Io remo

Creato il 27 settembre 2013 da Coloreto @LoretoCo

Immagine tratta da google.it


No, non sono io a remare. Io, attualmente, cammino. Corro, forse. Remare, però, è una metafora che non viene da me. Nulla se non il contorno e la fiamma scatenante, è mia. Quanto di seguito sono le parole di una mia cara, molto cara amica, laureata in Fisica a Bristol: G. . La provocazione è sorta quando parlammo di cosa potrebbe voler dire essere Giovane. Per parlare, occorre avere tempo per farlo. Appunto, il tempo. Il tempo che viene sottratto dall'ultima fatica del giorno. Dal lavarsi i vestiti. Dal pensare al pranzo. Dal pensare alle bollette, quelle...non ti aspettano. Ecco cosa. No, non pensieri miei. Del “oggi sono qui a risolvere questa cosa e se non mi muovo, domani potrebbe crollarmi il mondo a dosso”. Del timore che non vi sia alcuna rete a prenderti se cadi...e spesso, quella rete, proprio non c'è. No, dicevo, non sono pensieri miei. Non del tutto, almeno. 

Di questa cara amica, posso solo dirvi che è una delle persone più intelligenti e sensibili che mi sia mai capitato d'incontrare. Non è difficile rendersene conto, sono abbastanza curioso e “assetato degli altri” ( si, A. G. mi ha sorpreso questa tua definizione ) per non entrare in relazione con chi mostra quel qualcosa, quella scintilla, quegli spazi nella propria persona in cui coltivare segretamente quel magnifico esercizio dell'intelligere. Una persona, come le tante con cui entro in relazione quotidianamente – per mia fortuna – , che ti provoca una sensazione di contentezza già per la sola motivazione che si trova a passare nella tua vita e così facendo la colora e aggiunge una nota a quella meravigliosa sinfonia che è la vita. Probabilmente, come fa sempre notare lei, c'è anche quella punta di malinconia che caratterizza sempre noi siciliani. Già, quella nota di melanconico malessere che naturalmente porta ad acuire un carattere già forse molto delicato seppur forte e determinato. Si, si può comprendere bene dalle mie parole: ho una grande stima per questa mia cara amica. Eppure non sono qui per scriverne in questi toni ma in altri:

“Io non so se sono più giovane. Un mio amico sostiene che o si nasce giovani e si resta tali, o si nasce già vecchi. Io temo, o mi auguro chi lo sa, di appartenere ai secondi.Ma posso fare finta di essere giovane...”Sulle prime, ho dovuto rileggere quanto scrittomi. Premetto che me ne vergogno molto. Mi vergogno di rendere pubblico uno scambio privato. Epperò, previo consenso dell'interessata, ho ritenuto opportuno condividere, con quanti di noi, potrebbero trovarsi a remare. E remare, costa tanto impegno se non tanta fatica. A volte, remare, continuando sulla metafora, ti porta a vedere solo il mare...e il mare, lo sappiamo, isola i naviganti e li cambia. Li rende increspati quando è increspato. Li modella, li scolpisce. E la burrasca, si, anche quella li scolpisce. Spazza via ogni segno di una fanciullezza stantia, salvo poi restituire un'accresciuta maturità e senso della bellezza quando da inferno di spuma e spruzzi si cheta e ritorna a mescolarsi col cielo; e cristallino riflette le anime di chi assiste al suo riposo.Mi ha incuriosito perché mi ha fatto domandare più volte, cosa mai fosse accaduto. Cosa spinge un giovane a rileggersi con note così marcate? Cosa ti spinge a dire “io non so se sono più giovane”? Abbiamo continuato a discuterne. Abbiamo continuato. Forse le mie erano molestie, forse non avrei dovuto spingerla così in là. Forse, non avrei dovuto.Un tempo ero cosi', come mi ricordi, dalla mattina alla sera. Vedevo il mondo attraverso l'arte, i libri, il cinema, la letteratura. Fin quando pagano i tuoi genitori, la tua terra, la casa di proprietà, il tempo a perdere, il cibo sempre pronto, i vestiti sempre puliti, la salute che sembra duri per sempre, gli amici che trovi per le strade, siamo tutti artisti, scrittori e letterati. Quando arriva il conto, tu stai bevendo il fondo di vino nel bicchiere, ridi e non ti accorgi. Qualcun altro paga. Non si fa alla romana giù da noi. Un giorno pero' il conto lo danno a te, lo giri fra le tue mani e lo controlli, piatto per piatto, bevanda per bevanda. La vita si deve pagare. Non c'è chi ti cucina, chi ti stira le camice, chi ti paga la benzina per andare al cinema all'aperto, chi passa l'aspirapolvere sotto il letto. Poco a poco l'arte e la giovinezza ti restano solo nei riflessi degli occhi. Ma ricordami cosi' come ero e soprattutto: vediamoci quando scendo in Sicilia.Sei sempre tu a pagare. Solo che non te ne rendi conto. Il conto lo danno a te. La vita si paga. Ognuno paga. E il conto è salato. Non c'è nessuno. Il mondo reale, non quello che conoscevamo da ragazzi è un'altra cosa. Nero. Privo di colore, perché il colore a volte, costa. Tu devi far da te. Sempre. Assecondando la metafora di G., a volte, si parla di rapina. Perché spesso, mentre paghi il conto...arriva qualcuno e prende i soldi. Sono altre vite, quelle di cui parla. Noi abbiamo pagato un costo. Il costo di pensare che la vita era quella. Un bel giorno siamo diventati grandi. Abbiamo scoperto che la vita non era quella boccia di cristallo. Che la morte è morte. Che il sudore puzza. Che se sbagli, devi ricominciare...e ricominciare non a tutti è possibile. Che se vuoi qualcosa, non basta andare lì e prendertela. Devi valutare bene i pro e i contro. Che spesso dietro un boccone di buon sapore, ce ne stanno tanti altri amarissimi...e che già solo l'aver aperto la bocca, questa volta, rappresenta un miracolo della volontà. Se l'arte – di cui parlava la mia amica, il magnificare, la sorpresa del mondo nel mondo - e la Giovinezza restano solo nei riflessi e diventano fantasmi, d'improvviso, un giorno, ci alzeremo e saremo morti. Non avrà valso nulla. E rinunciare alla vita sembrerà così facile che rinunceremo non una volta.Vorrei terminare, ingenuamente forse, con la risposta che le ho dato, oltre chiaramente alla promessa di un abbraccio e di un incontro che duri quanto vogliamo, non appena potremo. Un incontro di chiacchiere o di silenzi, tanto quando ci si capisce non c'è bisogno di tante parole. Anche un abbraccio in silenzio arriva molto più in là di quanto facciano sfilze di parole.
Io ti ricordo Giovane. Non stupida. Non illusa. Non favolistica. Giovane. Che combatte ogni giorno. Che ha una luce negli occhi che nessuno potrà oscurare. Forse rendere fioca ma oscurare mai. 
Remare da soli, fa paura. Il mondo fa paura. La vita fa paura. Ogni cosa fa paura...però del resto, essere Giovani è anche questo, continuare malgrado tutto perché si è certi che, malgrado la paura, c'è qualcosa di più importante che noi dobbiamo fare: vivere. Filippo M. R. Tusa


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