Io voto Peppino Sbazzecuti

Creato il 02 ottobre 2012 da Zesitian

PEPPINO SBAZZECUTI SI CANDIDA PER LE PRIMARIE
ECCO L'UOMO DEI CONTENUTI CHE SPIAZZA RENZI E FA PAURA A BERSANI

BOLOGNA - Un passato da militante per i giovani comunisti in Emilia, sostenitore di Pisapia e considerato vicino alle posizioni di Sel, promotore di battaglie per la legalità e contro il berlusconismo “anche quello di sinistra”, Peppino Sbazzecuti è un nome del tutto sconosciuto alla politica e ai media ma già apprezzatissimo dalle basi di Pd, Sel, Idv e, recentemente, anche dal Prc. Giornalista e saggista molto apprezzato all'estero, giovane e brillante professore di Scienze Politiche a Brest, dove risiede da qualche anno, sembra essere il candidato in grado di far emergere la voglia di partecipazione negli elettori orfani della sinistra ambientalista, chiusi dal duello Bersani-Renzi e senza la prospettiva-Vendola. Lo incontriamo a Bologna, invitato a una consultazione sui temi del lavoro organizzata dalla Fiom.
Professor Sbazzecuti, lei ha recentemente annunciato la sua candidatura come indipendente alle primarie di coalizione “se si faranno”. Che senso ha?
Non ha senso, infatti. Le ho chieste, mi auguro che si facciano e di poter concorrere, naturalmente. Ma la mia candidatura per ora è solo virtuale: è un modo per aprire il dibattito sui contenuti. A me pare infatti che gli elettori siano disorientati perché si parla di chi si candida o meno, ma non di quale Paese e quale società questo “chi” intende costruire.

Perché non concorrere a quelle del Pd e sfidare Renzi e Bersani?
Perché sono un congresso travestito: Renzi si propone come il nuovo per il Pd, non per il Paese. Parte già vecchio perché ha un programma costruito su un eccesso di presente, e il presente è il risultato delle stesse dinamiche che l'hanno creato. Quindi, è fallimentare. Naturalmente, parte in vantaggio perché non ci sono alternative, a meno di non credere che Bersani, ossia un candidato di D'Alema, sia mai stato un'alternativa. Ed è altrettanto chiaro che il suo consenso è costruito con attenzione (da Gori) perché non evapori, a differenza della birra di Bersani, che sul momento era divertente e adesso sa un po' di stantio.

E non le interessa l'area Pd di Civati e Puppato?
Stanno esitando, non so perché. Paura di bruciarsi, forse. Alla fiamma della folgorante ascesa di Renzi. Io li voterei. Comunque no, il Pd non mi riguarda, come non mi riguardano i partiti, perché sono associazioni senza trasparenza. Partecipare alla vita politica di un partito dovrebbe comportare conoscerlo bene e sapere come farlo crescere e come curare i suoi malanni. Ma cosa curo, se non posso nemmeno avere la radiografia dei suoi conti? Mi interessa di più ascoltare i movimenti della società civile, in cui è facile riconoscersi.

Quindi lei è l'uomo dei movimenti?
Non lo so, lo diranno i movimenti. Per ora sono uno che propone le linee di indirizzo per un governo che non c'entra niente con il governo Monti, e in questi giorni sembra quasi una proposta originale. No, dico: Monti con Casini e Fini, poi Tremonti. Bersani. Qual è il passo avanti?
Lei non lo vorrebbe, Monti, in un suo futuro governo?
No, perché ha fatto il suo dovere ma ora è il momento che si facciano delle scelte politiche, e non tecniche. E non mi pare che il Professore e io, sulle scelte politiche, si possa trovare una consonanza. Per esempio, io nel governo voglio dei politici, dei bravi politici. Che portino avanti il programma di governo e che restituiscano al Parlamento il suo ruolo. Sto dicendo delle ovvietà, ma credo che sia bene non dare nulla per scontato, visti i precedenti.
Con quali scelte pensa di poter battere Monti, o Bersani, o Berlusconi?
Le faccio qualche esempio da citare: ripianare i danni alla Giustizia fatti da Berlusconi, progettare una riforma del lavoro da opporre alla riforma Fornero, restituire a scuola e università fondi e capacità di ricerca, concentrare tutti gli sforzi su ammortizzatori sociali e assistenza alle fasce deboli, infine avviare una riforma profonda della politica istituzionale. Però questo è fumo, se non comprende come si possono fare le cose: il metodo.
In cosa consiste il suo metodo?
Non è mica il 'mio' metodo, è solo questione di un po' di cultura. Se lei mi chiede come mettere mano a una riforma della Giustizia le rispondo che metto dei politici che supportino gli indirizzi del governo, assieme a dei tecnici, a studiare proporre soluzioni fattibili e a presentare simulazioni di spesa. Ha idea di quanti universitari – professori, ricercatori, studenti - farebbero volentieri un lavoro come questo? La soluzione migliore sarà quella che maggiormente si avvicina al nostro indirizzo generale, che è appunto quello di cominciare a restituire efficienza ed equanimità all'apparato. Modernizzando codici e procedure. Un lavoro immane, ma ci saranno pure le menti in grado di farlo, no?

Con quali risorse? Finora non ha fatto alcun cenno a indirizzi di politica economica e ai conti del Paese.
Al contrario: questi sono indirizzi di politica economico finanziaria, ossia di amministrazione della cosa pubblica. Le politiche economiche e fiscali, come anche la politica estera o la lotta al crimine organizzato, sono da concordare in sede europea e devono andare nell'unica direzione disponibile: riportare la finanza sotto il controllo delle istituzioni, favorire economie reali che comincino a prendere in seria considerazione la decrescita e il welfare 'dalla culla alla tomba', togliere sempre più terreno alle economie criminali. Non ci sono alternative: questa è pacificazione sociale, buona amministrazione, spazio agli individui per la ricerca della felicità.
Un richiamo molto nobile. Eppure per fare tutte queste cose serve il consenso. Come spera di coinvolgere I partiti, o i soggetti come Confindustria e Cgil, fino ai governi di Germania e Grecia?
Questa è una domanda a cui non posso rispondere. Su cosa devono essere d'accordo, due avversari? Almeno sulle regole. Poi il confronto metterà alla prova le capacità dei mediatori. Ancora non vedo, per esempio, le regole sulla legge elettorale. Se rimane quella che dicono i media, beh, possiamo anche chiudere tutto e lasciare le chiavi a Monti e ai suoi.
Quale sistema propone, lei?
Quello che rispetta il mio diritto a esprimere le preferenze e a essere rappresentato, e a non dare strapotere a maggioranza e minoranza. Quale sia nel dettaglio, lo lascio dire agli esperti. Non è il mio mestiere. Il mio mestiere è fare il politico: immaginare una società e un paese che funzioni meglio, studiare come ci si arriva, fare la mia proposta e, se verrà accettata, governare.
Non è azzardato dire di voler fare il politico, in tempi come questi?
Il discredito cade sulle persone, che sono cadute sui fatti. E i reati non li ha commessi la politica, ma i politici. Io parlo di progettare almeno cinque anni di Paese diverso, in cui i politici e gli amministratori siano pagati il giusto e in cui il privilegio sia quello di servire lo Stato – salvo il diritto di mantenere il posto di lavoro. E in cui i bilanci dei partiti siano certificati e i partiti sanzionabili. In cui il merito dell'uno sia di esempio e sostegno agli altri. In cui il politico non possa stare nei consigli di amministrazione, nè nell'informazione, nè negli istituti di credito. E in cui nessun cittadino possa mai essere riconosciuto al di sopra della legge.

L'intervista è – chiaramente – frutto di invenzione. Il nome di Peppino Sbazzecuti è ispirato alla migliore tradizione del dibattito politico italiano: i film di Don Camillo e Peppone. Pepito Sbazzecuti è l'anagramma di Giuseppe Bottazzi, con cui Peppone-Gino Cervi firma una schedina vincente del totocalcio. la foto, invece, è del Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz

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