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"Io odio la Movida" - Per un'analisi psicopatologica del concetto di Festazza

Creato il 30 marzo 2014 da Stupefatti

Un elemento in comune a La Grande Bellezza e The Wolf of Wall Street: la scena - esibita, sottolineata, reiterata - della FESTAZZA grottesca, eccessiva, disperata, iperbolica, trimalcionica e pantagruelica. Uno stato dell'anima oltre che un espediente scenografico. Maledizione - pensa il giovane agitatore protagonista di questo post - questo è un segno dei tempi. La sfrenatezza con cui tutti veniamo a contatto è Libertà spinta al massimo senza più nessuna direzione o senso. È un fatto tragico. Un'energia che da simbolo di potenza è diventata espressione di impotenza. Che da potenziale fonte di superomistica felicità è diventa beffarda garanzia di nevrotica infelicità. L'agitatore pensa allora alla parola “Movida” e ammette a malincuore che ormai questa parola la odia. Perchè la Movida è, per i giovani d'oggi, spesso l'unico acquario dentro cui nuotano. Alcool a prezzi politici, droghe più o meno leggere, festazze comesenoncifosseundomani, locali all'aperto, junk food, fame chimica. La cosa triste è che - con sta cazzo di disoccupazione giovanile - i giovani d'oggi che vivono questa Movida Totale spesso non parlano di nient'altro che non sia questa Movida Totale. Parlano di Birra Che Non Costa Un Cazzo, di Bello Questo Locale, di Il Servizio Però Qui Non È Il Massimo, di Prego Mi Porti Il Conto, di Dove Lo Posso Trovare L'Emmeddì, di Quella Stronza La Figa Me La Da, di Scusa Se Ti Ho Toccato Il Culo Ma Ero Troppo Ubriaco, eccetera eccetera. Parlano di tutto questo perchè non hanno nient'altro di cui parlare, perchè andatevi a guardare gli indici di disoccupazione giovanile, perchè il Vuoto dentro cui galleggiano non ha ancora indici che possano misurarlo e forse lo vedremo tra qualche decennio cosa significa questo raschiamento esistenziale di un'intera generazione.
Il giovane agitatore scuote la testa, infastidito dal malincuore con cui odia la parola “Movida”, perchè la Movida di oggi non è la Movida spagnola degli anni Ottanta – che ci ha regalato tante cose stupende tra cui Pedro Almodovar – non è quel coloratissimo grido di esultanza perchè è scoppiata la pentola dell'energia giovanile dopo quarant'anni di grigiore franchista. Quella di oggi è una forma vuota, è il rivoltolarsi nel vomito del passato spasso e dello sballato sballo. E' la dimenticanza di ogni allegria, la bocca impastata e il cerchio alla testa del dopo-sbornia. Non c'è niente di vitale – niente di creativo, di femminile nel senso migliore del termine - in questo divertimento. C'è solo tanta aggressività, rabbia senza oggetto, fegato marcio di stampo maschile nel senso peggiore del termine. Si diceva Movida – trent'anni fa – e si intendeva "Diamoci Una Mossa”. Ora si dice Movida e si intende "Cazzo Non Abbiamo Più Le Forze Per Darci Una Mossa". E poi c'è il problema della casa. Con questi giovani che fino a 40 anni abitano a casa con i genitori. Tutti disoccupati o qualcosa del genere. Le case in mano ai vecchi, che si rodono, ingrassano e si imbruttiscono in un mondo per loro divenuto incomprensibile. Non hanno una casa, questi “giovani”, non hanno un posto che sia solo loro, e così brancolano nei grandi abbeveratoi buoni per tutti, nuotando in senso circolare dentro l'acquario della Movida Totale Che Si Auto-Alimenta. Ecco dunque che l'agitatore si presenta al loro tavolo e li critica duramente, gli occhi chiusi e gonfi di lacrime. Loro rispondono: “Siamo vittime del sistema, abbiamo pochi soldi, lasciaceli spendere in cocktail!”. Tirati a lucido, sigaretta, bicchierone colorato in mano, aria noncurante. Questi giovani ingozzano gli oziosi centri di aggregazione dove alcool, fumo e chiacchiere non sono il balsamo di niente, e dove guai a oltrepassare i paletti della chiacchiera piacevole. L'agitatore però li ha oltrepassati. E loro rispondono: “Ei, ci stiamo divertendo. Come ti permetti di parlare di qualcosa che ci importa per davvero?”. “Non spezzare l’atmosfera, cazzo. Siamo destinati a un destino crudele, lasciaci godere questi pochi momenti di spensieratezza concessaci”. L’agitatore volta le spalle e se ne va. Mentre i giovani invecchiano e muoiono.
Note
1) Questo post è un rimaneggiamento di un post più breve pubblicato tempo fa su Tutta Colpa della Maestra, il miglior blog letterario italiano del 2012 secondo il Macchia Nera Awards. Il post ha scatenato un gran bel dibattito
2) Immagine: Illustrazione di Harry Clarke per il Faust di Goethe (1925) Vedi tutto su 50watts.com
3) Sul termine Movida ecco un interessantissimo articolo di Giuseppe Corsini sul magazine del Dizionario Zanichelli:"La parola movida, registrata dai principali dizionari della lingua italiana dell'uso, è attestata per la prima volta nell'italiano scritto nel 1990. È un prestito dallo spagnolo. Si tratta propriamente della forma femminile sostantivata dell'aggettivo movido'movimentato'. In italiano mantiene il significato originario che la parola aveva in spagnolo, quando nacque per designare la speciale atmosfera di vitalità in campo culturale e artistico e il particolare dinamismo intellettuale che presero a caratterizzare la Spagna a partire dall'inizio degli anni Ottanta, dopo gli anni in parte cupi, in parte torpidi vissuti dalla nazione sotto il regime di Francisco Franco (morto nel 1975). Come ben documenta il vocabolario di neologismi Le parole degli anni Novanta di Andrea Bencini ed Eugenia Citernesi (Le Monnier, 1992), s.v. movida, l'ispanismo, appena accolto in italiano, fu usato, oltre che nel significato proprio, in una serie di accezioni estensive che lo portarono tra l'altro a designare, specialmente nella lingua a effetto dei giornali, una qualsiasi persona che per vivacità ed estroversione sembrasse in sintonia con la stessa movida spagnola; poi la squadra di calcio rinnovata e vincente del Real Madrid; infine, scherzosamente, 'mossa' (diamoci una movida). Nel linguaggio giovanile degli anni Novanta, movida ha assunto il significato generico di animazione, situazione, ambiente piacevolmente movimentati. Nella lingua comune, col tempo, si è depositata stabilmente una sola accezione estensiva, tra le tante fiorite al primo apparire del vocabolo nella nostra lingua: quella di 'intensa e vivace vita artistica e culturale notturna', propria in particolare di tutti i grandi centri urbani, spagnoli e di altre nazioni"
4) Sul legame di Almodovar e la Movida madrilena è stata scritta pure una tesi di laurea, a firma di Elena Cardinali (Lingue e Letterature Moderne Straniere). Vedi qua l'articolo e la galleria foto di CafeBabel: Da Almodovar a McNamara, tutti i volti della Movida.
5) Leggi i post di StupeFatti Blog su La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino e The Wolf Of Wall Street di Martin Scorsese.
6) Sempre sulla movida. Leggi il post di StupeFatti Blog su Il Grande Crollo della Vucciria.
7) Notizia che cade a fagiuolo. Spopola a Roma una bella moda che arriva dagli Usa. Ragazzini che si sballano in un vicolo e poi escono in strada per dare un pugno in faccia ad un passante random, mentre l'amico lo filma col cellulare. Mi fa pensare alla faccenda dei sassi dal cavalcavia, ma qui c'è pure la componente della riproduzione digitale. Comunque, fatti di violenza giovanile così cretina e così cretinamente digitale, negli Usa, esiste da almeno dieci anni. Leggi l'articolo di Repubblica. 
8) Mi hanno segnalato una poesia di Bukowski, dal titolo "Fuori Posto", che dicono c'entri molto con questo post. Io credo che c'entri, ma non con il contenuto del post bensì con la sua elaborazione, a un livello - diciamo così - metanarrativo. Non so definire bene la questione, comunque la poesia è questa. "Brucia all'inferno/ questa parte di me che non si trova bene in nessun posto/ mentre le altre persone trovano cose/ da fare / nel tempo che hanno/ posti dove andare/ insieme/ cose da/ dirsi.//Io sto/ bruciando all'inferno/ da qualche parte nel nord del Messico.// Qui i fiori non crescono.// Non sono come/ gli altri/ gli altri sono come/ gli altri.// Si assomigliano tutti:/ si riuniscano/ si ritrovano/ si accalcano/ sono/ allegri e soddisfatti/ e io sto/ bruciando all'inferno.// Il mio cuore ha mille anni.// Non sono/ come/ gli altri./ Morirei nei loro prati da picnic/ soffocato dalle loro bandiere/ indebolito dalle loro canzoni/ non amato dai loro soldati/ trafitto dal loro umorismo/ assassinato dalle loro preoccupazioni.// Non sono come/ gli altri./ Io sto/ bruciando all'inferno.// L'inferno di/ me stesso.
9) Tutto sto discorso della movida e della sfrenatezza mi fa pensare al primo articolo/capitolo di David Foster Wallace del libro "Di Carne e di Nulla". Si chiama "L'amore ai tempi dell'Aids" e contiene un analisi sintetica e lampante della storia del sesso e della liberazione sessuale e del traboccare sessuale e del disgusto sessuale americano/occidentale dal dopoguerra fino agli anni 2000. Importantissimo.

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