Nato il 22 giugno del 1930, era diventato famoso in tutto il mondo per aver partecipato alla spedizione italiana che per la prima volta aveva conquistato la vetta del K2 nel 1954 e per le annose e infinite polemiche che ne erano seguite, dovute al comportamento dei suoi compagni di spedizione lassù oltre gli ottomila. Il suo periodo d’oro sulle grandi pareti delle Alpi e del mondo va dal 1949 al 1965. Troppe le scalate memorabili che portano la sua firma. Prime impressionanti ripetizioni delle grandi vie classiche, come quelle di Detassis nelle Dolomiti, di Cassin sulla parete nord delle Grandes Jorasses sullo sperone Walker con l’amico Andrea Oggioni, e sulla parete nord-ovest del Pizzo Badile. Poi quella sulla parete est del Grand Capucin, l’incredibile scalata di 6 giorni in solitaria del pilastro sud-ovest del Petit Dru, la via nuova in solitaria invernale sulla nord del Cervino o l’invernale sull’impressionante parete nord delle Grande Jorasses, salendo lungo la Punta Whymper. E questo solo per citarne alcune.
Ma davvero difficile è riassumere l’intero curriculum alpinistico ed esplorativo di Walter Bonatti, che oltre alle Alpi e alle montagne himalayane ha compiuto considerevoli scalate in Patagonia, e sulle Ande. Le sue imprese sono rimaste come un mito non solo nell’immaginario collettivo degli amanti della montagna, ma anche in quello del pubblico di massa che seguiva sognante le sue avventure dal sapore epico. Improvvisa lla decisione di abbandonare l’alpinismo nel 1965.
Due anni fa era stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, dove aveva raccontato la sua passione per le montagne e le scalate.
Lo spirito d'avventura di Walter Bonatti nasce dalle letture fatte da ragazzo di autori come Conrad, Melville, Stevenson e Defoe.
Una curiosità: la moglie Rossana Podestà, in un'intervista rilasciata a Grazia negli anni settanta dichiarò: