Il mio primo approccio con Glamour (o forse era Cosmopolitan) risale a qualche anno fa, durante uno dei miei primi giorni all'università: una mia compagna di corso leggeva in treno questa rivista, e mi ritrovai la sera a piangere sentendomi completamente inadeguata, io che nell'abbinare i colori ero una frana - e per certi versi lo sono ancora adesso - e che non capivo come mai il cosa mi metto fosse così importante. Solo quando ho iniziato ad amare me stessa ho compreso il senso di tutto questo: non è questione (solo) di marca, non è questione (solo) di cosa va di moda oggi, è anzitutto questione di star bene con se stessi.
So cosa penseranno in molti: una minimalista low cost non dovrebbe leggere Glamour. Una social media addicted come me dovrebbe cibarsi solo di Wired e Rolling Stone. Non che non ci abbia provato. Ma ho capito che amare se stessi significa anche amare le proprie debolezze, e dargli spazio. Con ogni probabilità nessun paio di Hogan varcherà mai la mia scarpiera, ma la mia parte debole non smetterà mai di guardarle. Per poi destinare il prezzo di quelle meraviglie a un weekend fuori porta o una carrellata di libri. Perché sarò anche debole, ma sono pur sempre io.