da bambina mi spiegarono che non dovevo avere paura: ero terrorizzata dai fulmini ma soprattutto dai tuoni.
“sono solo i frati che rotolano le botti!” mi rassicurava mia nonna.
poi, accidenti, sono cresciuta e la storia dei frati e delle botti mi è parsa inverosimile.
non è che ho paura, è che preferisco sentirli in lontananza.
stanotte è venuta giù l’iradiddio con tuoni e fulmini come da regolamento di ira divina.
in camera avevo la finestra aperta, perchè fa un caldo a berlino che non l’avevo mai sentito, così caldo.
e così, alle due di notte, in mezzo alla bufera il dubbio amletico.
“dovrei alzarmi a chiudere la finestra”
“sì, però mi fa paura avvicinarmi a questo finimondo”
“sì, ma se la lascio aperta il finimondo viene a tirarmi i piedi”
“sì ma se la chiudo fa un caldo boia”
“BRRRROOOOOOUMMMMMM”
un tuono terrificante.
la chiudo ok, la chiudo e che ci vuole, ora vado lì e la chiudo.
mi alzo, e SPADAM! un fulmine spaventosissimo.
con un guizzo ritorno al punto di partenza.
“no, via, devo decidermi, ora mi alzo, vado lì e la chiudo”
“SCATAFRAS! BOROBOM! KABOUM!”
“uhm… magari aspetto un secondino”.
alla fine ho trovato il coraggio, mi sono alzata e l’ho chiusa.
stamattina il cielo è ancora grigio, ma non ha più l’aria incazzata di stanotte. è già un passo avanti.
sulla scrivania una cameriera gentile ha messo della frutta fresca che muoio dalla voglia di mangiare ma ho promesso al mammuth che sarà brava e che mangerò solo roba cotta, anche se con questo batterio non ci sta capendo più nulla nessuno, prima il cetriolo andaluso, poi la soia troia, tutti assolti a posteriori…
mah… intanto lascio la frutta sul tavolo e mi sento un po’ in colpa.