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Ipertensione Arteriosa: gli esami clinici consigliati

Da Euplio

Oltre alla misurazione della pressione arteriosa, che è il primo e fondamentale passo per diagnosticare l’ipertensione, prima di iniziare una terapia farmacologica, è necessario eseguire una serie di esami importanti, che servono per definire il tipo di ipertensione, se è un’ipertensione essenziale o secondaria, ed anche per verificare se l’ipertensione, magari già presente da qualche tempo, ma non diagnosticata, abbia provocato dei danni più o meno gravi agli organi e ai tessuti. E’ giusto anche sapere che questi esami, durante la terapia, vanno ripetuti per verificare se i farmaci prescritti, o i cambiamenti apportati allo stile di vita, abbiano determinato un abbassamento dei valori e un miglioramento generale della salute.

Chi sospetta di soffrire d’ipertensione, per prima cosa deve rivolgersi al proprio medico curante, per una prima valutazione. La visita si rende necessaria soprattutto se ci si è misurata la pressione da soli o dal farmacista e sono stati rilevati valori pressori elevati, o il soggetto presenta alcuni dei seguenti sintomi:

  • capogiri
  • mal di testa
  • palpitazioni cardiache
  • tosse
  • riduzione del desiderio sessuale

Prima di tutto il medico curante deve rilevare la pressione da entrambe le braccia, in quanto ci può essere una variazione dei valori tra un arto e l’altro; poi deve chiedere al paziente se qualche familiare soffre o ha sofferto di ipertensione, chiedere anche quali siano le abitudini di vita, se fuma, se usa molto sale. Importante per il medico è anche sapere se il paziente soffre di qualche malattia a carico dei reni o se sta assumendo farmaci per curare altre patologie; infine il medico deve verificare se il soggetto è in sovrappeso e poi deve procedere all’esame obiettivo generale e cardiovascolare. A questo punto, per completare il quadro clinico e fare una esatta diagnosi di ipertensione, il medico di famiglia  invia il paziente dallo specialista in Cardiologia.

Gli esami clinici che vengono prescritti di routine sono:

  • esame del sangue
  • elettrocardiogramma (E.C.G.)
  • ecocardiogramma
  • esame delle urine
  • radiografia del torace
  • ecodoppler vascolare
  • esame del fondo oculare
  • monitoraggio dinamico della pressione

Esame del sangue: il prelievo del sangue è uno dei primi esami da fare, subito dopo quello della misurazione della pressione; esso fornisce, infatti, molte informazioni utili sullo stato di salute generale del soggetto ed anche, in particolare, sul buon funzionamento o meno dei reni e delle ghiandole surrenali.

I valori che vengono presi in considerazione sono:

  • Ematocrito: è la percentuale del volume del sangue occupato dai globuli rossi: valori superiori a quelli di riferimento, che normalmente vanno dal 36 al 52 % per gli uomini e dal 28 al 48 % per le donne, indicano una maggiore densità del sangue.
  • Azotemia: è il contenuto di azoto nel sangue, che è una sostanza di rifiuto del metabolismo delle proteine. Se la sua concentrazione è superiore ai valori normali che vanno da 10 a 50 milligrammi per decilitro di sangue, può essere un indice importante che ci fa capire che i reni non funzionano bene e non filtrano il sangue come dovrebbero fare.
  • Uricemia: è la presenza di acido urico nel sangue; anche questo è una sostanza di scarto del metabolismo e, anche in questo caso, se è presente in eccesso, può indicare un cattivo funzionamento dei reni. I valori di riferimento vanno da 3,7 a 7 milligrammi per decilitro di sangue negli uomini e da 2,4 a 5,7 milligrammi per le donne.
  • Creatininemia: è il tasso di creatinina nel sangue. I valori di riferimento vanno da 0,6 a 1,2 milligrammi per decilitro di sangue, se sono superiori, significa anche in questo caso che ci può essere un cattivo funzionamento renale.
  • Emoglobina: è la proteina che trasporta l’ossigeno dai polmoni ai tessuti e organi ed è presente nei globuli rossi. Se essa è presente in concentrazione inferiore ai valori di riferimento che vanno da 13,3 a 17,9 grammi per decilitro di sangue per l’uomo e da 11,8 a 16,9 grammi per decilitro di sangue per la donna, allora si parla di anemia.
  • Colesterolo: bisogna misurare i livelli del colesterolo totale, dell’HDL o colesterolo buono, che agisce come uno spazzino, ripulendo le arterie e impedendo quindi che si formino dei depositi di grasso che porterebbero alla formazione delle placche ateromasiche, e dell’ LDL o colesterolo cattivo, cioè quello che tende invece a formare le placche ateromasiche sulle pareti delle arterie. I valori del colesterolo totale non dovrebbero mai superare i 200 milligrammi per decilitro di sangue, quelli del colesterolo LDL non dovrebbero superare nelle persone sane i 130 milligrammi per decilitro di sangue, mentre i valori del colesterolo HDL più alti sono e il rischio di andare incontro a problemi cardiocircolatori diminuisce.
  • Trigliceridi: bisogna misurare anche i livelli dei trigliceridi nel sangue in quanto se il loro valore supera i 280 milligrammi per decilitro di sangue, rappresenta un alto fattore di rischio per l’istaurarsi di patologie a carico del cuore e dei vasi.
  • Elettrocardiogramma: questo esame, attraverso la registrazione dell’attività elettrica del cuore, permette di rilevare un eventuale ingrossamento del ventricolo sinistro, dovuto al superlavoro a cui il cuore si vede costretto in caso vi sia un’elevata pressione, o altri problemi cardiaci.
  • Ecocardiogramma: è un’indagine che permette, tramite ultrasuoni, di vedere direttamente il muscolo cardiaco e le cavità cardiache e quindi di studiare il funzionamento del cuore e la presenza di eventuali danni all’arteria aorta o al ventricolo sinistro.
  • Ecografia renale: questo esame ci permette di eseguire un’accurata analisi della morfologia anatomica del rene.
  • Ecocolordoppler: è un esame che ci permette di esplorare le arterie renali contemporaneamente all’aorta addominale ed è in grado di rilevare la presenza di placche ateromasiche nella parete di questi vasi, riuscendo quindi a determinare un’eventuale riduzione del calibro di questi vasi con conseguente alterazione del flusso del sangue.
  • Esame delle urine: è fondamentale per verificare il corretto funzionamento dei reni e l’eventuale sviluppo di infiammazione o infezione. In particolare si può verificare la presenza o meno di albumina, una proteina che, in condizioni di buona salute è del tutto assente nelle urine.
  • Radiografia del torace: attraverso i raggi X (telecuore), si esplora tutto il torace e si possono quindi verificare le dimensioni del cuore e dei grandi vasi sanguigni, le condizioni dei polmoni e si riesce a controllare anche il volume del cuore.
  • Ecodoppler dei vasi del collo: serve per misurare il flusso del sangue che scorre nelle arterie e lo spessore delle loro pareti; in questo modo si possono individuare eventuali alterazioni del flusso sanguigno conseguenti alla presenza di ostruzioni ai vasi dovute alle placche ateromasiche che sono aderenti alle pareti delle arterie.
  • Visita oculistica: per verificare se l’ipertensione ha già fatto danni alla retina, si ricorre all’esame del fondo oculare con cui viene controllato lo stato delle arteriole che portano ossigeno e sostanze nutritive alla retina.

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