Infatti, viene considerata “resistente” l’ipertensione arteriosa che richiede l’associazione di 3-4 o più farmaci, tra cui un diuretico, somministrati tutti al loro dosaggio ottimale. Si tratta di una condizione abbastanza diffusa nella nostra penisola, se si considera che in Italia gli ipertesi sono circa 15 milioni e la forma resistente riguarda il 10% dei pazienti, quindi il numero di italiani che sono colpiti da ipertensione resistente si aggira intorno al milione e mezzo.
Come riconoscere se l’ipertensione è resistente?
Per essere certi che non si tratti di una forma di ipertensione curabile è opportuno mettere in atto alcuni accorgimenti, ovvero tenere sotto controllo costantemente la pressione, accertarsi che il paziente abbia seguito scrupolosamente la dieta prevista per questa condizione e che pratichi anche regolare attività fisica.
A tal fine, è inoltre importante poter escludere l’interazione di alcuni farmaci che potrebbero provocare l’innalzamento dei valori pressori, eliminare tutti i possibili fattori di rischio tra cui il sodio e l’alcool e, infine, scongiurare l’eventuale presenza di patologie che tra i loro sintomi hanno anche l’ipertensione. Se dopo aver escluso tutti questi elementi, viene confermata la presenza di ipertensione, in quel caso si potrà parlare di ipertensione resistente.
Esiste una cura per l’ipertensione resistente?
Fino ad oggi, la terapia per l’ipertensione resistente ha previsto l’esclusivo ricorso alla somministrazione contemporanea di diverse categorie di farmaci antipertensivi, ma sul piano socio-sanitario i pazienti che necessitano di una cura per l’ipertensione resistente, rappresentano un fallimento dal punto di vista preventivo e, soprattutto, un costo molto elevato e continuato senza prospettiva di risparmio nel lungo termine.
Per tale ragione, sono state effettuate numerose ricerche per realizzare forme non farmacologiche di terapia per l’ipertensione resistente che permettano di normalizzare i valori pressori o quantomeno sollevino il paziente iperteso dal carico di farmaci. Una di queste tecniche è la denervazione renale, che sembra stia ottenendo grande successo nella cura per l’ipertensione resistente grazie all’impiego delle radiofrequenze.