerazioni di ordine storico riguardo la coeva rifortificazione di Roma (378 a.C), una eventuale riorganizzazione urbana successiva alla fine della Guerra Latina (338 a.C.) e le necessità defensionali durante le guerre contro i Privernati (330 a.C.) (25).
Sostanziali interventi sulla cinta muraria sono testimoniati dai restauri e dalla costruzione dell’imponente sistema di torri semicircolari in opera incerta. Tali ristrutturazioni venivano tradizionalmente assegnate all’età sillana (26) ma è ormai riconosciuto che la tecnica edilizia utilizzata riconduce piuttosto nell’ambito del 11 sec. a.C. (27). L’intervento, che certamente risponde a mutate esigenze poliorcetiche ed ossidionali, si inserisce nel contesto della intensa attività edilizia promossa in quell’ambito cronologico dalle città italiche (28).
Domenico Palombi
Università di Roma “La Sapienza
Tratto da:
“Fortificazioni antiche in Italia: età repubblicana“
Di Lorenzo Quilici,Stefania Quilici Gigli