Considerare i bambini persone all’inizio del Novecente era di certo più rivoluzionario di credere nella fraternità dei popoli, nei pari diritti tra uomo e donna: Janus Korczak spese tutta la sua esistenza per stare vicini ai bambini, a quelli più deboli, nella Polonia di inizio secolo. Esseri umani, alla pari degli adulti, questa la fondamentale verità proclamata con ogni mezzo, ogni giorno della sua vita da Janus Korczak. Per i piccoli delle famiglie non abbienti i primi anni della vita significavano denutrizione, ignoranza, stenti, violenze da parte dei genitori e dei più grandi: fin dai suoi primi incarichi come volontario per la Società delle biblioteche gratuite, per poi arrivare a dirigere alcuni Orfanotrofi, cercò sempre di porsi allo stesso livello dei suoi amati bambini.La sua attività di medico prima, di educatore e di autore di libri in seguito lo rese una figura nota anche all’estero, fino ai giorni terribili della Seconda Guerra Mondiale. Le sue origini ebraiche lo condannarono, insieme a tutti gli ospiti dell’orfanotrofio del Ghetto di Varsavia, alla deportazione a Treblinka. Il giorno della partenza dalla capitale polacca, uscirono ordinati e mano nella mano, con gran dignità: gli ufficiali tedeschi riconobbero il direttore, e gli proposero di restare a Varsavia, e far partire per la “destinazione finale” solo i bambini. Non li abbandonò, ovviamente. Questo libro è la storia della sua vita, esemplare:
Io non mi salverò. La vita di Janusz Korczak
di Monika Pelz, Castelvecchi
Traduzione di Fabio Cremonesi
Le teorie di Janusz Korczak sulla realtà infantile hanno rivoluzionato non solo la pedagogia, ma l’intero modo di concepire il bambino nella società occidentale. Il medico e scrittore polacco capì prima di altri che l’unica strada per riconoscere i diritti dei bambini era quella di vedere e di sentire come vedono e sentono loro, di considerare il loro mondo allo stesso livello di importanza del nostro. Maturò l’idea, ancora oggi attualissima, che per aiutare i bambini nel loro sviluppo occorre considerarli nella loro interezza, unificando i saperi della medicina, della psicologia, della pedagogia, della sociologia, ma anche della storia, della poesia e della religione. Nato in una famiglia di origini ebraiche, Korczak fondò nel 1911 la Casa degli Orfani, un istituto autogestito dagli stessi bambini. Quando nel 1942 i nazisti prelevarono dall’orfanotrofio duecento dei suoi ospiti per condurli ai campi di concentramento, Korczak – che pure fino a quel momento era stato risparmiato per la sua notorietà – incapace di abbandonarli, decise di seguirli, trovando la morte nel campo di Treblinka. Narrata con ritmo incalzante, questa biografia letteraria scritta dalla filosofa Monika Pelz racconta la vita, le opere e il coraggio del grande pedagogo. Una vita che oggi, a settant’anni dal suo tragico epilogo, ha ancora molto da insegnare.
LA SUA VITA: da Wikipedia.
Janusz Korczak – nome d’arte di Henryk Goldszmit – nacque a Varsavia nel 1878 in una famiglia ebrea ben integrata; ribelle fin dall’infanzia, non sopporta la suddivisione in classi e il fatto di essere nato ricco. L’agiatezza economica svanì quando il padre morì a causa di una grave malattia mentale quando Janusz aveva solo diciotto anni.
Studente liceale, per mantenere la famiglia impartiva lezioni private. Nel 1899 scrisse il suo primo testo teatrale e divenne componente della Società delle biblioteche gratuite, destinate ai bambini e agli operai più giovani. L’anno seguente iniziò a pubblicare sul periodico Wedrowiec (“Viaggiatore”) degli articoli sui bambini e sulla loro educazione.
Negli anni 1898-1904 Korczak studiò medicina all’Università di Varsavia e, dopo il conseguimento della laurea, divenne un pediatra. Nel corso della Guerra Russo-Giapponese nel 1905-1906 egli fu impiegato come medico militare. Appena rientrato pubblicò dei libri tra i quali Joski, Maszki e Srule (bambini ebrei) e subito dopo Jozki, Jaski e Franki (bambini polacchi). Fu anche arrestato per la sua visione della società polacca, che giudicava ingiusta.
Nel 1911 venne approvato il suo progetto per la Casa degli Orfani, di cui poi divenne il direttore. L’orfanotrofio era gestito dagli stessi bambini, che lo sostenevano grazie al loro lavoro manuale e artigianale, pianificavano il lavoro, mantenevano un governo attraverso un Tribunale e un Giornale e organizzavano attività culturali e attività di gioco.
In questo spazio Korczak fece allestire, per la messa in scena del 18 luglio 1942, l’Ufficio postale di Rabindranath Tagore. In questo dramma un bambino muore senza poter uscire dalla sua casa a causa di una terapia sbagliata del medico. Alla domanda: “Perché hai fatto recitare ai bambini un testo così triste?” Korczak rispose: “Perché i bambini imparino a morire serenamente”.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Korczak fu arruolato come ufficiale medico. Egli lavorò inoltre alla radio conducendo la trasmissione Le piccole conversazioni del vecchio dottore, durante le quali rispondeva alle domande di genitori e educatori. Nel 1914 pubblicò Come amare il bambino, testo fondamentale della moderna pedagogia. L’invasione tedesca comportò grandi difficoltà anche all’interno dell’orfanotrofio, testimoniate nel testo di Korczak Diario del ghetto. Successivamente, nel 1929 pubblicò Il diritto del bambino al rispetto.
La mattina del 5 agosto 1942 fu deportato nel Campo di sterminio di Treblinka insieme a tutti i bambini ospiti dell’orfanotrofio ebraico del Ghetto di Varsavia. I bambini uscirono dalla loro Casa vestiti con gli abiti migliori, ordinati, mano nella mano. Il corteo era chiuso dallo stesso Korczak che badava a mantenere i bambini sulla carreggiata. Riconosciuto dagli ufficiali nemici venne trattenuto perché una tale personalità non avrebbe dovuto seguire il destino degli altri, ma egli si rifiutò di abbandonare i suoi bambini. Sembra sia morto di dolore durante il trasporto.