Le bacheche dei social network pullano di “Je suis Charlie”, in segno di solidarietà per l’attentato al giornale satirico parigino di estrema sinistra “Charlie Hebdo” che ha mietuto 12 morti per mezzo di un commando islamico che voleva vendicare certe vignette ritenute offensive pubblicate dal giornale.
Il problema è che non si puo essere Charlie, se certa satira da fastidio: perchè obbiettivamente c’è un’abisso tra una satira pungente ma intelligente e un prendersi gioco pesantemente dei credo religiosi, non solo islamici, con divinità in atteggiamenti sodomiti e altre oscenità simili, che esulano da quello che si può definire satira, come fa il settimanale transalpino.
Questo ,attenzione, non significa giustificare gli attentatori, che alla fine hanno fatto solo più male alla causa, scoprendo un nervo scoperto degli europei che mal tollerano l’islam sebbene ci convivano e che con questo episodio non si fa altro che aizzare gli animi, e che ora come mai più di prima iniziano seriamente ad avere le scatole piene dei seguaci di Maometto.
Ma questa intolleranza non dipende dal fatto che si professi una religione diversa, ma dall’approccio fondamentalista di alcuni seguaci di Allah, pronti a dichiarare guerra agli infedeli e tagliare gole in nome del Corano, come hanno fatto anche in questo episodio, e che purtroppo non è un caso isolato.
Il problema è che così finiscono per passarci anche gli islamici moderati: il pakistano che vende le collanine, l’arabo che vende il kebab, l’operaio tunisino che magari fa un lavoro che agli italiani non piace etc.
Tutti immigrati che, se rispettano le regole del paese che li ospita non danno fastidio, anzi sono un bene poichè ne alimentano l’economia.
Il problema però è che ci sono gli islamici fondamentalisti, come quelli che costringono le donne a portare burqa e nihab trattandole alla stregua di un oggetto,che poco sono avvezzi a rispettare le regole dei paesi ospitanti, poichè le considerano terre di infedeli da conquistare e vengono meno a usi e costumi locali, creando quegli attriti che poi possono generare , amplificando all’estremo gli avvenimenti, fatti come quelli di Parigi.
E la cosa che è da temere è il reclutamento da parte di questi fondamentalisti degli innocui islamici moderati, che non fanno male a nessuno coltivando il loro piccolo orticello nelle città europee, da far diventare bombe ad orologeria da fare esplodere contro gli infedeli al momento del bisogno, come gli attentatori di Parigi, cittadini francesi e sulla carta perfettamente integrati, ma formati in Siria per poter uccidere quando è servito dare quell’inutile segnale a chi si prendeva gioco di Maometto.
Certo che è che prendersi gioco di Maometto non è certo la cosa più furba di questo mondo,visto che da sempre abbiamo notizie di minacce di estremisti mussulmani per testi molto meno oltraggiosi, dai versetti satanici di Rushdie, a varie vignette ben più blande di quelle di Charlie.
Va riconosciuto alla redazione di avere avuto il coraggio di pubblicarle e di tenere questa linea con una certa coerenza, al contrario di molti di quelli che ora espongono la bandiera “Je suis Charlie”, ma che sono pronti a indignarsi e a far chiudere iniziative in rete di chi la pensa per fede, religiosa, politica o sportiva in maniera differente dal proprio credo, un po come quei comici nostrani che non hanno paura ad oltraggiare i prelati cattolici ma mai si sono permessi di nominare Allah, ma che ora ,anche loro, hanno la maglietta nera del giornale francese.
Ipocrisia appunto, come quella della redazione di Charlie Hebdo, che se da una parte “tira fuori le palle”, da un’altra mette in pericolo tanti innocenti che con quelle vignette poco c’entravano, come il poliziotto freddato in strada o il portiere dello stabile, che hanno avuto la sfortuna di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Il problema di fondo però è forse avere accettato troppi immigrati senza essersi sincerati che potessero integrarsi agli usi e costumi nostrani, e purtroppo come dice il detto “il troppo stroppia” , daltronde se un’europeo va in un paese arabo deve sottostare a degli usi che possono quantomeno far storcere il naso, ma mai ci si sogna di opporsi, dato che si è ospiti di una paese con una cultura non propria, mentre a ranghi inversi molti tendono ad ignorare di essere ospiti , e a voler imporre la loro visione , che quando assume certe proporzioni di “caccia all’infedele” sfocia in fenomeni come questi, che non si vorrebbe mai più raccontare.
Brian Boitano (redattore)