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Io e lei. una commedia (gay) teatrale nei cinema un po' per sbaglio

Creato il 17 ottobre 2015 da Furio Spinosi @ilfilmaniaco

IO E LEI. UNA COMMEDIA (GAY) TEATRALE NEI CINEMA UN PO' PER SBAGLIO

Il fatto di non capire o forse non accettare che l'omosessualità ha molti modi di esser vissuta e si possa trovare anche in contesti borghesi e ordinari è stato il grave errore di un certo tipo di pubblico e critica che sembra disdegnare "Io e lei", quarto film di Maria Sole Tognazzi, accusandolo di mostrare un'implausibile e antierotica storia lesbo. E allora via agli insulti verso la rappresentazione dell'Italia che ritroviamo nel film: l'attico pacchiano capitolino, il SUV, il car sharing, due i-phone a testa, il gatto maculato di razza rarissima, il domestico e amico filippino anche lui gay. Se la Tognazzi sceglie ancora, dopo L'uomo che ama e Viaggio sola, di ambientare un'idea buona anche se non originalissima in un milieu alto-borghese questo è di certo non tanto per accontentare un certo pubblico, ma per inserire le due abbienti protagoniste perfettamente nel loro habitat di riferimento. Infatti Federica (Margherita Buy) è un architetto con uno studio suo e Marina (Sabrina Ferilli) è un'attrice in voga decenni prima, non particolarmente amata dalla critica, che si sta godendo i frutti della sua carriera e gestisce un'attività imprenditoriale nel settore del catering. Insieme stanno affrontando la crisi sentimentale che tocca universalmente a gran parte delle coppie, ma qui si aggiunge disagio da parte di Federica nei confronti del coming out di Marina ormai compiuto pubblicamente anni addietro e che continua a rivendicare a gran voce durante le interviste che riviste femminili le fanno. Il procedere iniziale per gag di "Io e lei" , che successivamente diventerà mélo e per un attimo persino drammatica, offre a questa commedia un'incursione nel brillante, soprattutto grazie al contributo di un affiatamento sincero e inaspettato fra Buy e Ferilli e in particolar modo alla comicità naturale e innata della nota attrice e showgirl romana.

Nonostante le occasioni di fare gag e rappresentare una coppia gay in chiave smaccatamente comica fossero dietro l'angolo, in realtà il gioco ironico a due che viene fatto in continuazione da Buy e Ferilli prima che il dramma cominci a farsi realmente strada, risulta molto spontaneo e quindi apprezzabile perché riesce a rendere questa strana coppia assolutamente credibile, senza bisogno di scomodare pomiciate o scene di sesso scandalo. Tutto questo sembra servire a poco: il film è uno scandalo a causa della tematica lesbo e quindi il pubblico chissà cosa si aspetta. C'è una scena abbastanza centrale (vedi sotto) in cui la coppia discute a letto, senza mai esplodere in modo definitivo, dove inizialmente il personaggio di Marina fa menzione di un film che le è stato proposto per un suo ritorno alle scene e in cui si tratta un tema importante senza essere pesante. Evidente frecciata autoreferenziale della Tognazzi al film stesso, oltre alla già menzionata finzione che imità la realtà (Ferilli che interpreta un'attrice famosa ma sottovalutata).

Il film ha lo scopo di trattare l'omosessualità e i suoi risvolti di coppia mettendo parzialmente da parte il disagio nei confronti della società discriminante e gioca benissimo col genere della commedia sentimentale, mostrandoci la coppia gay come cosa perfettamente normale. Le crepe in questo matrimonio perfettamente banale con le cene a casa dell'ex marito di Federica, le uscite al cinema insieme alle amiche lesbiche, le serate tranquille davanti alle serie di Sky Atlantic, vengono introdotte magistralmente da Margherita Buy, che con la sua ritrosia tipica dà fuoco alle micce e metterà in crisi tutto. I problemi nel film però non mancano. La fotografia di Catinari specie nelle gestione degli interni, ha un uso delle luci figlio dell'illuminazione "smarmellata" da fiction che potremmo risparmiarci al cinema. L'unica scena esterna che sembra immersa in una realtà urbana pura, dunque convincente, è quella in cui la Ferilli rimane imbottigliata nel traffico e scoppia a piangere e a clacsonare insieme agli altri. Se dentro ai loro ambienti tutti gli attori si sentono a proprio agio, il Fuori manca quasi completamente. Le scenografie al limite del kitsch nell'appartamento di Marina e persino gli ambienti più spartani, come ad esempio le case del figlio, dell'ex marito, la scuola guida, lo studio dentistico e oculistico sono una quinta teatrale dove gli attori hanno un collocazione precisa e devono sempre gravitare attorno alle due indiscusse star. Il famoso ascensore dove ritroviamo Federica e Marina a inizio e fine film non è reale. Questa commedia teatrale, tolto il difetto macroscopico che la stiamo guardando al cinema, risulta un'ora e mezza passata piacevolmente. La Ferilli dimostra una maturità attoriale ancora imperfetta, ma decisamente in netto miglioramento. Rimanete durante tutti i titoli di coda.


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