Mi ritrovo nelle parole di Marco Philopat quando dice che "un concerto di Vasco ti segna, ti lascia una traccia indelebile" anche se non si sa per "quale cazzo di strana magia" eppure accade. E' accaduto anche a me, a me che comunque sapevo a cosa andavo incontro. Più o meno, perchè poi eccomi qua a scrivere su un blog intitolato come una sua canzone. Eccomi qua che riascolto il disco in loop per ore, che mi rivedo esibizioni live su internet, che mi leggo il suo libro, che sono diventata una fan smaniosa. E chi se lo aspettava! Non me lo aspettavo perchè io uno come Vasco Brondi ho imparato col tempo ad apprezzarlo. Diciamo che non fu subito amore... Infastidita forse anche da tutto quel chiacchiericcio mediatico che aveva sollevato all'inizio, insomma, non avevo dato credito a tutte quelle "lodi" di giornalisti e critica musicale che, accidenti a me, per una volta ci avevano azzeccato! Questioni di giorni, comunque, ed ecco che vengo in contatto con l'intero album Canzoni da spiaggia deturpata...e la sottoscritta riabilita a pieni voti il poco più che ventenne artista ferrarese (classe 1984, bello de casa), passando un 2008\2009 all'insegna di cerotti usati, centrali a turbogas, madonne bulimiche e quei famosi Altri Libertini che sono stati biodegradati.
[aneddoto stupido: ricordo affettuosamente un pomeriggio in cui a Roma mi trovavo all'annuale fiera della piccola e media editoria al Palazzo dei Congressi. Pago il biglietto, faccio per andare verso l'ingresso, quand'ecco che mi vedo passare davanti cotanto omino sorridente accompagnato da altri ominidi amici suoi e io Oddio ma quello è Vasco Brondi! manco avessi visto i Rolling Stones.. *il buon Brondi avrebbe partecipato alla presentazione di un saggio su Andrea Pazienza poche ore dopo, per concludere poi la giornata presentando il suo di libro, Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero?, a Radio Fandango in via Gorizia..ma io all'epoca ero ancora troppo sprovveduta, ahimè* ]
Poi venerdì sera al Palladium, teatro nel cuore della Garbatella, con le canzoni che mi scorrevano in testa, man mano che la scaletta si esauriva, l'ho finalmente visto come si deve: sul palco a urlare e a declamare parole, con la chitarra in braccio e un bicchiere di vino da una parte. Spezzoni di poesie intrecciate con le canzoni deturpate. Dio che bello. E poi un finale inaspettato con La Domenica delle salme del Poeta, anche se non amava definirsi tale, De Andrè, presentata nella maniera più umile del mondo ed eseguita nella maniera più giusta: stravolta ben bene. "Questa era davvero l'ultima, buonanotte,grazie mille *anzi milioni* " eppure le luci rimangono spente e nessuno prova ad alzarsi in sala. Pochi minuti ed ecco che te lo rivedi uscire in mezzo alla platea, tra noi del pubblico (io ormai esaltata non mi trattenevo quasi più: "Oh Oh Oh!"), con tanto di musicisti ovviamente. Evvai con una Produzioni seriali di cieli stellati unplugged con tanto di toppa clamorosa del Brondi che sbaglia l'attacco e giù tutti a ridere (colpa del vino, sì sì ). Insomma queste Luci della Centrale Elettrica mi hanno stravolta proprio per bene, non c'è che dire.