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“Io sono così” di Fulvia Degl’Innocenti e Antonio Ferrara, Settenove

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

iosonocosìcopUn piccolo e interessante lavoro realizzato da Fulvia Degl’Innocenti, autrice di storie per l’infanzia e l’adolescenza, e Antonio Ferrara, anch’egli scrittore per ragazzi ma che, stavolta, esce in una veste meno nota, quella di illustratore.

“Io sono così” è un libro a fisarmonica, a sviluppo verticale, realizzato in un pregiato cartoncino grezzo edito dalla casa editrice Settenove, specializzata in pubblicazioni tese a rovesciare lo stereotipo di genere (di Settenove e della sua linea editoriale ho avuto modo di parlare più dettagliatamente in questo articolo e in quest’altro).

Anche qui ci troviamo di fronte ad una narrazione che si propone l’obiettivo di modificare il punto di vista del lettore, sovvertire una forma mentis che, a volte per abitudine, altre – ahimè – per convincimento, porta a distinguere interessi e giochi da maschio da interessi e giochi da femmina.

I bambini dovrebbero essere liberi di seguire le proprie passioni e inclinazioni. E, probabilmente, di loro indole e volontà, lo sarebbero pure. Sono gli adulti, per motivazioni spesso culturali, a proporre loro modelli di riferimento che contribuiscono a plasmare e separare, creando due insiemi distinti: quello delle cose che piacciono ai maschietti e quello delle cose che piacciono alle femminucce.
Molti ragazzini finiscono poi per adeguarsi e aderire all’immaginario collettivo che differenzia i generi in base agli interessi, perpetrando così quella stessa gabbia culturale che, volenti o nolenti, coscienti o meno, li ha chiusi.

Spezzare la catena è buona pratica. Ed è da questo intento che nascono libri – ma anche giochi, video e altri prodotti per l’infanzia – come quello di Fulvia e Antonio, i quali sono a metà strada tra pubblicazioni che vogliono confortare, far sentire inclusi e riconosciuti i bambini e pubblicazioni per invitare a riflette genitori ed educatori.

In questo albo, il filo narrativo è affidato ad una voce d’infanzia: un personaggio che racconta, con chiarezza, spontaneità e buon piglio, cosa ama e cosa invece non ama fare.

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Correre e giocare al pallone, sfidare gli amici con le carte dei supereroi, rotolarsi sul letto col fratello fingendo zuffe, costruire con i lego, fingere imprese piratesche o filare a gran velocità in bicicletta… Tutte attività graditissime, al contrario di cadute, cibi di colore troppo verde o dispetti.
Chi racconta ha un tono fresco, deciso come solo i bambini sanno essere nell’assoluta sicurezza del loro diritto al gioco. Le idee sono certe e tra le poche righe è facile riconoscere i nostri bimbi quando affermano convintissimi cosa loro piace e cosa, invece, dà fastidio.

Ma la traccia degli autori è chiara; è una falsa pista che però, mente mostra limpidamente la sua evidenza, ci spinge a pensare e perfino ad interrogarci sul nostro pensare. Perché pur se siamo contrari a tutti gli stereotipi, certi del nostro sforzo a non applicarli ed assecondarli mai, ci rendiamo conto quanto sia viva, e purtroppo diffusa e tante volte seguita –magari intorno a noi – quella voce che afferma che “un bambino che ama questi giochi non può essere che maschio”.

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La rivelazione  tutta nella grande immagine che si svela al termine dello sfogliare del primo lato del libro, quando tenendo ben saldi i due margini, svolgiamo la fisarmonica ed appianiamo tutte le pieghe di separazione tra le pagine.
Non svelo la sorpresa, che immagino si intuisca.
La penultima frase, d’altra parte, la prepara: chi narra non sopporta affatto l’appellativo maschiaccio!

Qui si apre un’altra, interessante, riflessione sul linguaggio e sui termini che, sovente e in automatico, si usano senza dar loro troppo peso. Questi invece sono profondamente rivelatori di quali caratteristiche precise vengano attribuite ai generi e come le stesse possano cambiare di valore se manifestate al maschile o al femminile.
Così quando apostrofiamo maschiaccio una bimba vivace e femminuccia un bimbo sensibile, ribadiamo, magari senza volerlo, che i ruoli sono fissi, giudicando e svalorizzando le unicità e le singole personalità.

Fine ed originale il corredo iconico del libro, nei toni del nero e del rosso, predilige inquadrature insolite e sottolinea particolari narrativamente importanti anche in maniera immaginifica.

(età consigliata: dai 4 anni)

Se il libro ti piace, puoi comprarlo qui: Io sono così

Oppure dal sito della casa editrice.


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