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"Io uccido" e "Niente di vero tranne gli occhi": Giorgio Faletti a fette

Creato il 13 novembre 2010 da Dejavu
Di Giorgio Faletti ho letto praticamente tutto - se si eccettuano i racconti di "Pochi inutili nascondigli"  - e su questo blog ebbi già modo di recensire "Io sono Dio"
Io uccido.
Il libro rimane - a mio parere - l'unico e ineguagliabile giallo nel quale Faletti ha doppiato se stesso, come un pilota di Formula 1.    Lo lessi qualche anno fa, tra un pandoro e un panettone, una cena e una messa natalizia, un cazzeggio e quell'altro, un treno prima e uno dopo.Fu la prima, grande scommessa letteraria dell'ex comico, cantante e animale televisivo Faletti, che ora pare prediligere la scrittura; e come potrei dargli torto considerando che ci ha anche guadagnato non poco, in termini economici e di talento?
Sì perchè sorprende molto questo autore così tenacemente capace di legare la nostra attenzione alle gesta di uno squilibrato (peraltro insospettabile) che se ne va zonzo per le notti di Montecarlo a colpire giovani trentenni dall'aspetto accattivante e praticando sulle loro spoglie un irripetibile rituale di morte e deturpazione. Il titolo proviene dalla sua tendenza a lasciare sul luogo del delitto la firma serigrafata "Io uccido" a minaccia che tornerà a compiere quel nefasto gesto se qualcuno non lo fermerà prima che vi riesca. Radio Monte Carlo diviene il suo primario punto di contatto con il Dj Jean Loup Verdier e gli uomini della Surète Publique del Principato.
A cadenza quasi quotidiana, verso la mezzanotte, quando va in onda "Voices", programma dagli ascolti sempre in crescita e dedicato a raccogliere le testimonianze più o meno dolorose degli ascoltatori, d'un tratto fa capolino la sua voce artefatta che, dopo aver sproloquiato con il conduttore radiofonico, lascia dietro a sè un indizio musicale da decifrare in tempo. Inutile dire che lo share diviene di colpo rovente mentre la gente si domanda se non si tratti solo di un macabro scherzo imbastito e messo in onda dall'emittente a uso e consumo di una becera politica commerciale. 
Fatto sta che dalle parole si passa ai fatti e la minaccia radiofonica, supplente di quella più antica e tradizionale via telefono, diviene realtà. Faletti non nasconde la sua complicità con il poliziesco made in Usa, tanto più che il protagonista della vicenda è un certo Frank Ottobre, stereotipo dello sbirro tuttofare, dalla pelle dura e fortemente provato da una vita irrisolta e dai danni del suo mestiere di cui porta ancora traccia, e nell'anima e nelle piaghe che attraversano il suo corpo. Ma l'autore, dominato da una visione alquanto disincantata dell'esistenza e dei rapporti umani, slaccia a noi un universo in cui trovano posto momenti di vera, poetica riflessione e ruvido contrasto di sentimenti. 
Lo stesso killer, insospettabile fino quasi alla fine, riesce bidimensionale e quasi giustificabile in quella che è la sua furia omicida. Non mancano nemmeno tratti di assoluta morbosità e violenza. Ma così, evidentemente, vuole il gioco sino a trascendere Montecarlo, capitale di un glaciale estetismo chiuso e protetto nella totale efficienza e bravura della forza pubblica che va inevitabilmente e rumorosamente a sbriciolarsi contro la furia di un omicida non preventivato. Consigliabile...nonostante duri 700 pagine...
Niente di vero tranne gli occhi
Romanzo spezzato tra una New York e una Roma primaverili e nettamente contrapposte. Il serial killer, stavolta meno serioso e greve del precedente protagonista di "Io Uccido", è quasi coreografico nel suo modo di agire: compone le sue vittime alla maniera dei personaggi dei Peanuts (Lucy, Snoopy) lasciando il suo solito indizio cifrato accanto all'ultimo malcapitato. 
Si annusano forti - come l'odore di bruciato - spunti  dal film "Gli occhi di Laura Mars" con tanto di visione degli omicidi in corso cui è costretta - suo malgrado - una trapiantata di cornee che diventerà perciò teste chiave nonché potenziale vittima dell'assassino.
 
Un Faletti che si ripete e che, comunque, non riesce a reggere il confronto con la sua precedente fatica, accusando una caduta di stile, specie nel turpiloquio di certi suoi personaggi, ma gradevole e pur sempre originale nella sua ripetitività a cartoon
La narrazione non è ricercata nè tantomeno stiracchiata; le immagini e le situazioni sono più forti e tradiscono il sarcasmo dell'autore verso la realtà e i suoi protagonisti. Ma il miracolo non riesce a ripetersi perciò, caro Giorgio, fermo per un giro!
Baldini&Castoldi editore
 

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