Cos'è che trasforma un oggetto semplice e quotidiano in un frammento d'eternità capace di far vibrare le corde più nascoste del nostro essere?
Generazioni di studiosi si sono interrogati sull'argomento. E generazioni di aspiranti poeti hanno cercato questa miracolosa trasmutazione. Ma solo pochi, pochissimi, hanno avuto questo raro dono. Emily Dickinson è per molti versi l'esempio più luminoso. Non a caso la figura di questa giovane donna ha da sempre una presa straordinaria sul pubblico più vario.
Forse perché dotata di una contraddittorietà intrinseca che fa oscillare i suoi versi tra opposti sorprendentemente complementari: delicatezza e potenza, quotidianità e astrusità, unicità e universalità... nessuno come la Dickinson ha saputo trasfigurare le sue esperienze particolari fino a farle diventare dei messaggi sibillini rivolti a tutti. Mostrare nascondendo, o nascondere mostrando: con questo duplice movimento la Dickinson riesce a far risuonare nel lettore qualcosa di intimo e familiare, svelandolo improvvisamente come nuovo.
Joseph Cornell, artista americano che ha dedicato numerose opere alla poetessa, aveva battezzato questa risonanza improvvisa "shining hour", l'ora luminosa della rivelazione di un segreto. La passione di Cornell per la Dickinson non è casuale : come il più defilato dei surrealisti, anche la Dickinson adotta spesso la combinazione inaspettata fra elementi apparentemente incongrui.
Avvicinarsi alla produzione di questa meravigliosa poetessa può sembrare un'impresa titanica: 1789 componimenti in 56 anni di vita, con un picco di 365 in un solo anno. E tutti fulminanti, densi, profondi, memorabili. A volte si sfoglia una raccolta di poesie in cerca di una buona citazione, della frase perfetta per una persona cara. Non provate a farlo con : finireste come Alice nella tana del Bianconiglio, assorbiti da un mare di suggestioni, metafore, lampi e miniature, il mondo dei giganti e dell'infinitamente piccolo tutto nel palmo delle vostre mani.
Fortunatamente c'è chi ha pensato a noi comuni mortali, selezionando con cura poche, sublimi poesie nella vasta produzione dickinsoniana. Io lascerò il mio cuore appena in vista, curato da Francesco Fava, è una breve raccolta significativa già nel titolo, oltre che nell'attenta traduzione. Una scelta tematica ovviamente arbitraria ma accorta, che mescola componimenti fra i più celebri con altri meno noti ma comunque rivelatori. Il filo conduttore è infatti la preziosa vita interiore della Dickinson, i moti del suo animo capace di spaziare dall'intimismo più delicato alla vastità spaventosa dell'infinito e dell'aldilà.
Alle mie orecchie il nome
Illumina con un'incandescenza
Il pensiero dietro un velo così lieve -
E' più distintamente in vista -
Come rivelano merletti un fremito - O nebbie - l'Appennino Intima - fuggitiva
Come tramonto sulla neve.
Impossibile racchiudere nella prosa l'introspezione impersonale della Dickinson, che, come solo i grandi poeti sanno fare, riesce a mettersi a nudo mantenendo il mistero.
A volte la sua onestà è quasi brutale: per lei [...] la verità è salute - e la salvezza, e il cielo. Ma poi ci sfiora il dubbio che sia l'Io Poetico a parlare, e che lei sia solo un tramite. Che, insomma, indossi una maschera come si usava nell'antica Grecia, dove il divino e la poesia erano legati indissolubilmente.
Notti furiose - notti furiose!
Se fossi insieme a te
Notti furiose sarebbero
La nostra voluttà! [...]
Amori veri o letterari? Non che abbia poi molta importanza, la bellezza dei versi è innegabile e sfrontata. Ma la familiarità, la vicinanza con cui scrive, la totale assenza di formalismi letterari e l'indifferenza per la fama, fanno intuire la realtà e l'autobiografia dietro i versi. Il riserbo vittoriano si scontra con la schiettezza americana e il cortocircuito è irresistibile e dirompente.
[...] Buona! Se solo avessero sbirciato -
E visto il mio cervello che girava intorno [...]
Il vicino e il lontano, il quotidiano e l'esotico: nulla è troppo minuto o troppo sublime per la penna di un poeta, eppure il suo ruolo è umile ed evanescente.
I poeti non accendono che lampade -
Poi loro - si dissolvono - [...]
Ecco, forse è questo il vero segreto della poesia, illuminare la realtà.
Pubblicato da
Marzia Flamini
Prima di approdare alla Minerva Auctions, sono stata assistente in una galleria d'arte a Via Margutta, guida turistica e stageur fra musei, case d'asta e la rivista ArteeCritica. Vivo circondata dai libri, vado al cinema più spesso di quanto sia consigliabile e viaggio appena posso. Leggi tutti gli articoli di Marzia Flamini