Non osavamo forse sperare nel Gabibbo, ma in Luciano Moggi ci abbiamo creduto davvero e continueremo a farlo finché il consueto orrendo incucione prodomomea (se Mattarella salta cade il governo se cade il governo vanno tutti a casa) non collocherà il grigissimo al Quirinale.
Il gabbianone infilò Mattarella nella categoria bruciore di stomaco. Più che un fastidio, in realtà, un’occasione persa. Il paesino si adegua all’ennesimo nome vecchio, vecchio uomo, il presidente degli italiani – trillano gli occupatori del Palazzo – quando invece gli italiani continuano a non scegliere nessun presidente.
Presaperilculo delle più classiche i peana sull’alto profilo, l’altezza morale, l’onestà, e ci mancherebbe pure avessero nominato Attila. Stavoltà, all’ovvio, si aggiunge pure la noia certa dei prossimi setti anni, quando non avremo uno solo dei guizzi dei banditi e del gigante che hanno preceduto il papà del Mattarellum.