Investì e uccise due rapinatori: chiesti 12 anni di carcere

Dodici anni di carcere: è questa la richiesta della Procura di Napoli nei confronti di Leonardo Mirti, il giovane che lo scorso agosto investì e uccise due ragazzi che poco prima lo avevano rapinato. Una rapina finita in tragedia, in cui persero la vita Alessandro Riccio (foto sotto), 18 anni, e Emanuele Scarallo, 17. Due giovanissimi, con un’adolescenza difficile alle spalle e già pregiudicati: furono loro a rapinare, a bordo di uno scooter, insieme ad altri due complici, Leonardo Mirti, 29 anni, e la ragazza, nei pressi del Parco Virgiliano. La coppia consegna i propri I-Phone ai malviventi che scappano via. Ma, subito dopo, i quattro si ritrovano su via Posillipo e stavolta Leonardo non ci vede più: li insegue con la sua Smart e li investe brutalmente. Poco dopo racconterà agli agenti: “Non ho capito più niente, li ho investiti. Sono ancora lì a terra, credo siano morti”. L’episodio fece il giro del web grazie soprattutto alle immagini della videosorveglianza che ripresero le ultime, drammatiche scene della rapina.

Furono in molti a schierarsi dalla parte del 29enne: “Farsi giustizia da solo è l’unico modo per sopravvivere in questa città” recitavano tantissimi commenti di persone che si scagliarono subito contro i due rapinatori e contro le due famiglie, colpevoli di “non averli educati abbastanza”. Il fratello di Emanuele (che, tra l’altro, era già diventato papà due mesi prima dell’incidente) reagì con parole durissime: “Chi insulta mio fratello sul web deve fare la stessa fine”. Un putiferio sui social, ma anche un lungo procedimento giudiziario: sono sempre stati tanti i punti interrogativi su come siano andate veramente le cose quella sera. Molti, fortunatamente, sono stati risolti grazie alle altre videocamere che hanno ripreso quasi tutte le fasi della rapina e che hanno permesso agli inquirenti di verificare la tesi di Leonardo Mirti. Tesi che, per ora, sembrano essere smentite: il pm Vincenzo Ranieri accusa il giovane di essersi fatto giustizia da solo. Parlano chiaro le immagini in cui lo stesso Mirti, notando la presenza dei due rapinatori sullo scooter, fa un inversione a U per inseguirli. Il giovane, nel suo primo racconto agli agenti, parlò anche di un’altra tentata rapina: “Dopo i telefonini, volevano prendersi anche la macchina”, ma anche quest’altra versione  non trova riscontro nelle riprese. 

Secondo gli inquirenti, la bugia raccontata è la prova che Mirti abbia cercato di coprire una condotta violenta maturata non per caso. La difesa, invece, punta sulla fatalità: il 29enne voleva solo spaventare i due ma, in curva, ha perso il controllo della macchina e li ha speronati. Ora il processo è in corso con rito abbreviato davanti al gup Ludovica Mancini e la prossima udienza è fissata per il 17 luglio, data in cui ci sarà, probabilmente, anche la sentenza. 

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