Io odio la parola “fortunato”, sminuisce un sacco di lavoro.
Vivere in un appartamento di Brooklyn senza riscaldamento e pagare per mangiare piatti in una cantina, non credo che allora mi sentissi fortunato.E fare spettacoli per 50 dollari e cercare di essere onesto con me stesso e rifiutare le pubblicità dove mi volevano come fenomeno da baraccone.
Dire che sono stato fortunato nega il duro lavoro che io ci ho messo ed è un’offesa a quella persona che si congelava la
chiappe a Brooklyn.Per questo io non dirò che sono fortunato.Ho convogliato la mia sorte per trovare o attrarre persone di grande talento. Per qualche ragione io ho trovato loro e loro hanno trovato me.