Inverni ad arte: bianche città

Creato il 07 gennaio 2015 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
La nostra avanzata nelle nevi prosegue con una passeggiata nelle città: attraversati paesaggi imbiancati e scalati i tetti innevati, è ora il momento di vedere come i pittori descrivano le aree metropolitane in inverno. Già nel post precedente abbiamo avuto modo di vedere borghi e cittadine nelle tele dal Seicento al primo Novecento, ma gli artisti hanno sono entrati anche nel cuore delle grandi capitali europee e mondiali, rappresentando le strade trafficate e le piazze trasfigurate dal ghiaccio.

Édouard Cortès, L'arco di trionfo sotto la neve


La città più rappresentata è senz'altro Parigi, a partire dal centralissimo triangolo compreso fra Boulevard de Clichy, Boulevard de la Madeleine e Boulevard de l'Opéra. Boulevard de Clichy viene scelto da Norbert Goeneutte e da Paul Signac, che dipingono due opere diversissime, la prima costituita da grandi macchie di colore molto definite, a dare un'impressione di totale immobilità, la seconda, all'opposto, fortemente dinamica e in linea con la ricerca puntinista dell'autore, che imprime vivacità alla tela anche costellandola di personaggi e tracciando le linee blu e marroni dei carri nella neve.

Goeneutte Norbert, Boulevard de Clichy coperto di neve (1876)


Paul Signac, Neve - Boulevard de Clichy, Parigi (1886)


Édouard Cortès, che fa della capitale francese il soggetto della maggior parte dei suoi dipinti, dedicandole, nei primi decenni del Novecento, ritratti in ogni stagione (al punto da essere definito Poeta parigino della pittura), non manca di riprendere Parigi in inverno, scegliendo Boulevard de la Madeleine e giocando su un contrasto fra i colori caldi delle vetrine luccicanti e quelli freddi degli edifici e della strada innevati, in una resa pastosa che è tipica del suo stile, quasi inconfondibile.

Édouard Cortès, Boulevard de la Madeleine


Édouard Cortès, Boulevard de la Madeleine


Édouard Cortès, Place de la Madeleine


Si sposta invece in Boulevard de l'Opéra Camille Pissarro, che lavora da un punto di vista rialzato che gli permette di descrivere tutta la strada compresa fra i palazzoni e le due fontane parallele, lasciando sullo sfondo la mole indefinita del teatro; la neve è resa con lievi tratti sui tetti e lunghe strisciate sulle strade, quasi a rendere l'effetto di striatura prodotto dal passaggio della folla di calesse e persone presenti.

Camille Pissarro, La strada dell'Opera - effetto neve (1898)


Nell'area del Pantheon e del Louvre dipingono, invece, Parigi sotto la neve rispettivamente Fausto Giusto e Luigi Loir, che offrono due rappresentazioni diverse, ma accomunate da un'aura rosata che nel secondo artista è più intensa rispetto al primo; Loir, inoltre, affronta in diverse occasioni il tema della Parigi innevata, optando anche per prospettive non proprio centrali, ma rendendo riconoscibile la capitale francese grazie all'apparizione, in lontananza, di elementi distintivi, come l'Hôtel des Invalides.

Fausto Giusto, Parigi in inverno (1941)


Luigi Loir, Parigi sotto la neve


Luigi Loir, Parigi innevata


Luigi Loir, Parigi innevata


Luigi Loir, Veduta di Parigi sotto la neve


Proseguendo verso il nord dell'Europa, ci imbattiamo nelle vedute di Copenaghen dell'artista danese Paul Gustave Fischer, che ha come punto di vista privilegiato la strada, mai deserta e, anzi, spesso, come in Giornata invernale a Kongenes Nytrov, ricca di figure colte nelle loro passeggiate in progressivo avvicinamento al luogo in cui il pittore si trova, così da risultare in primo piano o da esserne colti di sorpresa, come sembra accadere per la donna che si volge al centro del dipinto, guadagnandosi un ruolo di protagonista a scapito del reale soggetto della tela, l'inverno.

Paul Gustav Fischer, Strada innevata a Copenaghen


Paul Gustave Fischer, Inverno a Kongens Nytorv (King's Square), Copenhagen (1907)


Paul Gustave Fischer, Giornata invernale a Kongenes Nytrov, Copenaghen (1888)


Solcato il Mare del Nord, giungiamo a Londra e alla centralissima Whitehall in inverno dipinta da Paul Maze nel 1920; sempre nei pressi della città inglese dipinge la sua Scena innevata Ruskin Spear nel 1946, scegliendo un'ambientazione notturna in cui le rare figure di passaggio si distinguono appena.

Paul Maze, Whitehall in inverno (1920)


Ruskin Spear, Scena innevata ad Hammersmith (1946)


Sceglie invece un contesto portuale nel 1928 Stephen Bone, nel dipingere Stoccolma, di cui mette in evidenza le attività di trasporto e il passaggio delle navi che spezzano il ghiaccio, mandato alla deriva verso la costa, laddove operano gli spalatori di neve. Analoga è, dieci anni dopo, l'ambientazione desiderata da William Nicholson per La Rochelle, in cui la città è visibile dietro le barche ferme per la cattiva stagione e su tutto domina una cappa di biancore che quasi blocca l'avanzata delle nere figure in primo piano.

Stephen Bone, Stoccolma in inverno (1928)


William Nicholson, Porto nella neve, La Rochelle (1938)


Vasilij Kandinskij, che abbiamo già visto sperimentare nel 1909 la descrizione degli edifici innevati, dedica una tela a Mosca, riprendendo dall'alto Boulevard Smolensk e riproponendo il contrasto fra le tinte vivaci e calde dei palazzi e quelle chiare e fredde della neve che si allarga dall'angolo in basso a destra verso il centro del dipinto.

Kandinsky, Mosca, Boulevard Smolensk (1916)


Ed è Madison Square, anche se per noi difficilmente riconoscibile, la sede voluta da Childe Hassam per rappresentare New York alla fine del XIX secolo: il primo piano è occupato da figure in movimento, mentre sullo sfondo si vede l'edificio progettato da Stanford White (e demolito nel 1925), così scuro da confondersi con gli alberi nel piano intermedio.

Childe Hassam, Inverno a Madison Square (1890)


Per finire, torniamo in Europa e, in particolare in Veneto (lo ammetto, anche per un lieve campanilismo), dove possiamo ammirare le vedute di Venezia innevata realizzate da Ippolito Caffi a metà dell'Ottocento, che, collocandosi sul piano ribassato del Canal Grande, offrono un'inedita prospettiva sulla laguna sulle sue architetture imbiancate, e il particolarissimo Mattino d'inverno di Augusto Manzini, che apre una finestra di vetro sulla nevicata che ricopre Ponte Pietra a Verona e descrive tutto il silenzio e la pace del momento.

Ippolito Caffi, Venezia con neve e nebbia


Ippolito Caffi, Neve e nebbia a Venezia (1840)


Augusto Manzini, Mattino d'inverno (1930-1931)


Non ci resta ora che approfondire un ultimo aspetto della pittura dedicata all'inverno: nel prossimo post, l'ultimo della serie Inverni ad arte, vedremo la descrizione della gente nella neve. Rimanete con noi!
C.M.

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