Questi sono i pensieri di Keith Schroeder, pastore luterano a bordo di un Chessna in balia di forti turbolenze esterne.Quelle che gli agitano l'anima non sono tuttavia da meno.
Travis Boyette, qualche giorno prima, gli è piombato in chiesa a Topeka, nel Kansas per parlare a quattr'occhi e scaricarsi la coscienza confessando lo stupro e l'uccisione di una giovane cheerleader. L'uomo dice di essere in fin di vita e di voler impedire che un ragazzo di colore del Texas - Donté Drumm - paghi al posto suo per essere stato ingiustamente accusato.Da quel momento, per Keith Schroeder, servitore del paradiso, comincia un inferno vero e proprio. Siamo a lunedì. Donté Drumm verrà giustiziato di giovedì. Ha passato 9 anni nel braccio della morte dopo che quell'animale del detective Kerber gli aveva scucito una confessione con la frode alla stazione di polizia.Una confessione estorta con l'intimidazione che è l'unica prova per la quale Donté è stato condannato, in un processo tutt'altro che equo e nel quale procuratore e giudice andavano persino a letto insieme.Nessun'altro elemento a carico, nessun cadavere, nessun indizio contro. Ci sono state solamente due testimonianze fasulle in aula che lo hanno inchiodato: una è quella di Joey Gamble, il moroso della vittima; l'altra è quella di un compagno di cella che, per uno sconto di pena, fu prontissimo a sparare palle.
Come impedire allora l'esecuzione pendente? Come liberare un innocente e riabilitarlo, presentando al mondo il vero assassino della cheerleader Nicole Yarber?
L'unico modo è convincere Travis Boyette a spostare le chiappe dal Kansas al Texas e farlo parlare con avvocati e governatori, prima delle 18.00 di giovedì. C'è il rischio che venga preso per un mitomane che cerca il suo quarto d'ora di celebrità. La sua fedina penale di stupratore seriale non depone certo a favore della sua credibilità. Ma Boyette è l'unico che può impedire la tragedia perché sa dova si trova il corpo di Nicole, quel corpo che tutti - madre di Nicole in testa - credono sia stato trascinato dalle rapide del Red River nei pressi di Sloane e che invece si trova a un metro e mezzo sottoterra, dove lui l'ha seppellito con vanga e fatica ...
Il pastore Schroeder è pronto a rischiare l'abito talare pur di accompagnarlo in Texas, violando i termini della sua libertà vigilata e rendendosi complice di un reato. E' pronto a sedere in auto accanto ad un pazzo affetto da crisi episodiche e spasmi che non fa che ripetergli quanto "sia carina sua moglie" e di quanto gli piacerebbe provarci anche con lei. Un uomo che non dà alcuna garanzia su ciò che afferma.
Io confesso parte con il trucco un po' abusato del criminale che si affida al segreto sacerdotale per poi abbandonare la premessa alla Alfred Hitchcock e lanciarsi ina disperata avventura fatta di tortuose strade legali, cavilli, battaglie per impedire che lo Stato del Texas addormenti per sempre la persona sbagliata.
E' un Grisham che ultimamente piazza i suoi personaggi sempre più spesso davanti al web, un po' più prolisso del solito - specie quando descrive la rivolta razziale a Sloane, come fece ne L'ultimo giurato -, con un umorismo tetro - quando si prende gioco dell'inquietante madre di Nicole, delle sue veglie funebri e del suo rapporto morboso con i giornalisti -, impietoso con le istituzioni e gli uomini che ci stanno dietro - l'avvocato difensore dell'innocente ha il suo bel da fare nel battagliare l'insensibilità di governatori e poliziotti -, cinico e pessimista sul destino dei carcerati, provinciale e bigottino, ruvido, realista e antirazzista.
In una parola è il Grisham di sempre, l'unico che ci possa condurre con eccellente maestria e in uno stile asciutto lungo i cortili e le case della piccola realtà americana ingigantendone all'eccesso ogni dettaglio, come solo gli statunitensi sanno fare, e avvolgendoli tra le garze del peccato originale, tra istinti sessuali mai sopiti, pulpiti, ingiustizie e sentenze, idealismi e nichilismo.
Il Texas rurale con i suoi sapori forti, i fuoristrada, il football, i superalcolici e la Bibbia è lo scenario perfetto per questo nuovo legal thriller ancora fresco di stampa. Peccato che la freschezza si perda in certi dejavu letterari che l'autore ha già tirato fuori dalla sua valigetta di pelle un po' consunta da legale altrettanto consumato, facendolo assomigliare a successi del passato come L'appello che qui ritroviamo con tutta la sua precisa crudezza nel momento topico della pena di morte. Il tema che più è caro al grande maestro.
Arnoldo Mondadori€ 20,00