I Lieder o Chansons o Canciones o Romanze e canzonette dalla fine del ‘700 costituiscono le perle del catalogo vocale solistico, proponendo in alternativa al melodramma le sfumature e il tono intimistico delle composizioni da camera. E’ un repertorio meno noto specialmente qui in Italia, dove sembra impossibile trovare cantanti interessati a misurarsi con un genere di espressività che fa a meno della teatralità e li sfida a lavorare su aspetti della vocalità non appariscenti. I cantanti così sono dotati d’intelligenza musicale, curiosità intellettuale e predisposizione per il canto in altri idiomi linguistici, strumenti che fanno loro apprezzare la bellezza assoluta di molte pagine di questo repertorio.
Questo sguardo al passato e le conseguenti riflessioni – lascio nel cassetto, o meglio nell’armadio, quelle un tantino illividite riguardanti il mio rapporto con il pianoforte, e le occasioni perse * – mi sopraggiungono alla vigilia dell’esame di Laurea nel Biennio in Discipline Musicali con l’indirizzo “Musica Vocale da Camera”, che sosterrò verso la fine di settembre al Conservatorio Santa Cecilia di Roma.
Non c’è un repertorio della musica occidentale colta che io ami più di questo.
*Un buon titolo per un raccontino autobiografico d’ispirazione illuminista potrebbe essere Della mia controversa relazione con il pianoforte ovvero le occasioni perdute