Invito al sogno

Creato il 03 ottobre 2012 da Pim

C’era una fenditura aperta nella roccia, a strapiombo sul mare, contornata da ciuffi d’erba muschiata. Un rudimentale impianto d’amplificazione dava la voce a due casse nascoste fra gli anfratti, così che il suono scaturisse dal terreno.

Era anche il tramonto. Il sole stava per spogliarsi di luce, arrossendo vistosamente, forse per la timidezza d’essere occhieggiato dalla luna già alta nel cielo.

In mezzo a quell’ora sospesa nel nulla fluttuavano le note di Debussy. La mer. Il suono si allargava in un crescendo che riportava fedele l’impeto della risacca e poi planava come un lenzuolo gonfio d’aria. Invito al sogno.

Notturno. Nelle battute lente dell’adagio avvertivo i suoi passi leggeri, così leggeri che l’erba calpestata nemmeno si piegava. Sentivo nitida la sua presenza alle spalle, però non mi voltavo. La immaginavo sedersi accanto, sfiorandomi il braccio, avvolta in un pareo di nuvole dai colori vivaci, i capelli slegati, il viso radioso.

L’aria piena di note dipingeva morbidamente il cielo di rosso e viola, fino al blu notte. Sognavo di cingerle le spalle, la pelle calda, arrossata dal sole pomeridiano. Incontravo il nodo che allacciava il pareo e lo scioglievo con un gesto semplice della mano. Il tessuto sottile le scivolava sui fianchi aprendosi attorno come la corolla di un fiore. Ci lasciavamo allora andare all’indietro, seguendo con lo sguardo la scia di un aereo. I nostri sorrisi si sfioravano a fior di labbra, e in quell’istante si alzava il canto delle sirene.

Una voce femminile risuonava dalla conca del cielo fino al fronte delle onde. Il vento si era messo a galleggiare. Come ali i suoi capelli sciolti mi sommergevano il viso. Il suo corpo scivolava sul mio con un movimento lieve e i nostri ventri pulsanti iniziavano la danza, accompagnata dal volo tutt’intorno dei gabbiani a supplicare gli dei che ci pietrificassero quassù per l’eternità. Mentre ormai perduti avvolgevamo di respiri i nostri respiri, s’accendeva la prima stella e la musica cessava di esistere.


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