Io sto con gli ippopotami

Creato il 14 agosto 2013 da Calcioromantico @CalcioRomantico

Nella sua lunga carriera di scazzottate cinematografiche non si fa mancare proprio niente. Botte da orbi nel west e in Sud Africa, in palestre e tintorie, in campi da football e sale bowling, alla guida di una moto o di una macchina. Verso la fine di Piedone a Hong Kong ce n’è persino una in mare: inseguito da quattro scagnozzi del trafficante di droga, lo sbirro napoletano in trasferta si butta in acqua, fa cascare anche i quattro suoi inseguitori, li pesta come solo lui sa fare e poi a nuoto parte verso Macao. Si sa che il grande schermo confida molto nell’iperbolica esagerazione del gesto, ma se la capacità di Bud Spencer di pestare contemporaneamente dieci persone può lasciare perplessi, della bravura del nuotatore Carlo Pedersoli non si può dubitare e la grande confidenza mostrata in acqua da Piedone lo sta a dimostrare. 

Weissmuller nel 1924

Del resto a Salsomaggiore il 19 settembre 1950 il futuro gigante buono ha fatto segnare 59″5nei 100 metri stile libero ed è diventato il primo italiano a scendere sotto il minuto. Strano destino che lo accomuna a un altro protagonista del grande schermo, Tarzan alias Johnny Weismüller, il primo in assoluto a fissare il cronometro sotto i 60 secondi sulla lunghezza delle due vasche (58″6 nel 1922). Ma se la vita sportiva di Johnny è stata impreziosita da cinque ori olimpici tra il 1924 e il 1928 e quella cinematografica di Tarzan ha goduto di paragonabile fama, la vita sportiva di Carlo e quella cinematografica di Bud hanno percorso traiettorie diverse visto che l’attore ha raggiunto quella popolarità che l’atleta non avrebbe mai potuto raggiungere. 

Nato a Roma nel 1929, Pedersoli vince undici titoli italiani nel nuoto e alcune medaglie ai Giochi del Mediterraneo (due argenti nei 100 stile e nella staffetta mista nel 1951 e un oro con la nazionale di pallanuoto nel 1955) e vive i momenti più emozionanti nel 1952 e nel 1956, quando è chiamato a vestire il costume azzurro per le Olimpiadi di Helsinki e Melbourne. Come Tarzan, ma decisamente con altri mezzi a disposizione. Nel 1952 la squadra azzurra di nuoto raggiunge la Finlandia in carrozze di terza classe con le panche in legno e cuscini in affitto da restituire alla stazione d’arrivo, nel 1956 Carlo Pedersoli sbarca a Melbourne con un trimotore che deve fermarsi continuamente per rifornire. Anche i risultati non sono un granché, due eliminazioni in semifinale, ma poco importa.
Nel giro di una decina d’anni il campione italiano di nuoto si trasforma in Bud Spencer, attore di successo. In coppia con Terence Hill è protagonista 
di film non certo d’essai, pieni di un po’ di retorica, tante botte e buoni sentimenti, ma che proprio per questo calzano loro a pennello e col passare degli anni diventano veri e propri cult

Lo sport rimane però una passione mai sopita per l’attore romano e non perché sul grande schermo lo vediamo cimentarsi in gare di braccio di ferro, birra e salsicce, pelota basca, auto, boxe, football americano con pallone e senza. Carlo ha vissuto il nuoto italiano da protagonista ma non da professionista, ha sempre visto l’attività sportiva come un insieme di buoni principi cui ispirarsi, come un modo per togliere i ragazzi dalla strada e allontanarli dai pericoli della vita e non come un mezzo per fare soldi. Bud questo lo sa e per questo in Lo chiamavano Bulldozer e in Bomber interpreta il ruolo del grande campione che ha lasciato la competizione ad alto livello perché schifato dal marciume, dalle partite svendute o dai combattimenti truccati e ritorna a mettersi in gioco come allenatore e maestro di vita. Salvo ottenere a fine pellicola a suon di pugni rabbiosiuna rivincita anche personale. Perché le botte date in coppia con Terence Hill sono sempre allegre e giocose, anche se rifiliate a trafficanti di animali o criminali incalliti, mentre nel combattimento che conclude Bomber Bud Spencer e Carlo Pedersoli sono una cosa sola e, tra i silenzi di un esterrefatto Mario Mattioli (ancor giovane commentatore), pestano col sangue agli occhi nel loro avversario Rosco Dunn la parte malata del sistema sport.

Ci siamo sbagliati. Lo sport non è solo una passione mai sopita, è il filo conduttore della sua vita. Senza l’esperienza di Carlo, non sarebbe esistito l’ingenuo idealista burbero e simpatico Bud Spencer, a cui ci si affeziona da bambini e che poi non si smette mai di cercare. E se nei suoi film non compare mai il calcio non importa. A uno che da sempre sta con gli ippopotami perdoniamo questo e altro.

federico


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