Il Procuratore Generale della Corte dei Conti dichiara: "Il malaffare ci costa 60 miliardi l'anno"IO, MAZZETTARA MAI PENTITASconvolgente intervista ad una piccola tangentista che ci svela le regole della corruzioneA vent’anni dall’avvio della madre di tutte le inchieste sulla corruzione, MANI PULITE, e proprio nel momento in cui la Legge Anticorruzione rallenta pericolosamente il suo iter, l’intervento di ieri del Procuratore Generale della Corte dei Conti, che ne quantifica l’ammontare in 60 miliardi di euro/anno, è la conferma di quanto il fenomeno sia dilagante e radicato nel sistema economico italiano. Non si tratta solo di grande corruzione, quella per intenderci delle cricche affaristico-politiche di cui ci hanno narrato le cronache giudiziarie. Come risulta evidente a tutti noi, la corruzione è anche di piccola, perfino piccolissima, entità. Qualche settimana fa, un inviato de “LE IENE” ha dimostrato con una telecamera nascosta come presso gli uffici del Catasto di Napoli con una modica “offerta” (10/20 euro) è possibile ottenere just in time certificati per cui altrimenti sono necessari tempi biblici. A questi episodi va aggiunto il proliferare delle consulenze. Lo stesso Procuratore Generale della Corte dei Conti – supremo organo giudiziario in tema di contabilità pubblica – ha ribadito come “Gli incarichi e le consulenze conferiti dalle pubbliche amministrazioni a soggetti esterni sembrano spesso funzionalial perseguimento di obiettivi personalistici, cui è estraneo l’interesse pubblico ". Sulle paginedi qualche quotidiano odierno, c’è stato un Ministro che è giunto a proporre una sorte di legge sul pentitismo tangentizio. In sostanza, si dovrebbero prevedere norme premiali che incoraggino i “mazzettari” a svelare i sistemi corruttivi di cui loro stessi siano stati partecipi. Ci troveremmo, così, di fronte a dei novelli Brusca o Buscetta a cui assicurare una tutela dalle ritorsioni e offrire il cambio di identità, con annesso sostegno economico. Se non ci fosse da ridere, ci sarebbe da piangere…Insomma, sembra proprio doversi affermare che la corruzione sia un fenomeno antropologicamente connaturato con la Pubblica Amministrazione italiana (e di tutte le sue propaggini). Per meglio indagare le modalità spicciole con cui si attua la corruzione, abbiamo deciso di incontrare una mazzettara professionista, mai pentitasi peraltro, che anonimamente ha accettato di svelarci le regole del sistema.Signora, innanzitutto volevamo ringraziarla del coraggio che sta mostrando e, ovviamente, le assegneremo un nome di fantasia per tutelarla da ogni possibile ritorsione. Avrei pensato a Pollyanna, nome che viene associato alla cosiddetta “sindrome di Pollyanna”, dal nome della protagonista di un famoso romanzo di Eleanor Porter. Tale sindrome consiste nel percepire, ricordare e comunicare in modo selettivo soltanto gli aspetti positivi delle situazioni, ignorando quelli negativi o problematici. Dal breve colloquio preliminare che abbiamo avuto, ho capito che lei vede la sua attività di mazzettara come un gioco, magari pericoloso, ma di cui non prende in considerazione i risvolti negativi. Insomma, mi pare di capire, che per lei la corruzione è non solo un sistema per arrotondare lo stipendio ma anche un modo per evadere dalla noiosa quotidianità, è così?Sì, devo ammettere che lei ha colto nel segno. C’è un inconfessabile sottile piacere, direi quasi erotico, nel riuscire, con artifici vari, a procurarsi indebiti vantaggi dalla propria noiosissima attività di impiegato pubblico. Io, personalmente, ci vedo più un diversivo che mi consente di accettare il tran tranquotidiano, piuttosto che un vero e proprio reato. Certo, alla fine l’aspetto economico finisce per avere il suo spazio, ma non lo ridurrei tutto ad uno squallido commercio da monetizzare.Caspita, non avremmo mai pensato che la corruzione avesse anche finalità di tipo antidepressivo. Insomma, vuole dirci che, piuttosto che assumere una compressa di Xanax, è meglio organizzare una piccola truffetta in ufficio?Vede, essere inseriti organicamente in un sistema corruttivo prevede una capacità di organizzazione, un’attenzione al dettaglio e una dose di coraggio che rende indispensabile possedere capacità non comuni che poi l’adrenalina, prodotta dalla situazione rischiosa, può amplificare. Chi prova quell’adrenalica condizione non può essere né depresso né ansioso, altrimenti dopo poco scoppia e viene sgamato. Mi creda, non si riesce a condurre un gioco così pericoloso e complesso per decenni se non si posseggono qualità non comuni.Restiamo ammirati da tanta intricata capacità e specialissima competenza, complimenti davvero! Ma vorrei che ora entrasse più nel dettaglio. Può spiegarci come si riesce a creare un sistema corruttivo, facendola franca per anni?Diciamo che per anni le leggi che regolavano gli appalti pubblici sono state molto “lassiste”, insomma erano tali e tanti i buchi normativi per cui era davvero un gioco da bambini trovare le modalità paralegali per favorire un imprenditore a scapito di altri. Insomma, fino a certi importi le garette interne fittizie garantivano una sostanziale libertà di scelta che finiva sempre per essere generosamente ricompensata. Personalmente, gradisco essere ricompensata in natura. Viaggi, orologi, elettrodomestici ecc. ecc., consegnati rigorosamente fuori dai locali in cui si lavora, sono un utile sistema per dissimulare la mazzetta. Lo sanno pure i più fessi mazzettari che la dazione di danaro è sempre pericolosa, le banconote potrebbero essere segnate, lo scambio potrebbe essere filmato da videocamere nascoste. La consegna, a domicilio o durante opportuni pranzi di lavoro, di un voucher per le Maldive o di un orologio prezioso può essere sempre fatta passare per il frutto di una particolare intimità fra corruttore e corrotto. Anzi, personalmente ho avuto spesso relazioni erotiche con gli imprenditori con cui collaboravo. Così, furbescamente massimizzavo i risultati e, allo stesso tempo, mi creavo un alibi di ferro. “Signor Giudice, non di corruzione si trattava ma di pagamento per una normalissima prestazione sessuale” così posso sempre rispondere in caso di improbabile indagine giudiziaria. Ho solo un difetto, mi capita di raccontare durante l'intimità sessuale ai miei partner le mie imprese tangentizie e questo potrebbe costarmi caro, prima o poi. Ma come si fa a non raccontare le proprie malefatte? Non raccontarle a qualcuno, in fondo, sarebbe come non averle commesse mai. Vuole dirci che non ha mai ricevuto danaro dai suoi partner commerciali? Insomma, la cara e vecchia mazzetta ha ceduto il posto alle cosiddette regalie?Assolutamente sì, almeno al mio livello. Quando si parla di grande corruzione la faccenda è più complicata. Non conosco nel dettaglio come si regolano, ma ho sentito dire da qualche ben informato che si adoperano sistemi complessi che comprendono perfino la creazione di società estere, stabilite in qualche paradiso fiscale, che consentono giri interminabili che rendono molto difficoltoso rintracciare il collegamento fra corrotto e corruttore. Per quanto mi riguarda, preferisco il piccolo cabotaggio. Piccole regalie ma costanti e frequenti nel tempo. Non ci si arricchisce, è vero, ma si vive meglio molto meglio, mi creda. Quanti impiegati a 1500 euro al mese possono permettersi crociere, abiti di prestigio, gioielli e gadget elettronici di alta qualità? Poverini, io non riesco proprio ad immaginare la mia vita senza le occulte integrazioni che riesco ancora oggi a procurarmi. Ma ripeto, non è solo la voglia di agiatezza a spingermi. Sarei troppo meschina se non avessi anche una molla interiore da soddisfare. Volete mettere il piacere che può provocare andare in giro con un cappottino chic, che da solo costa quanto mezzo stipendio di un comune impiegato del mio modesto rango?Dalle sue parole emerge un quadro davvero imprevedibile sulla corruzione spicciola, quella che sembra tutto sommato innocua. Ci pare di capire che valga la regola aurea “è la somma che fa il totale”, come diceva Totò. Tanti piccoli oboli quotidiani consentono a molti impiegati pubblici di elevare il proprio tenore di vita. Bene per il piccolo mazzettaro, male per tutti gli altri loro colleghi, la maggioranza peraltro, che sono costretti a combattere con il caro-vita, con l’attacco alla stabilità del posto, con la riduzione dei diritti. Mia cara Pollyanna, non si sente una predatrice nei confronti dei colleghi meno fortunati?Le sembrerò perfida, ma confesso che risiede proprio in questo il mio principale movente. Non sa che goduria sia per me vedere le mie colleghe affannarsi con il triste e povero menage familiare, costrette a correre da un mercatino rionale ad un supermercato low cost per far quadrare gli striminziti bilanci familiari. E io lì imperterrita che sfoggio la pelliccia di visone, gli stivali da 300 euro o le borse da oltre 500. C’aggia fà, a lei sembrerà cattiveria assoluta, ma per me è proprie na grande soddisfazione !!!
Il Procuratore Generale della Corte dei Conti dichiara: "Il malaffare ci costa 60 miliardi l'anno"IO, MAZZETTARA MAI PENTITASconvolgente intervista ad una piccola tangentista che ci svela le regole della corruzioneA vent’anni dall’avvio della madre di tutte le inchieste sulla corruzione, MANI PULITE, e proprio nel momento in cui la Legge Anticorruzione rallenta pericolosamente il suo iter, l’intervento di ieri del Procuratore Generale della Corte dei Conti, che ne quantifica l’ammontare in 60 miliardi di euro/anno, è la conferma di quanto il fenomeno sia dilagante e radicato nel sistema economico italiano. Non si tratta solo di grande corruzione, quella per intenderci delle cricche affaristico-politiche di cui ci hanno narrato le cronache giudiziarie. Come risulta evidente a tutti noi, la corruzione è anche di piccola, perfino piccolissima, entità. Qualche settimana fa, un inviato de “LE IENE” ha dimostrato con una telecamera nascosta come presso gli uffici del Catasto di Napoli con una modica “offerta” (10/20 euro) è possibile ottenere just in time certificati per cui altrimenti sono necessari tempi biblici. A questi episodi va aggiunto il proliferare delle consulenze. Lo stesso Procuratore Generale della Corte dei Conti – supremo organo giudiziario in tema di contabilità pubblica – ha ribadito come “Gli incarichi e le consulenze conferiti dalle pubbliche amministrazioni a soggetti esterni sembrano spesso funzionalial perseguimento di obiettivi personalistici, cui è estraneo l’interesse pubblico ". Sulle paginedi qualche quotidiano odierno, c’è stato un Ministro che è giunto a proporre una sorte di legge sul pentitismo tangentizio. In sostanza, si dovrebbero prevedere norme premiali che incoraggino i “mazzettari” a svelare i sistemi corruttivi di cui loro stessi siano stati partecipi. Ci troveremmo, così, di fronte a dei novelli Brusca o Buscetta a cui assicurare una tutela dalle ritorsioni e offrire il cambio di identità, con annesso sostegno economico. Se non ci fosse da ridere, ci sarebbe da piangere…Insomma, sembra proprio doversi affermare che la corruzione sia un fenomeno antropologicamente connaturato con la Pubblica Amministrazione italiana (e di tutte le sue propaggini). Per meglio indagare le modalità spicciole con cui si attua la corruzione, abbiamo deciso di incontrare una mazzettara professionista, mai pentitasi peraltro, che anonimamente ha accettato di svelarci le regole del sistema.Signora, innanzitutto volevamo ringraziarla del coraggio che sta mostrando e, ovviamente, le assegneremo un nome di fantasia per tutelarla da ogni possibile ritorsione. Avrei pensato a Pollyanna, nome che viene associato alla cosiddetta “sindrome di Pollyanna”, dal nome della protagonista di un famoso romanzo di Eleanor Porter. Tale sindrome consiste nel percepire, ricordare e comunicare in modo selettivo soltanto gli aspetti positivi delle situazioni, ignorando quelli negativi o problematici. Dal breve colloquio preliminare che abbiamo avuto, ho capito che lei vede la sua attività di mazzettara come un gioco, magari pericoloso, ma di cui non prende in considerazione i risvolti negativi. Insomma, mi pare di capire, che per lei la corruzione è non solo un sistema per arrotondare lo stipendio ma anche un modo per evadere dalla noiosa quotidianità, è così?Sì, devo ammettere che lei ha colto nel segno. C’è un inconfessabile sottile piacere, direi quasi erotico, nel riuscire, con artifici vari, a procurarsi indebiti vantaggi dalla propria noiosissima attività di impiegato pubblico. Io, personalmente, ci vedo più un diversivo che mi consente di accettare il tran tranquotidiano, piuttosto che un vero e proprio reato. Certo, alla fine l’aspetto economico finisce per avere il suo spazio, ma non lo ridurrei tutto ad uno squallido commercio da monetizzare.Caspita, non avremmo mai pensato che la corruzione avesse anche finalità di tipo antidepressivo. Insomma, vuole dirci che, piuttosto che assumere una compressa di Xanax, è meglio organizzare una piccola truffetta in ufficio?Vede, essere inseriti organicamente in un sistema corruttivo prevede una capacità di organizzazione, un’attenzione al dettaglio e una dose di coraggio che rende indispensabile possedere capacità non comuni che poi l’adrenalina, prodotta dalla situazione rischiosa, può amplificare. Chi prova quell’adrenalica condizione non può essere né depresso né ansioso, altrimenti dopo poco scoppia e viene sgamato. Mi creda, non si riesce a condurre un gioco così pericoloso e complesso per decenni se non si posseggono qualità non comuni.Restiamo ammirati da tanta intricata capacità e specialissima competenza, complimenti davvero! Ma vorrei che ora entrasse più nel dettaglio. Può spiegarci come si riesce a creare un sistema corruttivo, facendola franca per anni?Diciamo che per anni le leggi che regolavano gli appalti pubblici sono state molto “lassiste”, insomma erano tali e tanti i buchi normativi per cui era davvero un gioco da bambini trovare le modalità paralegali per favorire un imprenditore a scapito di altri. Insomma, fino a certi importi le garette interne fittizie garantivano una sostanziale libertà di scelta che finiva sempre per essere generosamente ricompensata. Personalmente, gradisco essere ricompensata in natura. Viaggi, orologi, elettrodomestici ecc. ecc., consegnati rigorosamente fuori dai locali in cui si lavora, sono un utile sistema per dissimulare la mazzetta. Lo sanno pure i più fessi mazzettari che la dazione di danaro è sempre pericolosa, le banconote potrebbero essere segnate, lo scambio potrebbe essere filmato da videocamere nascoste. La consegna, a domicilio o durante opportuni pranzi di lavoro, di un voucher per le Maldive o di un orologio prezioso può essere sempre fatta passare per il frutto di una particolare intimità fra corruttore e corrotto. Anzi, personalmente ho avuto spesso relazioni erotiche con gli imprenditori con cui collaboravo. Così, furbescamente massimizzavo i risultati e, allo stesso tempo, mi creavo un alibi di ferro. “Signor Giudice, non di corruzione si trattava ma di pagamento per una normalissima prestazione sessuale” così posso sempre rispondere in caso di improbabile indagine giudiziaria. Ho solo un difetto, mi capita di raccontare durante l'intimità sessuale ai miei partner le mie imprese tangentizie e questo potrebbe costarmi caro, prima o poi. Ma come si fa a non raccontare le proprie malefatte? Non raccontarle a qualcuno, in fondo, sarebbe come non averle commesse mai. Vuole dirci che non ha mai ricevuto danaro dai suoi partner commerciali? Insomma, la cara e vecchia mazzetta ha ceduto il posto alle cosiddette regalie?Assolutamente sì, almeno al mio livello. Quando si parla di grande corruzione la faccenda è più complicata. Non conosco nel dettaglio come si regolano, ma ho sentito dire da qualche ben informato che si adoperano sistemi complessi che comprendono perfino la creazione di società estere, stabilite in qualche paradiso fiscale, che consentono giri interminabili che rendono molto difficoltoso rintracciare il collegamento fra corrotto e corruttore. Per quanto mi riguarda, preferisco il piccolo cabotaggio. Piccole regalie ma costanti e frequenti nel tempo. Non ci si arricchisce, è vero, ma si vive meglio molto meglio, mi creda. Quanti impiegati a 1500 euro al mese possono permettersi crociere, abiti di prestigio, gioielli e gadget elettronici di alta qualità? Poverini, io non riesco proprio ad immaginare la mia vita senza le occulte integrazioni che riesco ancora oggi a procurarmi. Ma ripeto, non è solo la voglia di agiatezza a spingermi. Sarei troppo meschina se non avessi anche una molla interiore da soddisfare. Volete mettere il piacere che può provocare andare in giro con un cappottino chic, che da solo costa quanto mezzo stipendio di un comune impiegato del mio modesto rango?Dalle sue parole emerge un quadro davvero imprevedibile sulla corruzione spicciola, quella che sembra tutto sommato innocua. Ci pare di capire che valga la regola aurea “è la somma che fa il totale”, come diceva Totò. Tanti piccoli oboli quotidiani consentono a molti impiegati pubblici di elevare il proprio tenore di vita. Bene per il piccolo mazzettaro, male per tutti gli altri loro colleghi, la maggioranza peraltro, che sono costretti a combattere con il caro-vita, con l’attacco alla stabilità del posto, con la riduzione dei diritti. Mia cara Pollyanna, non si sente una predatrice nei confronti dei colleghi meno fortunati?Le sembrerò perfida, ma confesso che risiede proprio in questo il mio principale movente. Non sa che goduria sia per me vedere le mie colleghe affannarsi con il triste e povero menage familiare, costrette a correre da un mercatino rionale ad un supermercato low cost per far quadrare gli striminziti bilanci familiari. E io lì imperterrita che sfoggio la pelliccia di visone, gli stivali da 300 euro o le borse da oltre 500. C’aggia fà, a lei sembrerà cattiveria assoluta, ma per me è proprie na grande soddisfazione !!!
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