Mamma e papà hanno modalità diverse, però complementari, di soddisfare le necessità psicofisiche di un bambino che sta crescendo. Dalla mamma ottiene calore, protezione, tenerezza ed attenzioni; dal papà l'allegria, entusiasmo, l'esplorazione del mondo e l'autonomia. Può succedere che la mamma limiti il bimbo nella sua conquista dell'autonomia, della sperimentazione delle proprie capacità, proprio per la forte simbiosi che caratterizza questo legame. Tuttavia, la natura fa sì che a un certo momento il bambino acquisisca gli strumenti fisici (muscolatura e gambe sempre più toniche) e cerebrali (controllo dell'equilibrio) per alzarsi e muoversi separato dalla mamma.E' a questo punto che entra in gioco (anche letteralmente!) il papà, tendenzialmente meno apprensivo e protettivo, che deve incoraggiare il bimbo ad esplorare le proprie maturate risorse fisiche e capacità. Presumibilmente, quando srà il momento, sarà il papà che porterà suo figlio al parco, che a un certo punto gli toglierà le rotelline posteriori della bici , che lo accompagnerà a giocare a pallone o a pallacanestro. Per cui giocare con tutto quello che è possibile giocare si trasforma in un momento di crescita fondamentale, dato che il bambino imparerà sempre più ad imitare le abilità, a rinforzarsi fisicamente e trovare, poco a poco, le risorse per maturare il proprio sviluppo e la propria capacità relazionale.Il mondo del lavoro, con le proprie regole che spesso lo rendono duro e stressante, a volte condiziona il papà.Dov'è il pericolo? Che il papà trasferisca modalità e caratteristiche di comportamenti diffusi nel mondo del lavoro, nel gioco, soprattutto se si tratta di un figlio maschio, per cui viene dato corso a derive inutili ed esagerate di "virilità". Invece dobbiamo tener presente che accanto ai giochi "competitivi", nei quali uno solo prevale su tutti gli altri, esistono attività ludiche "cooperative" (giocare con il Lego, fare un puzzle, costruire un castello di sabbia ecc.) nelle quali tutti i partecipanti... vincono!E' ovvio che un pizzico di competitività e sano spirito sportivo non avranno modo di mancare, magari con il papà che saprà distribuire "equamente" le vittorie, un po' a tutti, a turno... Così facendo verrà alimentata l'autostima del bimbo e allo stesso tempo verrà preparato anche ad accettare le sconfitte.
Articolo originale: rivista "My bebé y yo"
Traduzione: paternamente.it