Quando interpreto il canto di qualcuno, racconto quello che ha vissuto, come ha vibrato alla vita. È come se raccontassi la storia di un amico, perché se ho il compito, per qualche ragione, di testimoniare un momento del suo cuore, è certo perché il suo cuore era come il mio.
“Io, Liam” è un paranormal romance uscito dalla penna di Antonella Albano e edito da Il Ciliegio edizioni. È da tantissimo tempo che giace nei meandri della mia TBR ma finalmente sono riuscita a leggerlo. E se da un lato sono felice di aver posto rimedio ad un grave torto, dall’altro purtroppo non sono riuscita a godermi questo libro. Credo di aver superato la fase “amore vampiresco” e purtroppo non sono riuscita a godermi appieno la storia. Ho odiato la protagonista e le premesse e anche alcune scelte narrative.
Liam viene da lontano, dall’Irlanda del VII secolo d.C. ed è destinato a una vita innaturalmente lunga. Elisa è una giovane donna moderna, che vive un vuoto colmabile solo dal suo amore per il canto. Nella vita di Liam sembra esserci posto unicamente per la vendetta e il sangue; una promessa, però, fatta a Cathal, suo amico fraterno, lo accompagnerà lungo i secoli, fino a che il cerchio non si chiuderà una volta per tutte. Il suo progetto verrà sconvolto proprio dall’incontro con Elisa, e da un nemico implacabile che minaccia tutto ciò che imprevedibilmente è giunto ad amare. Mantenere un basso profilo, non indulgere all’amore o all’odio, era stato fondamentale, ma non ci era sempre riuscito. Si era nascosto in posti impervi anche umanamente, cambiando luogo ogni volta che la sua perdurante giovane età veniva notata. Si era illuso che la vita potesse avere un senso ma aveva finito per lavarsi via dal cuore ogni sentimento profondo. E proprio ora qualcuno veniva a togliergli le ragnatele dall’anima.
Certe storie non sono per tutti e nonostante il tema principale del libro sia quello della redenzione, pure non sono riuscita ad apprezzare appieno la storia. Forse per l’inclinazione troppo intrinsecamente religiosa, con una propensione a Dio esagerata, forse per il livello di male e violenza concepito, e probabilmente per la narrazione ingarbugliata, troppo ricca di spunti, con pov che spuntano come funghi e scene che mi sono ritrovata a non leggere, perché inutili alla storia. Da un certo punto di vista, ci sono fin troppi spunti, ma d’altra parte una creatura millenaria come Liam ha bisogno di certo di un percorso tortuoso per raggiungere la salvezza.
Liam è un vampiro, assetato di sangue, percorso da una indicibile sofferenza e dalla voglia ancestrale di liberarsi del peso della rabbia che si trascina dietro da sempre. Abbandonato dalla madre, morta prematuramente, e da quello che credeva il suo più caro amico, si ritrova a vagare per secoli, tra atti volutamente benefici e sacrifici, tra le guerre di una Europa agli albori e una modernità che dilania la sua vita, riducendolo al ruolo di professore. Liam lotta continuamente, tra i suoi istinti, la bestia che lo ha reso una creatura immortale e l’istinto a salvaguardare i più deboli. Di certo è una creatura affascinante, dilaniata dai sensi di colpa e dalla paura, da quegli istinti che gli sono propri ma che lui vorrebbe fuggire. Ma allo stesso tempo è troppo incatenato all’immagine del vampiro, che ne disegna i connotati, il che lo blocca, davvero. Anche alla fine, quando dovrebbe essere libero, cosa ottiene? L’amore? E poi? Tutto resta ancorato al niente, ad un incontro che cambierebbe solo un modo di pensare e non un modo di essere.
Dall’altra parte c’è Elisa, una studentessa universitaria, timida e introversa, quasi inquieta, incapace di accettare sé stessa, che vuole di più, ma non sa cosa. Solo l’incontro con Liam scatena in lei qualcosa, ed è un uomo, che condiziona la sua felicità in fondo. Ho un po’ storto il naso di fronte all’insta love che sviluppa nei confronti del Vampiro che la ammalia, con la sua forza e quel senso di protezione che sembra infonderle, senza muovere un muscolo. Un amore che non è basato sulla conoscenza reciproca, ma solo sulle sensazioni del momento e quindi in definitiva sul niente. Elisa è tanto fragile quanto forte, capace com’è di prendersi sulle spalle, il peso della sofferenza di Liam.
Gli altri personaggi che circondano la coppia, sono a tratti irritanti e a tratti incredibilmente dolci, ma a volte quasi di troppo, in un amore che sembra soffocare, ma che è la chiave di tutto.
Un bellissimo fil rouge in tutta la storia è la musica, che Elisa studia e Liam insegna, che tiene insieme il mondo, la chiave per la vittoria, la sconfitta della sofferenza e il trionfo della speranza. Perché in fondo è proprio questa che fa la differenza, la speranza che riempie il cuore e illumina il buio che risucchia la nostra anima.
Il particolare da non dimenticare? Un crocifisso…