Terminata l’IPO FinecoBank, ecco alcuni dati per valutare l’acquisto a Piazza Affari delle azioni della banca online di Unicredit.
Il 30% del capitale, pari a 181.883.000 azioni, è stato offerto in sottoscrizione ad un prezzo che è stato fissato ufficialmente a 3,7 euro (la forchetta era compresa tra 3,5 e 4,4). Pertanto, Fineco è stata valorizzata 2,243 miliardi di euro e Unicredit incasserà dall’operazione 673 milioni, che potrebbero diventare fino a 774 milioni nel caso sia esercitata integralmente la “greenshoe”, pari a 27.283.000 azioni, il 4,5% del capitale. Il restante 65,5-70% del capitale continuerà a rimanere nelle mani di Unicredit.
La “greenshoe” è un’offerta supplementare che l’azionista Unicredit si è riservata di esercitare, qualora con lo sbarco in Borsa del titolo, questo dovesse essere soggetto ad un eccessivo apprezzamento. Si tratta, quindi, di un modo per stabilizzare il corso delle azioni nella fase iniziale della quotazione.
Conclusa, dunque, l’IPO FinecoBank, le azioni della banca inizieranno ad essere ammesse alla quotazioni in Borsa a partire dalla seduta del 2 luglio prossimo, stessa data prevista per il regolamento delle sottoscrizioni.
Il valore di FinecoBank.
A questi prezzi, la prima banca online in Italia, capitalizzerà 3 volte il suo patrimonio, quando mediamente le altre banche italiane valgono in Borsa meno dei rispettivi patrimoni. Ma va detto che il business di Fineco è diverso, trattandosi di una banca attiva solo sul web. Essa gestisce un patrimonio di 45,6 miliardi di euro ed ha chiuso il 2013 con ricavi per 370 milioni ed un utile di 85,2 milioni.
Quanto alle stime, gli analisti si attendono per quest’anno un dividendo di 29 centesimi per azione e di 39 centesimi per l’anno prossimo. In sostanza, il rapporto tra il prezzo iniziale e l’utile atteso per l’esercizio in corso si attesterebbe a 12,76. In altri termini, il rendimento annuo lordo sarebbe del 7,8%.
Ricordiamo che il 90% del capitale offerto da Unicredit con l’IPO FinecoBank era riservato agli investitori istituzionali, mentre solo il restante 10%, ossia non più del 3% del capitale complessivo, è stato dedicato al pubblico indistinto.