Invidia e gratitudine

Creato il 10 gennaio 2013 da Gabrielederitis @gabriele1948

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Martedì 8 gennaio 2013

CAMMINARSI DENTRO (440): Klein

Il secondo debito contratto da Lacan, che lo aiuta ad emanciparsi dalle secche delle posizioni dei postfreudiani, è l’opera di Melanie Klein (1882-1960) Invidia e gratitudine (1957).

Non è stato per me un caso fortunato incontrare questo libro alla sua prima uscita in Italia, nel 1969, quando l’editore Martinelli di Firenze lo dette alle stampe (avevo iniziato a studiare la psicoanalisi nel 1964, in IV Ginnasio, grazie a un amico che aveva scoperto nella Biblioteca di istituto La psicoanalisi di Bonaventura). Ne approfittai nell’anno accademico 1969-1970 per portarlo all’esame di Psichiatria, di cui avrei sostenuto due annualità: in quegli anni all’Università di Roma era stata introdotta una norma che prevedeva la possibilità di dare due esami di altra Facoltà. Il numero elevato di richieste portò alla creazione di una Cattedra di Psichiatria per gli studenti di Filosofia e per quelli di Giurisprudenza. Assieme al Trattato di psichiatria previsto chiesi al professor Reda il permesso di portare all’esame Invidia e gratitudine, di Klein, e L’io e i meccanismi di difesa, di Anna Freud. Il professore apprezzò la scelta dei testi. Alla fine dell’esame disse che era stato per lui un piacere discutere di questioni teoriche con un filosofo.

«[...] Lacan – seguendo Melanie Klein – giunge a definire l’aggressività “soggettiva per costituzione


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