Iran, quel Paese il sinonimo di Facebook diventa “galera”: due giornaliste condannate per un post…

Creato il 19 novembre 2015 da Nopasdaran @No_Pasdaran

Tre anni di carcere per alla giornalista Solmaz Ikdar. La sua colpa: aver pubblicato un post su Facebook sgradito al regime. Per queste ragioni, Ikdar e’ stata arrestata all’aeroporto di Teheran il 18 giugno scorso, mentre tentava di andare all’estero per continuare i suoi studi. Nel 2008, sempre per ragioni politiche, il regime iraniano le aveva impedito di continuare a frequentare l’università. Nonostante le repressioni subite, Ikdar aveva sperato di poter tornare a studiare dopo l’elezione di Hassan Rouhani, considerato da molti giovani iraniani una speranza di cambiamento. Le sue aspettative, purtroppo, sono state presto disilluse (Journalism is not a Crime).

Portata nel carcere di Gharchak, la giovane giornalista iraniana e’ stata inizialmente rilasciata su cauzione. Il suo processo e’ iniziato nel settembre del 2015 e si e’ concluso con una condanna il 10 Novembre scorso. A presiedere il processo, il giudice Moghisseh, tristemente famoso per la sua vicinanza con le Guardie Rivoluzionarie e per le sue condanne contro ogni forma di attivismo politico sgradito ai Mullah. La povera Solmaz Ikdar, paga non solo il suo post su Facebook, ma anche i coraggiosi articoli scritti per quotidiani riformisti quali Shargh, Bahar, Farhikhtegan e Mardom-e Emrooz (Iran Human Rights).

Insieme ad Ikdar, il regime iraniano ha condannato un’altra giornalista iraniana al carcere per un post sgradito su Facebook. Si tratta di Rayhaneh Tabatabaie (foto sopra), anche lei giovanissima, che ha visto confermata la condanna emessa contro di lei nel Novembre 2014, ad un anno di detenzione e due di proibizione dall’esercito della professione di giornalista, per aver criticato sul popolare Social Network alcune politiche del regime. Anche per Rayhaneh, l’accusa e’ stata quella di “propaganda contro lo Stato”. Tra le altre cose, Rayhaneh e’ stata condannata anche per aver intervistato un noto clerico sunnita, Mowlavi Abdolhamid, segno evidente del razzismo all’interno della sciita Repubblica Islamica dell’Iran (Iran Human Rights).

Dalla firma dell’Iran Deal, la persecuzione contro gli attivisti per i diritti umani, gli intellettuali e i giornalisti iraniani, si e’ fatta ancora più dura e impietosa. Il tutto, nella piena indifferenza Occidentale…