oggi lo fanno pure loro, pensando che la parità voglia dire ripercorrere gli stessi errori che un tempo aborrivano. "L'utero è mio e lo affitto io", sarebbe più attuale dire dopo le recenti polemiche sulle unioni civili, la maternità surrogata e l'utero in affitto. Comunque, oggi ennesima giornata di celebrazioni e annunci per la "festa della donna", anche se continuano ad esserci forti discriminazioni tra i due sessi soprattutto nel mondo del lavoro. Un gap in Europa tra donne e uomini sia per lo stipendio e la carriera che nella scelta o meno del part-time, che aumenta con il numero di figli. L'Italia resta però tra i Paesi 'virtuosi' per uno degli scarti salariali minori registrati tra i 28 paesi Ue, mentre si trova a metà classifica per numero di donne con figli che finiscono per scegliere di lavorare a tempo parziale. In media nella Ue una donna a pari mansioni di un uomo guadagna il 16,1% in meno (cifre 2014): i paesi che più discriminano sono Estonia (28,3%), Austria (22,9%), Repubblica ceca (22,1%), Germania (21,6%) e Slovacchia (21,1%). L'Italia è invece tra i 'primi della classe', con una differenza di stipendio tra uomo e donna solo del 6,5% terza dietro Slovenia (2,9%) e Malta (4,5%), e seguita da Polonia (7,7%), Lussemburgo (8,6%) e Belgio (9,9%). Le donne lavorano inoltre molto più part-time che gli uomini, e più hanno figli più aumentano i part-time: la media Ue registra il 20% di donne che lavorano a tempo parziale, percentuale che sale al 31,% con un figlio, a 39,2% con due e a 45,1% con tre o più. Per gli uomini, invece, è dell'8,2% per chi è senza figli, e scende a 5,1% con un figlio, 4,8% con due mentre sale a 7% con tre o più. L'Italia si colloca sopra la media Ue ma in posizione intermedia, con 27,8% per le donne senza bambini, al 35,7% con uno, al 42,1% con due e al 45,1% con tre o più. Questo quanto emerge dai dati Eurostat diffusi in occasione dell'8 marzo.
oggi lo fanno pure loro, pensando che la parità voglia dire ripercorrere gli stessi errori che un tempo aborrivano. "L'utero è mio e lo affitto io", sarebbe più attuale dire dopo le recenti polemiche sulle unioni civili, la maternità surrogata e l'utero in affitto. Comunque, oggi ennesima giornata di celebrazioni e annunci per la "festa della donna", anche se continuano ad esserci forti discriminazioni tra i due sessi soprattutto nel mondo del lavoro. Un gap in Europa tra donne e uomini sia per lo stipendio e la carriera che nella scelta o meno del part-time, che aumenta con il numero di figli. L'Italia resta però tra i Paesi 'virtuosi' per uno degli scarti salariali minori registrati tra i 28 paesi Ue, mentre si trova a metà classifica per numero di donne con figli che finiscono per scegliere di lavorare a tempo parziale. In media nella Ue una donna a pari mansioni di un uomo guadagna il 16,1% in meno (cifre 2014): i paesi che più discriminano sono Estonia (28,3%), Austria (22,9%), Repubblica ceca (22,1%), Germania (21,6%) e Slovacchia (21,1%). L'Italia è invece tra i 'primi della classe', con una differenza di stipendio tra uomo e donna solo del 6,5% terza dietro Slovenia (2,9%) e Malta (4,5%), e seguita da Polonia (7,7%), Lussemburgo (8,6%) e Belgio (9,9%). Le donne lavorano inoltre molto più part-time che gli uomini, e più hanno figli più aumentano i part-time: la media Ue registra il 20% di donne che lavorano a tempo parziale, percentuale che sale al 31,% con un figlio, a 39,2% con due e a 45,1% con tre o più. Per gli uomini, invece, è dell'8,2% per chi è senza figli, e scende a 5,1% con un figlio, 4,8% con due mentre sale a 7% con tre o più. L'Italia si colloca sopra la media Ue ma in posizione intermedia, con 27,8% per le donne senza bambini, al 35,7% con uno, al 42,1% con due e al 45,1% con tre o più. Questo quanto emerge dai dati Eurostat diffusi in occasione dell'8 marzo.