Io & Lei, ovvero come ti racconto la coppia lesbo

Da Giulia Calli @30anni_Giulia

20Prima di ritornare a Barcellona sono stata al cinema con i miei. Uno di quei cinema d'altri tempi, con una cinquantina di posti, dove senti i suoni anche della sala adiacente.

Abbiamo visto Io & Lei, il film interpretato da Margherita Buy e Sabrina Ferilli e diretto da Maria Sole Tognazzi.

Io e mia madre siamo due fan della Buy, che ormai è un porto sicuro, nel senso che quando vedi un suo film sai già che andrai a conoscere una donna nevrotica, della borghesia romana, afflitta da qualche problema o crisi esistenziale. E infatti. La Ferilli invece non posso annoverarla fra le mie attrici preferite, ma devo dire che mi fa simpatia. E alla fine anche lei interpreta quasi sempre ruoli che le sono congeniali, donne sensuali e decise, della classe media romana, con quel fare caciarone che ti strappa un sorriso.

Io & Lei racconta la storia di Federica (Buy) e Marina (Ferilli), due donne che stanno insieme da 5 anni, vivono una solida relazione di coppia e una vita normale, due avviate professioni, un'agiatezza economica che permette loro di vivere serenamente in un fantastico appartamento di Roma. Hanno una routine come quella di tante coppie, mangiano di fronte alla televisione, cucinano insieme, litigano per i peli del gatto sul divano, si addormentano stanche la notte lamentandosi dei loro acciacchi.

Marina è l'anima mediterranea della coppia, energica, positiva, con un passato da attrice, ora imprenditrice e un'omosessualità vissuta senza vergogna. Federica invece è un architetto in carriera, ex moglie di un dentista e madre di un ventenne, che vive l'amore con Marina al riparo della loro casa, ma non ama parlare della sua relazione con gli altri, preferendo mantenerla segreta ai più. La storia arriva a complicarsi per via delle incertezze di Federica, che re-incontra un uomo con cui in un passato pre-Marina c'era stata un'attrazione mai dichiarata.

Apprezzo lo sforzo della Tognazzi di rappresentare la vita di una coppia omosessuale in una Roma dei giorni nostri. Il racconto permea normalità, si parla tanto di problemi di coppia comuni a tutti, e sono sicura che molti spettatori si riconosceranno in certe dinamiche e dialoghi del ciclo stabilità-tradimento-separazione-riconciliazione.

Queste due donne si vogliono bene, anche se si appassionano poco. Scherzano, si danno i buffetti, sembra che stiano lì per farsi compagnia. Si ripete spesso che stanno insieme da 5 anni, forse l'intento era farci entrare in quello stato di calma e rassegnazione sentimentale che acquisiscono le coppie di vecchia data? Può essere, anche se idealista come sono, nonostante tutto, a me 5 anni non suonano come 50.

Ho trovato un po' comodo nello sviluppo della trama il fatto che una delle due sia responsabile della crisi di coppia perché caduta in tentazione con un uomo. Comunque. Sono alcuni dialoghi che mi hanno fatto cadere un po' le braccia.

Ecco ad esempio l'ex marito di Federica che si arrampica sulla classica delle classiche:
- Non posso essere geloso di Marina perché è una donna, e l'idea di voi due mi eccita anche un po'.

L'italiano medio all'attacco, il cliché posato su un piatto d'argento. Può essere che servisse a bilanciare tutta la normalità che ci era stata presentata finora? Troppo scontata la trama senza nemmeno una battutina del genere?

Ho perso poi un braccio con l'esclamazione " Quanto spreco!" che Marina pronuncia vedendo il fidanzato bello e mascolino del ragazzo filippino (mingherlino ed effeminato, naturalmente) che pulisce casa sua.

Ma spreco di cosa, esattamente? Ricorderò sempre le parole di un'amica (lesbica), un giorno che commentavamo questa tipica frase etero secondo cui gli uomini gay e belli sono uno spreco e una sottrazione di risorse al genere femminile: " Se due persone si amano, lo fanno e basta, non stanno sprecando nulla ne togliendo niente a nessuno ".

La carrellata di cliché continua anche quando si dipingono gli uomini della storia. Per questo non può mancare l'uomo che passa le serate sul divano a guardare una partita di calcio di due squadre sconosciute, o che si intrattiene con altri uomini a parlare di pesca e sport senza accorgersi che la sua compagna è andata via durante la cena e non è più tornata. Molto facile, parlare di uomini che sono tutti divano, televisione e disattenzione.

Sui titoli di coda finali mi è venuto da pensare che questo film sembrava pensato e raccontato proprio da un italiano medio. Forse proprio in questo sta il suo merito, aver raccontato una storia d'amore come tante, con un'evoluzione vista e rivista più volte anche nelle realtà di molti di noi.

Meno digeribili invece i buoni sentimenti che trionfano alla fine, ma si sa, andare a casa con l'amaro in bocca non piace a nessuno.

Un film un po' piacione, insomma. Mi interesserebbe sapere cosa ne pensano le mie amiche che vivono così bene la loro omosessualità, ma hanno scelto di farlo a Barcellona anziché a Roma o dintorni.

Intanto ditemi voi, lo avete visto? Come vi è sembrato?

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