Io sto con gli ippopotami

Da Miwako
Un po' come una chiocciola con la sua casa.Un po' come un bruco e la sua crisalide.Un po' come una ragazzina sconsiderata dopo 8 ore di sole senza protezione.
Io e le mie valigie, il mio baule, i miei armadi zeppi di sentimenti, fatti, persone, sensazioni, tutto insieme, accatastato e gettato alla rinfusa.
Non si chiudono nemmeno più. Bagaglio emotivo degno di un trasloco reale.
E la corazza è crepata, a rischio implosione.
Me l'immagino lo scoppio. Hiroshima.Brandelli di me e di quelli a cui per un po' ho creduto di appartenere, sparsi ovunque, ad imbrattare i muri, ad imbruttire i cuori.Le scorie nucleari delle cose che furono intasano l'aria.
Non si respira qui dentro.Perché continuo ad incamerare roba se già non ce ne sta più?
Non è che non ci sta, è che servirebbe una repulisti.Ordine.Nessuno mai mi ha sentita usare questa parola.Come "trasfusione" per un Geova.Vade retro. Tabù assoluto.Rimango una ferma sostenitrice del Divordine.
Ma non sarà che, senti-mentalmente parlando, a volte, sia auspicabile una Rerum Novarum come quella di papa Leone NumeroAcaso?Una presa di posizione intermedia, lontana dagli estremismi, che nella mia assoluta incapacità di razzolare e predicare allo stesso modo, mi ritrovo ad adottare pur sapendo di sbagliare.
Sbagliare, poi. Mica è vero che so di sbagliare. Diciamo che so che il mondo rema dalla parte opposta. Mica scemi. Il vento a sospingere, il sole alle spalle, e una nutrita schiera di compagni di viaggio a legittimare la direzione intrapresa.Io, sola nel mio guscio di noce, controvento e col sole in faccia, remo verso quella macchiolina sparuta in mezzo all'oceano che spero diventerà la mia casa.Giro la testa da un lato, vedo qualcuno in lontananza.Stessa direzione.Lo saluto.Mi saluta.Cavolo, avrà mica puntato l'isola deserta pure lui? Che se siamo in due, già viene meno il concetto di isola deserta.DE-SER-TA.Cambio rotta. Sia mai che debba aggiungere uno scaffale al cuore per far posto pure a lui.
Quando mi lasciai alle spalle la Finlandia e tutte le persone che ho conosciuto, amato e che mi hanno fatto da pseudo-famiglia, elaborai una delle mie teorie bizzarre (leggi patologiche), ovvero che non avrei più voluto conoscere nessuno, per non affezionarmi a nessuno e doverlo poi salutare che tanto succede. Non è sfiducia nei rapporti umani, è fiducia nel cambiamento e continuo divenire che ci caratterizza (o dovrebbe).Ora, nella fattispecie, era un estremismo bello e buono. Ma dover salutare, in toto, tante persone che amo sinceramente, è stato così duro da affrontare da portarmi a pensare questo.Non credo realmente di non voler più conoscere nessuno, anzi.Però non voglio più stare con nessuno.Non posso più stare con nessuno.Sono troppo ingombrante per riuscire a stare in due. Le gomitate nelle costole, il compromesso a colazione, l'asincronia dolorosa che si rischia di sperimentare, il mio preservarmi e preservare dal male che so fare. No. Sola, è la cosa migliore.
Ma 'speta qua che detta così sembro un cavernicolo egocentrico che non ha un briciolo di amore verso il mondo.
Mi innamorerò.Farò l'amore.Forse dei figli.Amerò di nuovo.Amo già di nuovo. Tutti i giorni.
E' che con qualcuno non ci posso più stare. Potrei stare con Nessuno, ecco. Quel Signor Nessuno mitologico che ha cavato l'occhio a Polifemo, giusto perché tanto so che è perennemente fuori per lavoro e non rischio di volerlo ammazzare nel sonno o di averlo a portata di abitudine.
Ma io, con chi potrei mai stare?STARE.COPPIA.Non capisco nemmeno più il senso di certe parole, di alcune espressioni. "Stare con qualcuno" è una di quelle.Come si fa a stare con qualcuno?Due non rimane la mera somma di uno più uno?Due occhi stanno vicini perché devono vedere tutto; due calzini stanno assieme perché i piedi sono due; due colori e volendo ne fai tre. Ma due persone, come fanno a stare insieme?Io sto con l'ipotalamo, come quel vecchio film (o quasi).C'è lui a farmi stare sveglia e attiva per molte ore, adesso che ne ho maggior bisogno; mi fa dormire in uno stato di coma da cui mi risveglio rigenerata, mi ricorda di mangiare (anche troppo spesso), e, last but not least, è così sensibile da permettermi di emozionarmi per la neve che cade.Ammetto che, a volte, sbarella un pochino. Io e lui, lui ed io, senza dettaglio alcuno che passi inosservato e che non sposti l'ago del nostro rapporto, ma tutto sommato stiamo bene insieme.Avrò il diritto di avere una (mal)sana relazione col mio ipotalamo, o no?
Non rileggo neppure."Pubblica", e via.Che ho un po' di paura a rileggere 'sto grumo di roba incomprensibile in cui saltabecco di rigo in rigo, di intrigo in cibo, senza mai approdare ad una soluzione univoca e realistica. Non ho nemmeno detto tutto, ad essere onesta. Ma forse ho detto pure troppo, ed è meglio se mi fermo qui.


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