Dopo un lungo-breve periodo di stallo – dipende dai punti di vista – torno a scrivere racconti.
Ecco a voi “IO RESTO” scritto ieri sera in modalità “carta e penna”.
Io resto, di Flavia Altomonte
“Respira con maggiore frequenza ingerendo un boccone di vento dietro l’altro. Il mare ancora scomposto mette in agitazione quel suo dolce equilibrio quotidiano.
Il tempo, uguale a lei, sembra essersi ripreso da una brutta nottata e il sole ne mostra le borse sotto agli occhi.”
Con una giornata così avrebbe abbandonato i piedi sull’asfalto e le orecchie alla musica del suo lettore mp3, ma l’orologio segnava le otto e non si sapeva ancora come sarebbe andata a finire.
Allontana lo sguardo da quell’orizzonte troppo lontano, troppo profondo, poco sicuro, e lo abbassa sulle sue pantofole rosa. Comincia a muoverle con le dita dei piedi che senza respiro abbandonano quel morbido rifugio nell’angolo più vicino, di fianco all’anta dell’armadio spalancata all’incertezza dell’uscire o stare in casa.
Uno due e tre.
Via le pantofole, via il pigiama e via anche i pensieri.
Indossa la tuta più comoda che riesce a tirar fuori dall’armadio.
Uno due e tre.
“Adesso si fa come dico io” e decide di restare: un po’ con lei e un po’ senza di lei.
Da un cassetto afferra il lettore mp3 a cui collega il jack delle cuffie allontanandosi dalla stanza.
“Troppo facile andar via, io resto!”
E resta con tutto quello che resta.
Con quelle mani e quelle gambe, con la stessa capacità che ha di restare.
Resta, e sceglie la stanza più grande, la più spaziosa, la più luminosa. Lì, in compagnia di sé stessa.
Uno due e tre.
E tutto comincia a cambiare, anche il tempo cambia. Adesso il mondo le ruota attorno, danzandole a fianco. Adesso il mondo è attorno a lei e vorrebbe fermarlo. Adesso i pensieri sono fluidi insieme alle parole e tutto si trasforma in amore, musica e tutto quello che resta.