Mentre sono all'aeroporto di Pisa, di fronte al distributore di piadine e sushi, seduta ad un tavolino in ferro nero pieno di mosche che puntano la mia lattina di Coca Zero (beh, vi ho regalato un briciolo di depressive live, come vi sentite adesso?), decido di scrivere due paroline in merito al mondo mamma, come trovereste scritto su Gioia o su Grazia, o in uno a caso di quei settimanali che suscitano da un numero imprecisato di lustri la stessa domanda: ma chi è che li compra?
Il mondo mamma è bello incasinato. Considerazione globale, scaturita però dall'osservazione di una sola coppia con due bambini piccoli, seduta al tavolo di fronte al mio. Lui dà lo yogurt alla bimba, lei (la moglie, si presume) invece pulisce il tavolo con l'avambraccio, dondola la carrozzina con l'altra creatura, parla al telefono, si sistema le ciocche di capelli, e rotea le caviglie come a sgranchirsi le ossa. Lui si limita a dare lo yogurt alla figlioletta, in posizione seduta rigida, a 90 gradi, proteso nel compimento della sua azione. E quando la piccola si rifiuta serrando la bocca, il paparino insiste con il cucchiaino (si chiama operazione sfondamento). Ovviamente la pappina rosellina finisce ai lati della bocca e gocciola sul vestitino, e la mamma, mentre fa le cose di cui sopra, con la velocità di una salamandra braccata, tira fuori un fazzoletto di carta dalla borsa e trova il modo per pulire la bocca alla piccola, lanciando occhiatacce di rimprovero al marito. Il tutto sempre parlando al telefono.
A me sale l'ansia. Io non sono così, non sono mondo mamma. Provo a mettermi nella situazione della coppia che osservo, e traggo le seguenti considerazioni:
1) Io lo yogurt rosa a mia figlia sdentata non l'avrei dato, non per qualcosa, ma perché lei al primo cucchiaino me l'avrebbe sputato dritto in un occhio, ed io le avrei detto 'hai ragione, sta merda la diamo a paparino, guarda come la mangia papà, vedi?'.
2) Io il vestitino a balze rosa a mia figlia non l'avrei mai messo, ma solo perché lei non l'avrebbe voluto.
3) La carrozzina non l'avrei dondolata, avrei detto a mio marito 'Tuo figlio piange, vedi di far qualcosa, tira fuori la tua proverbiale creatività, mentre io vado in bagno a sistemarmi i capelli'.
4) Se avessi visto mio marito insistere con il cucchiaino praticando operazione sfondamento, gli avrei detto 'Non insistere, fai il ritroso, funziona con le donne'. Lui mi avrebbe risposto 'ma se mi hai appena detto che con te non attacca mai!', ma questa è un'altra storia, non divaghiamo.
5) Non avrei mai lanciato occhiatacce di rimprovero a mio marito. Non mentre parlo al telefono, almeno. I rimproveri sono belli solo quando diretti, senza intralci: quando si può urlare, pestare i piedi, ringhiare, graffiare, fare pace.
6) Tutte quelle cose, compreso il gesto distratto, ma ossessivo, di pulire il tavolo con l'avambraccio, non ce l'avrei fatta a farle contemporaneamente.
Avrei cantato sottovoce, probabilmente. Letto le ultime pagine di un libraccio appoggiato sugli scaffali della libreria, spento il telefono perché all'aeroporto suona per dire quando parti-quando arrivi-dove vai, andata a fare due passi fuori per provare l'ebrezza di passare dall'aria condizionata a quella non, osservato il monitor delle partenze facendo finta d'essere in una multisala con i titoli dei film 'danno Francoforte di Alitalia alle 12 e 15, vediamo quello?'. Salutato persone sconosciute al gate degli arrivi, solamente per il piacere immenso di vedere che faccia avrebbero fatto. Ed infine preso il barattolino di yogurt rosellino, portato in bagno, rovesciato nel wc, e tirando lo sciacquone avrei detto 'Ti auguro buon viaggio a bordo di Ryanair'.
Il mio mondo mamma non è mai stato da rivista, non corrisponde a quello che leggo nei blog delle mamme. Non sono attenta, non sono salamandra nel tirar fuori fazzoletti dalla borsa, non ho kit di pronto soccorso, non so fare il cake design. Sono disorganizzata, disordinata, spesso con la testa tra le nuvole, vado ai colloqui con le insegnati e finisco per parlare di come si vive bene in Italia, nonostante tutto, o dell'ultimo film visto. Faccio le torte storte con la panna e mi brucio i polsi tutte le volte che uso il forno. Vesto i miei figli secondo i loro gusti, metto loro la maglia della salute sbagliata "ma non è caldo cotone, questo!" (come mi disse una volta una mamma attenta, non ho mai capito la differenza tra cotone e caldo cotone, lo ammetto). Non ho mai avuto bisogno di dritte per superare la depressione post partum, anzi, post partum stavo una favola. La depressione m'è venuta prima, quando allo specchio mi vedevo come la donna cannone travestita da balena e leggevo la pietà nell'altrui sguardo per cotale cetaceo aspetto. Ho sempre adorato allattare quando quasi tutte le mie amiche mamme mi dicevano 'pazza, 18 mesi di allattamento, ma sei pazza, una donna oggi come fa?'. Non ho mai usato il reggiseno da allattamento, non ho mai parlato dell'episiotomia così come i reduci della guerra in Afganistan, non mi sono mai dilungata circa malanni dei miei figli.
Come fa una donna oggi? Ho scelto di avere due figli quando le mie amiche coetanee ancora andavano in discoteca e mi dicevano 'ma li fai così presto?' strabuzzando gli occhi. Adesso che in discoteca ci vado io, le mie amiche coetanee che stanno solo pensando ad avere figli, mi dicono 'ma vai in discoteca adesso?', sempre strabuzzando gli occhi.
Lo faccio apposta a sbagliare i tempi, più sono criticata più sono interessante.
Tutto il ballo, il mondo intero, tutto si coprì di nebbia nel cuore di Kitty. Soltanto la severa educazione ricevuta la sosteneva e l'obbligava a fare quello che da lei si pretendeva, cioè ballare, rispondere alle domande, parlare, sorridere persino. Ma, prima che cominciasse la mazurca, quando già si allontanavano le sedie e alcune coppie s'erano mosse dai salotti verso la sala grande, Kitty fu presa da un attimo di disperazione e di sgomento. Aveva rifiutato cinque cavalieri e ora non ballava la mazurca. Non c'era neppure speranza che qualcuno l'invitasse; proprio perché ella aveva un così grande successo in società, a nessuno poteva venire in mente che non fosse impegnata fino a quel momento.
Lev Tolstoj - Anna Karenina