Quando vinse l’Oscar per “miglior film straniero” nel 2012, Asghar Farhadi venne considerato dal regime iraniano come una bandiera da issare di fronte la mondo, il simbolo dei successi culturali della Repubblica islamica. Il suo film, “Una Separazione”, portò davanti al grande pubblico di tutto il mondo uno spaccato della vita nella Repubblica Islamica attraverso la storia di Nader e Simin, moglie e marito, divisi tra il sogno di vivere negli Stati Uniti e la necessità di non lasciare il Paese per accudire un anziano padre malato. L’establishment iraniano, pur sapendo che il film descriveva un Iran pieno di problemi sociali ed economico, fu costretto a fare buon viso a cattivo gioco elogiando il bravo regista.
Ora, a pochi mesi da quella vittoria, Asghar Farhadi sembra già parte della storia remota dell’Iran. Mentre il suo nuovo film “Il Passato”, è stato presentato al festival di Cannes nel 2013, le autorità della Repubblica Islamica sembrano iniziare a voler fare i conti con questo “cane sciolto”. Secondo quanto riportato dall’Agenzia di stampa ILNA, infatti, Asghar Farhadi sarebbe stato fermato all’aeroporto di Teheran e gli sarebbe stato confiscato il passaporto. Dopo essere stato bloccato, Farhadi sarebbe stato invitato a recarsi in un’area separata per fornire “alcune spiegazioni”. Secondo alcuni, il regista sarebbe stato addirittura convocato direttamente davanti agli ufficiali del Ministero dell’Intelligence. Per ora non abbiamo ulteriori notizie, ma contiamo di tenervi aggiornati, appena sapremo qualcosa di nuovo.
Per intanto, ancora una volta, un regista iraniano viene perseguitato dal regime, timoroso delle conseguenze di ogni apertura socio-culturale. In questa triste occasione, rinnoviamo l’invito alla Comunità Internazionale ad agire immediatamente per ottenere la liberazione incondizionata di Jafar Panahi, regista pluripremiato , incarcerato dal regime nel 2010 e condannato a sei anni di carcere.
Il trailer del film “Una separazione”
Il trailer del film “This is not a film”, di Jafar Panahi
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